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Intervista al Prof. Ezio Albrile

Intervista al Prof. Ezio Albrile
a cura di Dr.ssa Alessandra Bracci*
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Incontriamo per la prima volta il Prof. Ezio Albrile fra le pagine di Materia Prima nel numero dedicato al tema “Oriente e Occidente” ove ci si poneva l’intenzione di richiamare la cultura occidentale da una deriva pericolosa, da un affidarsi unilaterale ad un sapere che rischia di essere inadeguato di fronte alle nuove sfide rappresentate dalla crisi, spirituale e di pensiero, prima ancora che economica e politica, per poter stimolare la ricerca di una identità, una anima, una cultura occidentali, senza escludere ciò che non è occidentale, ma che ritrova qualcosa di prezioso in radici da non dimenticare frettolosamente.

Purtroppo la crisi che stiamo vivendo non fa altro che evidenziare lo scontro in atto all’interno del sistema occidentale, e più in generale nella coscienza umana collettiva. Uno scontro rappresentato da un approccio tipicamente determinato dal dominio del “segno”, dal trionfo del concetto, delle teorie, dell’astrazione scientifica e dall’idea ingenua di un progresso senza limiti che, sottraendosi alla flessibilità simbolica vanno smarrendo la visione della totalità e della complessità, decretando l’egemonia di una civiltà della disgiunzione. Ed è così, che all’interno del progetto «La Rete della Vita» ospitiamo nuovamente le riflessioni del Prof. Albrile, noto storico e antropologo delle religioni che nel corso delle sue ricerche si è occupato in particolare delle interazioni fra mondo iranico ed ellenismo attraverso lo studio dell’orfismo, manicheismo e gnosticismo. Come egli stesso scrive «L’universo culturale dell’antico gnosticismo è un complesso intersecarsi di insegnamenti misterici, mitologie e filosofie ellenistiche, un crocevia erudito il cui fine è dimostrare un unico assunto: la “discesa” e l’imprigionamento nel nostro mondo di un principio spirituale superiore, una scintilla luminosa che solo attraverso la vera “conoscenza” l’uomo può riconoscere e ritrovare in se stesso» (cit. da Albrile E., “Questo mondo non è il mio mondo. lo gnosticismo tra ineffabilità e ritualità”).

Il Prof. Albrile, inoltre, ha approfondito le origini dello gnosticismo nei suoi legami con la cultura aramaica (mandei), l’ermetismo e l’alchimia alessandrina (edizione del commentario di Olimpiodoro a Zosimo di Panopoli) e più recentemente ha indagato le persistenze “iraniche” e “gnostiche” nell’arte romanica. Su questi argomenti ha pubblicato numerosi titoli su riviste scientifiche e di divulgazione, nonché diversi libri.

Nel web sta circolando una bellissima frase: "Tutto ciò che ho vissuto nella mia vita mi ha preparato per questo momento", come questa affermazione è vera per lei? Qual è la domanda su cui si fonda il suo lavoro? Cosa c’è al cuore della sua ricerca?
Credo che il presente confermi le mie ricerche di storia religiosa: nella crisi del mondo antico si andò affermando una forma di pensiero che ritrovava la radice del male nella realtà di tutti i giorni. Lo spazio e il tempo erano una “prigione” in cui le anime erano intrappolate, cadute in una rete ostile al vero Dio, un Dio luminoso che nulla aveva a che spartire con la creazione. Ora, tecnicamente questa prassi religiosa prendeva il nome di “gnosticismo”, dal greco gnosis “conoscenza”, perché era la “conoscenza” della realtà ultima, quella che ospitava un Dio ineffabile molto lontano dal mondo, prigione delle anime. Anche se l’umanità si è illusa per qualche decennio che la terra matrigna poteva trasformarsi in uno spazio paradisiaco, gli accadimenti degli ultimi mesi confermano le tesi dell’antico gnosticismo. Le religioni che parlavano di speranza e di positività hanno chiuso i loro templi e abdicato la propria fede puramente esteriore alla paura della contaminazione. Una cosa mai accaduta nella storia.Lo gnosticismo, con la sua fede in un Dio sconosciuto e interiore si ripropone quindi come vera e unica via d’uscita, poiché sin dai suoi esordi ha combattuto il mondo e le sue illusioni.

