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di Giorgio Cavallari e Alessandra Bracci

Nel momento in cui volgiamo lo sguardo al passato sono innumerevoli gli eventi che, prima del loro verificarsi, nessuno avrebbe mai creduto potessero realmente accadere e, non solo, nessuno avrebbe mai creduto potessero verificarsi profondi cambiamenti. Nel momento collettivo che stiamo vivendo, siamo sull’orlo di un altro movimento di vasta portata. Una profonda crisi a livello mondiale che tocca ogni aspetto della nostra vita: la nostra salute, la qualità del nostro ambiente e dei nostri rapporti sociali, la nostra economia, tecnologia, politica. È una crisi che invita ogni essere umano a coltivare la dimensione interiore, quel luogo-non luogo ove avviene ogni trasformazione. È una crisi che invita a riconnetterci a noi stessi, al nostro prossimo, al nostro pianeta e all’universo che abitiamo con l’intenzione di sanare le ferite del nostro tempo: ecologica, sociale e spirituale.
Nel momento in cui volgiamo lo sguardo al passato, ampliando il nostro campo di osservazione dalla fine del XX secolo ad un arco temporale capace di abbracciare migliaia di anni, risulta evidente come la crisi rappresenti un aspetto della trasformazione. È nota a tutti la parola wei-ji che i cinesi, ben consapevoli di questa connessione profonda fra crisi e mutamento, usano per esprimere i concetti di “pericolo” e “opportunità” al tempo stesso. Ed è qui che si delinea la scelta fra abbracciare il mondo con tutte le sue contraddizioni coltivando la dimensione interiore trasformativa presente negli individui e nei nostri sistemi oppure “chiudersi” alimentando delusione, odio, paura, …
È proprio in questa prospettiva che l’Istituto ANEB (Scuola di Specializzazione in Psicoterapia riconosciuta dal MIUR) in risposta all’emergenza covid-19 che si è caratterizzata, non solo come conseguenza socio-sanitaria, ma anche come importante emergenza psicologica, ha offerto il proprio contributo con un progetto denominato Ascoltare il disagio di chi cura attraverso l’attivazione di uno sportello di ascolto psicologico gratuito rivolto a tutto il personale sanitario: medici, infermieri, soccorritori, OSS, ossia agli eroi coinvolti in “prima linea” in questa pandemia. Un progetto che ha visto all’opera l’Ecobiopsicologia in ambito di emergenza focalizzando l'intervento dei tre colloqui disponibili con un protocollo creato ad hoc per questa situazione, grazie alla disponibilità di un gruppo di terapeuti che, attraverso la modalità online o telefonica, sono intervenuti con un sostegno psicologico per accogliere i vissuti del personale sanitario e paramedico. L’Istituto ANEB nella sua trentennale attività di formazione teorica e pratica nel campo della psicoterapia ha preparato terapeuti capaci di comprendere e fornire risposte adeguate al disagio psichico, psicosomatico e relazionale che viene portato dai “pazienti di oggi”, sviluppando la capacità di affrontare con serietà e competenza la dimensione psicosomatica creando la necessaria liaison fra le dinamiche corporee e gli aspetti teorici dei modelli psichici. Questo significa che il personale sanitario ha potuto sentirsi supportato non solo da un punto di vista psicologico, ma anche nelle dinamiche e nel linguaggio medico proprio della sua sfera quotidiana di appartenenza.
Da qui l'evolversi della storia di quasi due anni di questo progetto, portato avanti con impegno e passione, e che ora volge al termine, trovando un adeguato spazio di narrazione in questo numero di Materia Prima con una varietà di contributi e di esperienze fortemente significative volte a narrare il tema del COVID, dell’emergenza che ne è scaturita, delle conseguenze non solo di natura sanitaria e medica ma anche di quelle psicologiche, sociali, relazionali e dell’impatto che la pandemia ha avuto sul modo di agire, di vivere e di essere nel mondo dell’intera umanità. Tutti gli autori, da diversi punti di vista, provano a proporre una loro originale visione su alcuni aspetti della pandemia, in un’ottica ecobiopsicologica.
