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Avere un’anima

MATERIA PRIMA
Ascoltare il disagio di chi cura
Numero XXI - Dicembre 2021 - Anno XI

Avere un’anima
di Diego Frigoli e Alessandra Bracci

abstract a cura di Elisa Di Pierro

L’articolo intende proporre una riflessione che, a partire dagli eventi collettivi che ci hanno visto coinvolti a livello mondiale con l’emergenza Coronavirus, delinei una nuova ma antica prospettiva in cui l’uomo é alle prese con la sua essenza, la sua anima. È possibile ascoltare la voce della nostra anima anche in tempi tumultuosi come l’attuale? Riflessione sollecitata con la partecipazione dell’Istituto ANEB alla decima edizione di BookCity Milano, il cui obiettivo era mettere al centro il libro, la lettura e i lettori, come motori e protagonisti dell’identità della città e delle sue trasformazioni nella storia passata, presente e futura. Gli eventi di compartecipazione sono stati tre: il primo sul tema del Dolore per fornirne una lettura umanizzata, il secondo sul tema del “sale” che come archetipo potente presenta sia una ricchezza materiale, che simbolica, e il terzo in cui, attraverso la rivista di psicosomatica Materia Prima, si è voluto aprire uno sguardo sull’Ecobiopsicologia, che si connota come proposta ed invito a costruire una Scienza Nuova, capace di recuperare una lettura complessa della Vita con cui si può ritrovare la propria anima e con essa la consapevolezza della propria unità col Tutto. Visione “complessa” dei fenomeni capace di creare continue articolazioni per andare oltre l’approccio riduzionistico in cui impera la disgiunzione, e “far coabitare” dimensioni fra loro opposte nella visione della totalità e della complessità. In un mondo come quello attuale, che presuppone la realtà su fronti contrapposti: corpo e mente, materia e spirito, l’Ecobiopsicologia – quale punta d’avanguardia nell’ambito delle scienze della complessità - ricorda ad ogni essere umano l’importanza del riscoprire la propria identità più profonda, la propria anima intesa quale essenza che intermedia e intreccia il corpo e la mente, la materia e lo spirito, fino a riflettere, nella loro unità, l’universo intero. Qual è il linguaggio da utilizzare? Il più idoneo è quello dell’anima costituito dall’immaginazione, dall’uso dell’“analogia vitale” e dei simboli, per cogliere le relazioni fra l’“infrarosso” degli istinti e della materia e l’“ultravioletto” delle immagini archetipiche. Secondo John Wheeler, uno dei giganti della scienza del ‘900, guardando a fondo nei misteri ancora irrisolti della meccanica quantistica, la nozione ultima secondo la quale possiamo comprendere il mondo non è quello di “materia” o “energia”, “spazio” o “tempo”, ma di in-formazione; il mondo e l'universo non esistono se non come in-formazione che ciascun elemento dell'universo ha sugli altri. Se l'universo alla radice è relazione e reciproca in-formazione, in termini psicologici esso sarà analogia, coerenza e sincronicità. E come il grande cosmologo Laszlo insegna con la teoria dei sistemi e l’importanza dell’ologramma, come piccola parte in cui è contenuto il Tutto, così l’Ecobiopsicologia pone l’attenzione sull’importanza per l’uomo di esplorare il proprio mondo interno con lo strumento analogico e simbolico, al fine di scoprire la propria soggettività come parte dell’umanità, e attraverso quest’ultima esperire tutto l’universo. L'approccio ecobiopsicologico si apre alla “lettura” della storia di un paziente e alla trasformazione della sua biografia in un romanzo vissuto, ma da chi? Dal terapeuta, che collegando in sé i riferimenti analogici presenti all'interno della storia biografica rendendoli vivi e pulsanti, comincia a costruire una diade terapeuta-paziente al cui centro si pone la trasformazione degli eventi narrati in una storia più significativa, capace di svelarne l’ordito e la trama segreti nascosti nello spazio interno del cuore; allora la terapia non sarà più soltanto volta a risolvere le problematiche complesse e dolorose del tema dell'Io, ma avrà l'ambizione di collocare nella direzione corretta l'espressività del Sé del paziente che comincerà a rendersi palese. Quando entriamo in contatto con la vastità della natura, il codice simbolico è omologico o analogico vitale, come modo indiretto di poter riassumere all’interno di un percorso ordinato gli elementi e le “forme formate” che la vita ha effettuato nella dimensione della natura e dell’universo stesso. Nel corso degli anni Materia Prima ha proposto numeri dedicati a elementi in apparenza opposti fra loro e nella dinamica in cui la mente egoica vorrebbe estrarre il vinto e il vincitore, uno dei simboli più noti in ogni parte del mondo, il TAO, li riunisce nel loro eterno movimento in una totalità che tutto abbraccia. In questo simbolo gli opposti diventano due aspetti fondamentali della vita che permettono il divenire, il processo evolutivo attraverso il continuo scambio e interdipendenza l’uno dall’altro. L’Ecobiopsicologia insegna ad esplorare quell’area intermedia dove non vi è più una distinzione netta tra i due opposti che, sul piano psichico, corrisponde al “mondo intermedio” delle immagini, lo stato di mag; in esso la coscienza “immagina” la realtà anche attraverso i dati del sogno, del mito, dell’emozioni, alimentando la facoltà superiore dell’intuizione alla scoperta del Sé Psicosomatico, in una progettualità più vasta di quella offerta dalla ristretta visione egoica. La pandemia ci spaventa, e a tratti ci opprime, dandoci l’illusione che nulla tornerà come prima, perché la solitudine del lockdown impone a tutti un vivere dentro che non è consueto nella nostra società. Tuttavia, se vivere è imparare ad essere soli, che non significa isolati (da isola), ma pieni (solo infatti viene da una radice che indica totalità, integrità e completezza); ecco che allora anche questa condizione è un viaggio verso la nostra anima.