Considerando il Corona virus quale evento contemporaneamente individuale e collettivo, quale possibile sintesi diagnostica e di intervento è possibile esprimere tenendo conto delle due modalità comunicative, segnica (cioè legata alle modalità in cui tale virus circola nell’organismo) e simbolica (cioè legata alle alterazioni del codice simbolico, espressione dell’inconscio individuale e collettivo)?
Carl Gustav Jung, il campione di una certa ricerca psicologica, è stato uno dei primi a rivalutare lo gnosticismo come strumento di comprensione della parte più intima e recondita dell’uomo, il “Sé”. Nelle mie due ultime opere “Sogni d'immortalità” e “Misteri Gnostici", ho tentato di ripercorrere le tappe verso la conoscenza del “Sé”, che per gli Gnostici era lo pneuma, la scintilla luminosa che in un tempo anteriore si era separata dalla vera vita del Tutto, la Pienezza, il Pleroma. In particolare in "Misteri gnostici“, ho tracciato una mappa d’insieme del fenomeno gnostico dal punto di vista teoretico e pratico. A partire dagli anni ’60 del secolo scorso si era ricercato un rapporto più autentico e diretto con il divino nelle religiosità orientali, smarrendo di fatto quello che in Occidente era stato ed aveva rappresentato il fenomeno gnostico – penso ad esempio alle “eresie” medievali di Catari e Albigesi, soppresse poi nel sangue…

Il Corona virus è una pandemia che va ben oltre una crisi sanitaria per quanto critica ed estesa a livello globale. È un pandemia che affonda le sue radici nel “riduzionismo” tipico dei nostri sistemi economici, politici, educativi che ignora i limiti della reale capacità biologica del nostro pianeta sfruttandone in modo prodigo e capriccioso le risorse vitali, mentre utilizza insufficientemente le capacità umane. Cosa ne pensa?
Quello che vorrei palesare, purtroppo, è un possibile “orizzonte negativo”.
L’impero romano fu eliminato dalla oikumene (in greco universalità, lett. "dell'intero mondo") cristiana, l'impero attuale verrà cancellato dal verbo della globalizzazione, che è la versione secolarizzata del dogma cristiano... un processo lento che porterà progressivamente alla perdita di tanti benefici acquisiti nei secoli. L'impero romano era giunto a un livello di perfezione molto alto, circolazione delle merci, delle idee, tolleranza, medicina e benessere diffuso (abitazioni con servizi e riscaldamento per fare un esempio): un po' di secoli dopo, tutto era mutato in peggio, l'igiene personale praticamente non esisteva più (il cristianesimo condannava il corpo e i suoi usi "diabolici"), ci si riscaldava come si poteva e gli escrementi nelle città finivano direttamente in strada; leggere Aristotele era proibito, così come tutta la conoscenza antica veniva amministrata e centellinata dal clero, che a ragione voleva le plebi sozze (perché morivano prima) e ignoranti (perché si controllavano meglio)...
La presente epidemia non è una "guerra", perché le guerre sono crisi "progressive", cioè per paradosso portano a una evoluzione tecnologica, perché l'uomo per uccidersi si industria a creare nuove armi: vedi gli ultimi conflitti 1914-1945 che hanno portato a un avanzamento tecnologico e medico (la penicillina e non solo). La presente è una crisi "regressiva", la cancellazione di un mondo... C'è sempre un segmento di storia che a scuola non si studia mai, quello che va dal tardoantico alla "rinascita" carolingia (peccato che alla corte di Carlo Magno l'unico che sapeva leggere e scrivere era un monaco che giungeva da York e si chiamava Alcuino...). I nostri politici sono pronti per questo futuro che noi "vecchi" forse non vedremo mai...?

Albert Einstein raccontava che le nozioni di base che lo condussero alla formulazione della teoria della relatività erano emerse quando lui aveva immaginato di “viaggiare su un raggio di luce”. Qual è il ruolo dell’immaginazione nella creazione di nuovi scenari futuri?
Dietro alla frase del grande scienziato si cela di fatto una grande verità, cioè la realtà della luce quale esperienza primordiale. Dicevo che nello gnosticismo la dimensione iniziale dell’essere, quella vera, è nella pienezza della luce, il Pleroma. Ora, questa è una esperienza originaria, archetipica: Henri Corbin, iranista, filosofo e amico di Jung, parlava di una “immaginazione creatrice” quale strumento di riscatto spirituale e di unione con l’identità luminosa. Mai come oggi l’uomo dovrebbe riscoprire le tecniche sapienziali e meditative per uscire da questa “Illusione infinita”, per citare il titolo di un mio libro uscito qualche anno fa…