Purtuttavia, scrivendo questo editoriale, ci piace pensare che il tema che lega tutti gli articoli non sia prima di tutto il COVID, quanto la vita, e che per tutti gli autori la cosa importante è sì capire, curare, proteggerci dal COVID, ma con lo sguardo lucidamente e coraggiosamente puntato verso il valore della vita. Vita biologica da proteggere e curare con gli strumenti che la medicina fornisce, certo, ma anche vita della mente, vita dell’anima come ha scritto qualcuno, vita dei singoli ma anche delle comunità umane.
Mai come nel momento in cui una pandemia diffusa a livello mondiale ha spezzato molte vite e ne ha messo a dura prova moltissime altre pare necessario interrogarsi, riflettere, dialogare, scrivere, leggere sul tema del senso della vita: è quello che, da una pluralità di prospettive, di sensibilità e di visioni fanno gli autori dei saggi contenuti in questo numero.
Scrisse Jan Pato?ka a proposito delle vita umana, esperienza concreta e incarnata di singoli che vivono quotidianamente in una rete di relazioni con i propri simili, con la vita naturale e con la società: «Essere significa concentrazione della vita in un compito essenziale, che dà fine e senso, in ogni momento e cambiamento di situazione e di stato interiore, alla vita stessa».
L’Ecobiopsicologia è, dal punto di vista intellettuale e scientifico, prima di tutto interessata al fenomeno della vita, alla sua origine, alla sua evoluzione, al senso, al “destino” e alla direzione che la vita stessa potrà prendere nel futuro. Si rivolge quindi con vibrante curiosità alla natura, alle trasformazioni, alle modalità di funzionamento che la organizzano, la rendono possibile, ne regolano il funzionamento e l’espressione. L’ecobiopsicologia si rivolge con analoga attenzione e preoccupazione, e con intento terapeutico, a tutti quei fenomeni che possono minacciare, compromettere, soffocare la vita biologica: le malattie in primo luogo, specie se a larga diffusione come il COVID, ma non solo. La sensibilità ecobiopsicologica non trascura l’impegno per difendere la vita intesa come vita ambientale, infatti non è una biopsicologia, ma una eco-bio-psicologia, e non dimentica la vita intesa come vita dell’anima, senza la quale anche un corpo risanato in un ambiente ecologicamente accettabile vivrebbe una esistenza mutilata.
Chi studia, chi applica terapeuticamente, chi appartiene al campo della ecobiopsicologia, infine, è sanamente contaminato da quella che non dobbiamo avere timore di definire come una passione per la vita. Passione che non ottenebra certamente la capacità discriminativa, il giudizio critico, il necessario scetticismo e la diffidenza verso ogni posizione emotivamente irriflessiva, ma semmai invita ad usare questi raffinati strumenti al servizio, e non contro, quello che la tradizione fenomenologica ha definito con radicale essenzialità il mondo della vita.
Infine, una considerazione dovuta: tutti gli autori degli articoli contenuti in questo numero sono ben consapevoli di come il dramma del COVID abbia attivato in tutti noi l’emergere potente, a tratti sconvolgente, dell’emozione della paura. Per questo, attorno al COVID bisogna parlare, discutere, scrivere, leggere, pensare, riflettere, confrontarsi e dialogare. Gli autori lo fanno cercando, tramite un argomentare che viene dalle conoscenze e dalle esperienze di ognuno di loro, di essere non irriverentemente coraggiosi di fronte alla paura scatenata dalla pandemia, ma prudentemente coraggiosi, di un coraggio che si allea con la saggezza.
Scrive a tal proposito, proprio riguardo alla paura scatenata dal COVID, Vito Mancuso: «La paura non verrà mai vinta dal solo coraggio, che è la forza della volontà. La paura, per essere vinta, richiede di essere riconosciuta, accettata, interpretata, perché essa è un messaggio: e questo lavoro di interpretazione è il lavoro della intelligenza luminosa, calma e benevola che è la saggezza».
Ecco dunque che questo numero di Materia Prima vuole essere fra l’altro un esercizio di saggio coraggio.

Giorgio Cavallari – Psichiatra, Psicoterapeuta, Direttore Generale ANEB, Direttore Scientifico Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto ANEB e Responsabile Scientifico area editoriale ANEB.

Alessandra Bracci – Manager presso una multinazionale automotive e vincitrice di premi nazionali ed internazionali nel marketing. Responsabile area editoriale ANEB. Capo Redattore della rivista MATERIA PRIMA. Autrice di pubblicazioni in ambito scientifico.