Creatività. L’uomo oltre le crisi
Giorgio Cavallari
a cura di Dr.ssa Lucia Carluccio*
In un periodo in cui si assiste a una profonda trasformazione della società che sempre più allontana l’uomo dall’indagine interiore rendendolo vittima di un pesante senso di insensatezza della vita, questo libro appare come un lume che permette alla notte di essere meno spaventosa. Stiamo parlando del libro “Creatività, l’uomo oltre le crisi” pubblicato da “La biblioteca di Vivarium” la cui prima edizione risale al 2013.
A far diminuire la paura a cui una crisi può portare è sicuramente il coraggio che, come Giorgio Cavallari stesso scrive, “apre la via alla creatività”.
Giorgio Cavallari, analista del Centro Italiano di Psicologia Analitica e dell’International Association for Analytical Psychology, docente sia nella Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto ANEB che presso la Scuola di Psicoterapia SPP – Età Evolutiva di Milano, affronta l’argomento offrendo delle possibilità nuove e “creative”. Già nell’introduzione vengono messi in luce gli elementi fondamentali dell’analisi che, nei cinque capitoli che seguono, si svilupperà in modo esaustivo e originale.
Si assiste a una grande rappresentazione (in senso metaforico): intervengono scrittori, filosofi, studiosi, poeti, psicoanalisti sia del passato che del presente (tra cui ricordo Dante Alighieri, Italo Calvino, Agostino, Marsilio Ficino, Carl Gustav Jung, Diego Frigoli e molti altri) i quali poi, alla fine di ogni capitolo, nelle note, riappaiono, uno dopo l’altro, come a voler inchinarsi al pubblico di lettori che applaude soddisfatto.
Il grande spettacolo, in questo caso, è un percorso di conoscenza che coinvolge il lettore rendendolo partecipe e appassionato: non potrà, dopo la lettura, non sentirsi un uomo anche e soprattutto oltre la Crisi in un processo di umanizzazione attraverso il quale, grazie alla creatività, sarà possibile curarsi dalla disumanizzazione.
La crisi destabilizza, spaventa, vuole essere evitata ed è generalmente intesa come qualcosa che stravolge con conseguenze negative. Persino nel dizionario è riportato che “crisi” significa “Perturbazione o improvvisa modificazione nella vita di un individuo o di una collettività, con effetti più o meno gravi e duraturi”.
Questo libro mostra come la realtà può essere diversa se diversa è la prospettiva. Molto interessante la ripresa di concetti del mondo antico che sono adattati alle dinamiche del mondo contemporaneo. È evidente l’audacia e il coraggio creativo dell’autore che non si risparmia, ma dimostra quanto la sua tesi sia vincente.
I riferimenti letterari conferiscono particolare bellezza alla trattazione: si conferma quanto la creatività abbia anche un importante valore estetico. L’armonia e il cosmo che si creano dal caos e dalla frantumazione della crisi si possono scorgere anche nell’armonia formale della scrittura documentata che non è mai noiosa, ma insinua una forte curiosità nel lettore che è portato a continuare nella lettura, come in una passeggiata durante la quale teme di giungere alla sua fine tanto è piacevole.
La sintassi è complessa con periodi ipotattici che prevalgono sui paratattici: la complessità prevale sulla banalità. Il lessico è ricco e accurato, anche specialistico. Tuttavia si può immergere nella lettura, senza particolari difficoltà, anche chi non è studioso della materia, ma possiede curiosità e voglia di migliorare. Direi che è un libro pieno di ottimismo.
L’autore non consola, ma sprona, risveglia l’uomo che può e deve vivere la crisi come un’opportunità e in modo attivo e creativo. Creatività non significa unire elementi esistenti con connessioni nuove? Connessioni nuove che profumano di libertà.
È importante sottolineare che la crisi non è intesa solo in senso individuale, ma anche collettivo.
Le nuove prospettive a cui una crisi può portare non sarebbero state scoperte se si fosse rimasti in uno stato di stabilità e rassicurazione. Diversamente, tra l’altro, l’uomo potrà imparare a vivere il mondo in maniera simbolica.
La creatività è indagata nei suoi rapporti con il concetto emergente, la tradizione psicoanalitica, la prospettiva junghiana. Il lettore, in quella che ho definito inizialmente una grande rappresentazione, si ritroverà nel sentimento della paura (della quale viene anche analizzata la componente biologica) e della passione, rappresentati dal dio Phobos e dal dio Eros, non a caso imparentati, coinvolti in una lotta che permette il discernimento. Giorgio Cavallari mostra come non si può creare fuori da sé, se prima non si crea se stessi.
Definirei centrale i lavoro clinici presentati: le storie dei pazienti portano ad una ancor maggiore immedesimazione da parte del lettore che può comprendere ed emozionarsi. Luigi, Giuliano, Adriana, Alberto, Susanna, i quali, attraverso la terapia, da stelo diventano una rosa, come “creativamente” scriveva Alda Merini in “Bambino”.
Questo libro vuole provare ad esplorare il tema del legame che esiste fra la creatività umana e quello che viene definito “processo di umanizzazione”. Umanizzare vuole dire fare emergere quella particolare miscela di emozioni, di sollecitudini, di curiosità, di coraggio non privo di paura, di capacità di prendersi cura di se stessi e degli altri, di costruire e di smontare rapporti, oggetti e progetti che rendono tale l’uomo, e meritevole di essere vissuta la vita umana. Questo vale sempre, e ancora di più quando un individuo, un gruppo o una società vivono l’esperienza di una “crisi”. Tutto questo mantenendosi fra Scilla e Cariddi, cioè fra due attrattori dell’esperienza umana che sono contraddittori ma inseminabili: l’attrazione per il nuovo, per il rischio e per il superamento delle colonne d’Ercole da un lato, ed il bisogno di proteggere l’esistenza da ciò che è umanamente intollerabile. Lo faremo con una particolare attenzione alla pratica analitica e psicoterapica, tenendo però lo sguardo attento anche a ciò che accade fuori dai contesti della cura.
Scrivere sulla creatività in un periodo che è dominato dalla “crisi” (economica, politica, ma prima ancora psicologica e spirituale) vuole dire prendere posizione in una precisa direzione: significa sostenere che in un periodo di gravi difficoltà essere creativi non è una possibilità, ma una necessità; non si tratta di un discorso consolatorio, ma di un atteggiamento intellettuale alla cui base sta una concezione precisa: crisi può volere dire anche apertura a nuove, e fino a oggi non pensate, prospettive.
G. Cavallari, Creatività. L'uomo oltre le crisi. Vivarium, Milano, 2013
*Dr.ssa Lucia Carluccio - Laureata in lettere moderne con Laurea Specialistica in Linguistica è docente di Lettere e autrice di varie pubblicazioni fra le quali si ricorda il romanzo “Il Cigno e la Ballerina” vincitore della seconda edizione del Premio Letterario Internazionale Dario Abate Editore e la raccolta di poesie “Nitida dallo spessore del cielo” Bertoni Editore