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Il libro dell’Es

Il libro dell’Es
G. Groddeck

a cura di Dr. Aurelio Sugliani

Solo la vita, l’Es, capisce qualcosa di psicologia,
e i soli portavoce di cui si serve sono quei pochi
grandi poeti che ci ha dato.

“Per l’Es non esiste alcuna differenza tra organico e psichico e quindi, se mediante l’analisi si può in qualche modo influenzare l’Es, si possono, e in certe circostanze si devono, trattare psicoanaliticamente anche le malattie organiche”. In questa citazione è riassunto il pensiero di Georg Whalter Groddeck (1866-1934) considerato uno dei padri della medicina psicosomatica.
Animato da uno spirito decisamente anticonformista, Groddeck di formazione medica, fonda e dirige una clinica che in modo irriverente chiama “Satanarium”, dove applica le regole del suo maestro Ernest Schweninger (medico di Otto Bismark) utilizzando l’idroterapia, la dieta, i massaggi e i colloqui basati sulla suggestione. Groddeck si avvicina alla psicoanalisi non tanto per comprendere i disturbi della psiche quanto per cercare il senso delle malattie somatiche.
Dalle riflessioni psicoanalitiche Groddeck elabora il concetto di “Es” (termine di cui Freud si riterrà debitore e che utilizzerà nella formulazione della seconda topica della psiche in Es, Io e Super-Io) dove generalizza il concetto di inconscio dalla sfera psichica a quella somatica.
L’Es è inteso come un ente impersonale, indistinto e amorale che governa sia la vita psichica che quella fisica. Scrive Groddeck: L’Es che è in un misterioso rapporto con la sessualità, con l’Eros, o comunque si voglia chiamare, plasma il naso e la mano dell’uomo così come ne plasma i pensieri e i sentimenti, e si esprime sotto forma di polmonite o di cancro non meno di quanto possa esprimersi in forma di nevrosi ossessiva o di isteria; e così come l’attività dell’Es che si presenta sotto forma d’isteria o di nevrosi è oggetto del trattamento psicoanalitico, lo è anche quella che si manifesta sotto forma di vizio cardiaco o di cancro”. In questo modo Groddeck fonda una “psicoanalisi del corpo” anticipando così quelli che saranno i futuri sviluppi della neuropsicoanalisi, della PNEI, della psicobiologia, della biologia evoluzionistica e di tutte quelle scienze che fanno del rapporto mente/corpo il loro focus di studio e di terapia.
Nel suo testo più noto, summa del suo pensiero, “Il libro dell’Es”, Groddeck utilizza un escamotage letterario come il romanzo epistolare dove sotto lo pseudonimo di Patrick Troll scrive ad un’amica immaginaria esponendo le sue concezioni teoriche, utilizzando un linguaggio affatto sistematico e scientifico, ma poetico, suggestivo ed evocativo e finanche esplicito tanto da essere inizialmente censurato dalla vittoriana Inghilterra. In questo libro Groddeck coniuga la sua verve letteraria (è autore di due romanzi Il pastore di Langewiesche e Lo scrutatore d’anime) con le sue penetranti dissertazioni su come l’Es esercita il suo dominio in modo pervasivo e impersonale rispondendo solo ad un principio vitale ignorando leggi, usi e costumi, tanto da affermare “non è vero che noi viviamo, in gran parte siamo vissuti”.
Per le sue teorizzazioni iconoclaste e anticonformiste Groddeck non ebbe mai una grande considerazione da parte del milieu psicoanalitico, tranne Freud e pochi altri come Erich Fromm, Karen Horney, Frieda Fromm-Reichmann, Lou Andreas Salomé, Ernst Simmel e in modo particolare Sándor Ferenczi, che fu anche suo paziente.
Groddeck, in antagonismo con il positivismo imperante della sua epoca, con le sue opere ripropone la figura di un medico animato da quella filosofia “olistica” dove mente e corpo sono due aspetti inscindibili della stessa realtà. La sua rilettura, ricca di intuizioni e spunti sorprendenti, può essere un viatico per cercare di comprendere quel “linguaggio” simbolico, analogico, metaforico con cui si esprime il Sé/Es psicosomatico nelle sue relazioni con il mondo. Un invito alla lettura di Groddeck ci viene dalla scrittrice e poetessa Ingeborg Bachmann, la quale scrive “A tutti, oltre alle gocce per la tosse e alle iniezioni, dovrebbe essere prescritto il Libro dell’Es (...) uno dei classici del secolo”.

Sinossi: “Il libro dell’Es”, strutturato in forma epistolare, dove Groddeck con uno pseudonimo scrive 33 lettere ad amica, esplora i “fatti della vita”, teorizzando, sulla base delle sue evidenze empiriche che l’inconscio (l’Es) ha delle solide basi nella dimensione somatica. Questa forza pulsionale e impersonale si esprime con un linguaggio eminentemente simbolico come se ogni organo, tessuto, cellula è depositario di un sapere ancestrale e che solo decifrando il senso di ogni sintomo, si possa avviare e sollecitare il potere terapeutico che la natura ha in sé, rispettando l’antico detto Medicus curat, natura sanat.

Georg Groddeck, Il libro dell’Es. Lettere di psicoanalisi ad un’amica, Adelphi, Milano, 1996

Dr. Aurelio Sugliani - Laureato in psicologia. Responsabile Gestione Sistemi informatici e Area web ANEB. Collaboratore di Materia Prima. Autore dei libri “Tex Willer. Tra mito e archetipo”, “Nekya: sentieri di conoscenza” e “Voci, racconti e narrazioni del corpo”.