Home Essere psicologa tirocinante all’interno del progetto “Ascoltare il disagio di chi cura”.

Essere psicologa tirocinante all’interno del progetto “Ascoltare il disagio di chi cura”.

Essere psicologa tirocinante all’interno del progetto “Ascoltare il disagio di chi cura”.
Una testimonianza riguardo l’esperienza ed il significato relativi alla gestione del primo contatto telefonico.

di Greta Capelli

abstract a cura di Elisa Di Pierro

L’articolo presenta il lavoro della Dr.ssa Greta Capelli, psicologa neurolaureata che ha partecipato come tirocinante al progetto “Ascoltare il disagio di chi cura” dell’Istituto ANEB: sportello online di supporto psicologico gratuito offerto nel periodo di emergenza sanitaria Covid-19. Il lavoro esposto, sotto la supervisione della Dr.ssa Alda Marini, descrive l’esperienza del primo contatto telefonico operato con l’utente e centrato sull’ascolto attivo: strumento ricco di potenzialità nell’individuare e supportare una persona in condizioni di disagio, ancor più in situazioni drammatiche di emergenza. Greta racconta la propria volontà e necessità di dedicarsi ad attività di supporto più squisitamente psicologiche, con l’entusiasmo e la soddisfazione inappagabile della possibilità di mettere le conoscenze teoriche acquisite nel percorso di studi al servizio della collettività in un’ottica terapeutica. Non avendo ancora il titolo di abilitazione professionale per esercitare quanto appreso, la tirocinante si è dovuta porre in un’ottica più osservativa, scoprendo il carattere di apprendimento ed avvicinamento pratico a quanto enunciato dai grandi maestri formativi. Il compito affidatole è consistito nell’accogliere le richieste di medici, infermieri, OSS e soccorritori che contattavano il servizio offerto, per metterli poi in contatto con uno dei terapeuti resisi disponibili ad offrire colloqui gratuiti, oltre che raccogliere informazioni per la sottoscrizione del modulo relativo alla privacy ed al trattamento dei dati personali. Procedura rivelatasi una manifestazione rassicurante di rispetto ed attenzione verso l’interlocutore, a cui si é riconosciuto l’atto di cura insito nella richiesta di aiuto, si sono validate le emozioni e restituito una normalizzazione dei vissuti sperimentati. Talvolta, infatti, a giungere non è stata una formale richiesta di aiuto, ma piuttosto una grande carica emotiva che necessitava di essere contenuta ed accolta; interlocutori con un gran bagaglio di emozioni, come angoscia, rabbia ed un profondo vissuto abbandonico di sentirsi lasciati soli. Solitudine ben differente dalla silenziosa e meditativa condizione che ci mette in dialogo con noi stessi e con gli altri, ma piuttosto simile ad un isolamento gelido e monocorde (Borgna, 2021). Greta si è sentita così investita e coinvolta dalla pregnanza affettiva di quanto veicolato dal telefono, la cui potenzialità è quella di avvicinare e sintonizzare due persone tra loro distanti, attraverso l’ausilio e la mediazione della voce. Quest’ultima è da intendersi come elemento di caratterizzazione del proprio stato bio-psicologico, come simbolo accessibile del sé e come connotato dell’identità personale; voce come una delle espressioni più dirette del corpo e delle emozioni, di cui l’ascolto attivo permette di muoversi tra le differenti fasi del processo di cura, dalla sintonizzazione empatica alla costruzione di un’alleanza terapeutica (Troisi, 2016). Nell’operato di Greta, si è aggiunta l’arricchente opportunità del diretto contatto con il gruppo di lavoro che si è impegnato nella realizzazione e conduzione del progetto; aspetto predominante l’attività di tirocinio svolta durante la “seconda ondata” pandemica, che non ha fatto giungere numerose richieste. Motivi determinanti ampiamente previsti, ipotizzati e discussi dalla rete di professionisti coinvolti, con l’obiettivo di dar vita ad un importante attività di rete, e poter creare un campo potenziale con un lavoro di semina; semina, che se nel futuro si rivelerà necessaria, permetterà di ritrovare una struttura salda e pronta ad accogliere il disagio di coloro che hanno dovuto curare quello altrui. Il Dottor Frigoli ricorda il grande dovere del terapeuta: non smettere mai di pensare, ritagliandosi uno spazio dove poter affrontare le importanti pressioni e responsabilità, che la professione di cura porta con sé. Ascoltare il disagio di chi cura si è rivelato un luogo energetico per chi lo ha abitato ed attraversato, un contenitore colmo di vita nato in un momento definito dalla morte. Un progetto in grado di cogliere la sfida della complessità rendendosi capace di tollerare l’ambiguità, adottando uno sguardo che possa dirsi unitario nel volgersi al dilemma Uomo-Natura-Universo (Frigoli, 2020). Come disse lo scrittore David Foster Wallace: «Nei tempi bui, la buona opera d’arte dovrebbe essere quella che individua e applica il defibrillatore alle particelle di magia e di umanità che ancora esistono nel mondo e che brillano nonostante l’oscurità dei tempi, illuminando le strade che ci permettono di rimanere vivi e umani su questa terra» (McCaffery, Burn, 1993).

