Diego Frigoli
L’ANEB fu fondata nel 1985 e si codificò nel 1987 con un convegno in occasione della pubblicazione del libro “Il codice psicosomatico del vivente”; prima di concretizzarsi in Associazione il pensiero ecobiopsicologico si strutturò in me, anche in virtù di un percorso personale – oltre che professionale – che non esiterei a definire sincronico.
L’inizio della mia professione medica e psichiatrica mi portò ad occuparmi dell’anoressia nervosa, che negli anni 1968-69 era poco conosciuta nel nostro paese.
Il reparto si caratterizzava per un approccio pioneristico, e proprio per il fatto di essere guidato da psicoanalisti di formazione freudiana, fu deciso ad un certo punto di valutare le modificazioni psicologiche che avvenivano nelle pazienti che recuperavano il peso corporeo, dando così origine ad una terapia psicosomatica.
Nello stesso periodo prestai il servizio militare come ufficiale medico dell’Aeronautica, e mi accorsi di strani fenomeni riguardanti l’immagine corporea dei piloti. Mi resi conto che nei corsi di addestramento simulato, i piloti che facevano cadere l’aereo erano quelli che non l’avevano integrato nel proprio schema corporeo; questo mi portò a studiare i lavori di Shilder, in merito al rapporto tra schema corporeo ed immagine mentale del corpo.
Intuizioni in seguito confermate dal lavoro coi pazienti psicotici o schizofrenici, dove mi accorsi della evidente scissione in atto tra corpo e mente.
In quei tempi quasi nessuno si occupava della frammentazione dell’Io fisico. In ogni caso, l’evento sincronico significativo fu un inaspettato viaggio in Cina per conoscere l’agopuntura, dove venni a contatto con tutto un simbolismo che non conoscevo.Fui sconcertato dall’approccio cinese al concetto di malattia, e dopo una formazione di base freudiana, mi avvicinai sensibilmente al simbolismo e quindi a C.G. Jung.
In seguito l’attrazione mi portò a diplomarmi in agopuntura riconosciuta: fu allora che mi collegai a una sinologa, la quale studiava l’etimo dell’ideogramma cinese, in modo tale da risalire al pittogramma corrispondente, al fine di scrivere il primo vocabolario europeo ideogrammatico-inglese. Io mi occupavo di trovare il corrispondente somatico, cercando le affinità tra un ideogramma e l’area corporea pertinente. Ad esempio, l’ideogramma del punto 19 di “Vaso Governatore” che si chiama “porta di giada” è una pietra per i cinesi, ma è anche il lapis philosophorum degli alchimisti; inoltre corrisponde alla tonsura sacerdotale osiridea per gli antichi Egizi.
Dal punto di vista anatomico è la sede dell’epifisi, oltre che dei correlati neurofisiologici di questo distretto corporeo.In quel periodo scrissi alcuni libri fondamentali. Il primo fu “Verso la concezione di un Sé psicosomatico" e nel 1983 il testo base “Le metamorfosi della coscienza”, in cui dovetti costruire tutto l’assetto teorico riguardante il modo di operare dell’archetipo.Il concetto di archetipo è difficile, soprattutto se lo leghi al rapporto con il corpo, inteso come simbolismo.
Si trattò di un libro che lasciai dentro ad un cassetto per un po’ di tempo, e che tirai fuori dopo le mie dimissioni da ricercatore universitario. Fu proprio in quel tempo che feci alcune esperienze oniriche importanti, ovvero sogni lucidi, espressivi, che mi spaventarono per la loro pregnanza, ma riuscirono ad orientarmi, tanto che nel concreto ottenni anche buoni risultati.
A quei tempi ero consigliere comunale indipendente in un paese dell’hinterland milanese e riuscii a coniugare politica e professionalità, contribuendo a far nascere il primo ambulatorio sovvenzionato dal comune e non dalla regione, che si occupava di prevenzione sanitaria nel campo delle tossicodipendenze.
Nello stesso periodo, iniziai ad occuparmi di alchimia; questo mi portò ad approfondire il pensiero di Jung e scoprii che Jung quando scrive, ha due messaggi: il primo esplicito, il secondo più importante è contemplato nelle note a fondo pagina. È lì che Jung afferma veramente quello che vuole dire. Lui non poteva, per ovvi motivi legati al periodo storico ed alle sue vicissitudini dire tutto chiaramente …
Nel frattempo – siamo negli anni 1984-87 – mi venne chiesto di tenere delle lezioni a Padova e Venezia, e delle supervisioni a Milano nell’ambito dei corsi di psicosomatica; durante questi incontri mi resi conto delle esigenze degli studenti in formazione, i quali mi domandavano di svolgere dei seminari mirati, sul tema del simbolo e dell’analogia, concetti che risultavano ancora “spinosi” per gli addetti ai lavori (psicologi, psicoterapeuti e medici).
A questo punto l’ANEB, che inizialmente si basava sulla ricerca, uscì dall’ambito interpretativo e si esteriorizzò con una serie di seminari divulgativi e corsi per specialisti, dapprima triennali, poi quadriennali, fino a diventare oggigiorno un corso di formazione permanente (Scuola Quadriennale di Medicina Psicosomatica). Dopo due , tre anni di preparazione (il primo triennio, ndr), sotto la spinta anche di esigenze concrete, cominciai a tracciare un lavoro sul corpo-simbolo, contemplando tutta la simbologia degli apparati del corpo umano, nella fisiologia e nella patologia.