Al di là delle “divisioni” religiose e dei differenti “credo”, quale è l’importanza della dimensione spirituale e come renderla concreta nel nostro quotidiano?
Credo che la quotidianità e la sua “transustanziazione” siano importanti per uscire da questa specie di sogno collettivo che stiamo vivendo. Un amico che è stato discepolo del sommo maestro Dzogchen Norbu, mi faceva notare che molti degli insegnamenti che caratterizzano l’antico gnosticismo concordano con le pratiche da lui frequentate, come quella ad esempio del “sogno lucido”, che è un valido strumento per oltrepassare la soglia dell’inganno e del pensiero che ridiventa luce.

“Essere il cambiamento” da un lato è un concetto appassionante perché ricco di potenziale, ma dall’altro tocca paure profonde. Se la trasformazione della totalità richiede un cambiamento interiore su una scala che molti non hanno mai sperimentato, siamo davvero pronti per questo cambiamento? Quali sono le capacità e le conoscenze che, a livello individuale e collettivo, è necessario sviluppare o potenziare per contribuire ad una comprensione più autentica della vita e per scoprire chi siamo veramente e che cosa vogliamo diventare come società?
A mio parere il concetto di “società” così come formulato è una chimera. Come ho detto, forse questa epidemia muterà radicalmente la nostra vita materiale. “Chi sono?”, “Da dove vengo?”, “Dove vado?” è il dilemma ossessivo della mente gnostica, ma sono anche le domande che dovrebbe porsi l’uomo di fronte all’angoscia del presente. Le alienazioni denunciate dagli Gnostici rivelavano le loro stesse psicosi; diventavano salvifiche quando prendevano coscienza delle proprie scissioni interiori.
Nello gnosticismo, disastri come guerre, epidemie, carestie, etc. erano il riflesso terreno di una guerra astrale combattuta da entità diaboliche chiamate “Arconti”, erano questi “Arconti” ad aver creato la Fatalità, il Destino (in greco Heimarmene), cioè la rete di causa-effetto in cui è intrappolato l’uomo. Un divenire instabile che alterna piaceri a dolori…

Il cambiamento in grado di fare la differenza avviene nella profondità del nostro cuore. Quanto c’è di vero in questo e come è possibile attivare questo processo?
Con la chiusura degli spazi liturgici esteriori, si definiscono scenari nuovi. Quando parlo di templi chiusi non mi riferisco solo a Chiese o Moschee, ma anche alle tante aggregazioni che segnavano la cosiddetta “spiritualità New Age”. Venendo a mancare il “supporto di base” le fedi effimere certo non scompariranno, ma si riconfigureranno in contesti nuovi. Con questo non voglio proclamare che lo gnosticismo sarà la “religione” (perché di “religione” non si tratta, nonostante la definizione data da Hans Jonas) del mondo post-epidemico, voglio solamente sottolineare come possa diventare un valido strumento per conoscere se stessi e la realtà fittizia che ci circonda.

Può descrivere “GAIA AS IS & TO BE” utilizzando parole ed immagini atte a simboleggiarla. In altri termini quali immagini potrebbero esprimere, secondo il suo personale punto di vista, il nostro Pianeta nel tempo attuale e nel tempo futuro che si auspica?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia di riferimento
Albrile E., (2012). Questo mondo non è il mio mondo. lo gnosticismo tra ineffabilità e ritualità, in Laurentianum, 53, pp. 307-323.
Albrile E., (2017). L'illusione infinita: vie gnostiche di salvezza. Milano: Mimesis
Albrile E., (2019). Misteri pagani, mistero cristiano. Milano: Mimesis
Albrile E., (2019). Sogni d'immortalità. Gnosticismo e alchimia. Roma: WriteUp Site
Albrile E., (2020). Misteri gnostici. Alle origini dei dualismi occidentali. Roma: WriteUp Site

*Dr.ssa Alessandra Bracci - Manager presso una multinazionale automotive e vincitrice di premi nazionali ed internazionali nel marketing. Capo Redattore della rivista MATERIA PRIMA - Rivista di Psicosomatica Ecobiopsicologica. Autrice di pubblicazioni in ambito scientifico.