->>> Leggi l’articolo completo qui pp. 86-88 <<<

AUTRICE: Greta Capelli – Dottoressa in Psicologia Clinica e Neuropsicologia nel Ciclo di Vita. Tirocinante presso l’Istituto ANEB da ottobre 2020 ad aprile 2021.

SUPERVISIONE: Alda Marini – Psicologa, Psicoterapeuta, Psicologa analista (CIPA, IAAP), esperta in psicosomatica (ANEB). Docente e supervisore (ANEB, CIPA), Responsabile dei contatti con le istituzioni scientifiche e della rete interdisciplinare.

Abstract a cura di Dr.ssa Elisa Di Pierro – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Terapeuta Practitioner EMDR. Cofondatrice e Terapeuta del Centro Integrato Psiche&Corpo a Varese. Collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA.

References
Borgna, E., (2021). In dialogo con la solitudine. Torino: Giulio Einaudi Editore.
Fortunati, L., (Ed.). (1995). Gli italiani al telefono. Milano: Angeli.
Frigoli, D., (2020). L’archetipo del Sé e l’Ecobiopsicologia, Ricerca Psicanalitica, Rivista della Relazione in Psicoanalisi, n. 2, Anno XXXI, pp. 339-355. Pavia: PAGEPress. https://doi.org/10.4081/rp.2020.278
Haas LJ., Benedict JG., Kobos JC., (1996). Psychotherapy by telephone: Risks and benefits for psychologists and consumers. Professional Psychology: Research and Process, 27(29), pp. 154-160. https://psycnet.apa.org/doi/10.1037/0735-7028.27.2.154
McCaffery, L., Burn, S.J., (1993). A conversations with David Foster Wallace. The Review of Contemporary Fiction, Volume 13, Issue 2. United States: Dalkey Archive Press.
Romano, A., Cesari, U., Mignano, M., Schindler, O., Vernero, I., (2012). La qualità della voce. Atti dell’VIII Convegno dell’Associazione Italiana Scienze della Voce. Roma.
Tausig J.E., Freeman E.W., (1988). The next best thing to being there: Conducting the clinical research interview by telephone. American Journal of Orthopsychiatry, Volume 58, Issue 3, pp. 418-427. https://doi.org/10.1111/j.1939-0025.1988.tb01602
Troisi, G.R., (2016). La voce, la memoria corporea e la relazione: elementi della clinica psicoterapeutica. TERAPIA FAMILIARE - Rivista interdisciplinare di ricerca ed intervento relazionale. Fascicolo 112, pp.33-55. Milano: Franco Angeli, DOI: 10.3280/TF2016-112003
Vignali, A., (2013), La Terapia Telefonica. http://www.psicologovignali.it/la-terapia-telefonica/

Immagine
Louis Janmot, Il volo dell’Anima, Lyon, Musée des Beaux-Arts, 1854