>>> Leggi l’articolo completo qui pp. 129-137 <<<

AUTORI: Diego Frigoli – Fondatore e promotore del pensiero ecobiopsicologico, Psichiatra, Psicoterapeuta e Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto ANEB. Innovatore nello studio dell’immaginario con particolare riferimento all’elemento del simbolo in rapporto alla sue dinamiche fra coscienza individuale e collettiva.

Alessandra Bracci – Manager presso una multinazionale automotive e vincitrice di premi nazionali ed internazionali nel marketing. Responsabile area editoriale ANEB. Capo Redattore della rivista MATERIA PRIMA. Autrice di pubblicazioni in ambito scientifico.

Abstract a cura di Dr.ssa Elisa Di Pierro – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Terapeuta Practitioner EMDR. Consulente Sessuale. Cofondatrice e Terapeuta del Centro Integrato Psiche&Corpo a Varese. Collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA.

References
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Bracci, A., (2020). Dottore, il mio nome e? Gaia..., Materia Prima, n. XIX, Ottobre 2020, Anno X, 69-71). Milano: ANEB. https://www.aneb.it/media/165/covid.pdf
Bracci, A., (2020). Intervista al Dr. Diego Frigoli. La Pandemia e la patologia dell’in-formazione, Materia Prima, n. XIX, Ottobre 2020, Anno X, pp. 8-17. link
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Frigoli, D., (2020) Il contagio psichico. La preghiera è l’arma che abbiamo a disposizione.
https://www.ilsussidiario.net/news/il-contagio-psichico-la-preghiera-e-larma-che-abbiamo-a-disposizione/2001935/
Frigoli, D., (2020). L’archetipo del Sé e l’Ecobiopsicologia, Ricerca Psicanalitica, Rivista della Relazione in Psicoanalisi, n. 2, V. 31, Anno XXXI, pp. 339-355. Pavia: PAGE press, https://doi.org/10.4081/rp.2020.278
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Immagine
Antonio Canova, Amore e Psiche, Louvre, Parigi, 1787-1793