Il Cuore, il nostro “sito web”
di Paola Fereoli
abstract a cura di Elisa Di Pierro
Durante la prima ondata di Covid, grazie alla realizzazione dello sportello Ascoltare il disagio di chi cura realizzato dall’Istituto ANEB, la Dr.ssa Paola Fereoli ha potuto raggiungere Viola, un’amica medico che aveva prestato servizio in quei reparti, per aiutarla attraverso 3 colloqui online e la prospettiva ecobiopsicologica, a contenere e risignificare l’intensa dinamica vissuta, nell’intreccio delle dimensioni professionale, personale e collettiva.
Con questo articolo ci riporta a marzo 2020, quando l’OMS aveva da poco dichiarato la pandemia ed innumerevoli erano i sanitari che si stavano esponendo in prima linea nella lotta al Covid-19. Con l’attivazione dello sportello di ascolto online rivolto agli operatori a cui sarebbe stato offerto supporto psicologico, Paola si chiedeva a chi avrebbe potuto essere utile tra le sue conoscenze. Così nei suoi pensieri si era affacciata Viola, un’amica nella veste di ufficiale medico militare a cui aveva scritto un messaggio, ricevendo risposta da un noto ospedale civile lombardo dove si trovava in servizio volontario insieme a due colleghi infermieri, coi quali sarebbe rimasta per un altro mese. Dopo circa quaranta giorni di servizio, era giunto per loro il momento del rientro a casa, previo isolamento preventivo di due settimane. Viola aveva scelto di passare quel periodo nella sua abitazione, in accordo con marito e figli che si erano trasferiti momentaneamente altrove. Durante il primo incontro online, la donna era riuscita a far fluire il racconto della sua esperienza di medico nei reparti Covid, facendo emergere vissuti dolorosi per aver dovuto lasciar soli i malati e spesso non averli potuti accompagnare negli ultimi istanti della loro esistenza terrena; non se ne capacitava, arrivando a farsene una colpa. Per contenerla e dare una forma tollerabile aveva condiviso alcune riflessioni generali sul senso della sua professione, sul dovere nella relazione d’aiuto di mettere a disposizione tutto ciò che è nelle possibilità, senza però stravolgere i destini delle singole persone, in modo particolare in un contesto collettivo così imprevedibile. Pian piano le veniva rimandato il dono della vicinanza che aveva saputo generosamente offrire a persone sconosciute, mettendo a rischio la propria vita in una situazione tragica che stava sconvolgendo il mondo intero. L’intervento, reso possibile grazie alla visione ecobiopsicologica, non andava certo a risolvere le profonde angosce di morte con cui Viola aveva dovuto confrontarsi in un contesto medico sconosciuto anche alla scienza, ma aveva dato inizio al processo di tessitura di nessi di significato attorno al nodo di una rete molto complessa che doveva mantenere la propria vitalità, nonostante tutto.
Nei giorni successivi Viola aveva chiesto con sollecitudine, di poter avere un altro incontro e confidare così che uno dei due colleghi infermieri con cui aveva condiviso l’esperienza, era morto improvvisamente d’infarto. La donna era stata testimone di Antonio che era morto d’infarto un’ora prima di potersi ricongiungere con i figlioletti e la moglie, che desiderava riabbracciare. Perché morire proprio poco prima di quell’istante così atteso? Antonio in ospedale svolgeva molto bene il suo lavoro, ma lo stato d’animo era di continua preoccupazione, di ansia e fatica emotiva a reggere il livello di sofferenza dei malati ed i continui decessi. Anche il padre di Antonio ancora in vita era stato cardiopatico, mentre la madre era deceduta per malattia in giovane età e lui ne aveva molto sofferto. Secondo le ipotesi narrative dell’Ecobiopsicologia, sembrava possibile porre in connessione il mondo affettivo di Antonio ed suoi ricordi sepolti nella memoria, con la dedizione alla famiglia e l’impegno affettivo nel lavoro come dimostrazione di un grande cuore: in qualche modo era riuscito a donare tutto se stesso, dimenticando il proprio bisogno di essere aiutato. Antonio poi, recentemente nei reparti Covid, si era particolarmente affezionato ad una signora malata di mezza età, che una volta deceduta aveva voluto abbracciare lasciandosi andare ad un pianto disperato. Poteva un trauma, al cui centro si poneva la disponibilità affettiva a curare chi stava male, aver inconsciamente evocato ricordi sepolti? Pian piano, facendole raccontare le sue emozioni in un modo sempre più esplicito, Viola era stata capace di rileggere il drammatico destino del collega senza sentirsi in colpa per non averlo potuto salvare. Occorreva dare a questi suoi ricordi frammentati un punto di vista più completo, che potesse “spiegarle” ciò che stava accadendo. La storia che ciascuno porta in sé, si ritrova improvvisamente nella nostra esistenza e quando la mente la riconosce, il cuore ha un sussulto dinnanzi ai ricordi autentici sepolti in noi. I fisici parlano di sorgente informativa per esplicitare il legame che esiste fra il nostro corpo e l’universo, fra la parte e il tutto; così il concepire simbolico se non mitico, capace di avvicinarci alla rivelazione delle cose. In ultimo si è aiutata Viola, risentita verso i colleghi che non onoravano in modo adeguato la scomparsa di Antonio, a consegnare la fiamma dei ricordi dell’uomo ai familiari coi quali non aveva potuto più ricongiungersi, offrendole un maggior senso.
E così come la frase impressa sulla “Campana della Pace” in Val di Fassa dice che «La via non è nel cielo, la via si trova nel cuore», così la frequenza della sua vibrazione nelle discipline orientali rimanda al chakra del cuore, per generare un suono d’amore che possa portare a vivere un’infinita armonia.
>>> Leggi l’articolo completo qui pp. 66-72 <<<
AUTRICE: Paola Fereoli – Psicologa e Psicoterapeuta specializzata presso l’Istituto ANEB. Ha approfondito i temi del trauma e del lutto nell’ambito dei reati gravi, nella pubblicazione Fine pena mai. Le famiglie delle vittime di omicidio in Italia.
Abstract a cura di Dr.ssa Elisa Di Pierro – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Terapeuta Practitioner EMDR. Cofondatrice e Terapeuta del Centro Integrato Psiche&Corpo a Varese. Collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA.
References
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Immagine
Philippe de Champaigne, Saint Augustin, Los Angeles County Museum of Art, 1645-1650