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Intervista a Fritjof Capra

Intervista al Prof. Fritjof Capra
a cura di Dr.ssa Alessandra Bracci*
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«Questo sappiamo che tutte le cose sono legate come il sangue che unisce una famiglia…
Tutto ciò che accade alla Terra, accade ai figli e alle figlie della Terra.
L’uomo non tesse la trama della vita; in essa egli è soltanto un filo.
Qualsiasi cosa fa alla trama, l’uomo la fa a se stesso».
Ted Perry, ispirandosi al capo indiano Seattle

Questa poesia apre uno dei tanti e meravigliosi testi del Prof. Fritjof Capra col quale è un privilegio poter avviare un dialogo con la nostra Scuola all’interno del progetto “La Rete della Vita” il cui titolo prende le mosse ed ispirazione dalle sue stesse parole.
Il Prof. Fritjof Capra, noto fisico e studioso della teoria dei sistemi, è fondatore e direttore del Centro per l’alfabetizzazione ecologica a Berkeley in California ed ha pubblicato opere di fama internazionale. Sin dal suo primo libro Il Tao della fisica, scritto nel 1975, egli pone in evidenza il passaggio da una visione del mondo meccanicista e riduzionista ad una visione sistemica ed ecologica. Un vero e proprio mutamento di paradigma capace di generare cambiamenti radicali in tutti i campi del sapere scientifico e della società. Una rinnovata concezione dell’essere umano che non si contrappone alla Natura ma ne è parte integrante, superando la tradizionale separazione fra mente e corpo. Accettando di essere parte integrante della Natura, l’uomo è in qualche modo spinto a superare una posizione semplicemente di dominio e sfruttamento delle altre forme di vita, e dell’ecosistema nel suo complesso, per assumere un atteggiamento di responsabilità verso la Natura stessa, responsabilità che diviene anche pragmatico “prendersi cura” dell’ambiente di cui è ospite prezioso, ma non spietato padrone.
Andando oltre la tendenza a spiegare gli eventi secondo una logica di causa ed effetto che esclude ogni “complessità”, all’avanguardia della scienza contemporanea l’universo non è più visto come una macchina fatta di “mattoni elementari”, quanto piuttosto caratterizzato da una rete inseparabile di relazioni. L’emergere della scienza sistemica nasce dalla convergenza simultanea degli sviluppi della fisica, della matematica, della biologia, della sociologia, dell’informatica, dell’economica, che a vari livelli e con modalità differenti di interpretazione, sono giunte a proporre un nuovo modo di pensare, non più in termini di conclusioni separate ma in termini di connessioni, relazioni e contesti globali. Se la trama della Vita è costituita di reti di connessioni, e se l’uomo – con le sue produzioni culturali ed umanistiche – appartiene a queste reti, la conoscenza dei nodi attraverso i quali si stabiliscono le connessioni comporta un’immedesimazione dell’uomo così totale nella trama della Vita da determinare un cambiamento profondo del suo stesso “essere nel mondo”, tale da trasformarlo in uomo ecologico. Ecco dunque che la sua stessa evoluzione può essere vista non più come una lotta competitiva per l’esistenza, ma come una danza cooperativa in cui la creatività ne diviene la forza trainante. All’interno di questa “danza” della Vita l’essere umano, che da un lato con la sua fisiologia è a contatto con i mondi cognitivi degli altri esseri viventi, dall’altro, con il linguaggio e con i concetti astratti e simbolici, costruisce un mondo inaccessibile alle altre specie viventi, il suo linguaggio si fa articolato fino a costruire un nuovo mondo, quello della coscienza collettiva.
In questo senso, l’ecobiopsicologia, nel panorama delle scienze della complessità, contribuisce proponendo un modello a rete che lega il mondo della Natura e gli aspetti più sofisticati ed amplificati delle produzioni culturali umane, legando assieme ambiti diversissimi che all’apparenza possono apparire contradditori. La sua modalità operante è quella di indagare il territorio dell’inconscio personale e più ancora quello dell’inconscio collettivo, per evidenziare i tratti comuni o più significativi in relazione con il mondo naturale. È infatti nell’inconscio collettivo che l’ecobiopsicologia rintraccia quella dimensione del continuum secondo il quale i fenomeni del mondo reale esprimono il loro accadere mentale e cognitivo. L’autopoiesi della scuola di Santiago è giunta alla conclusione innovatoria che ogni sistema vivente esprime un momento cognitivo, ma ha dimenticato di sottolineare come tale momento cognitivo sia inconsapevole dell’organismo vivente, che solo l’uomo con la sua autocoscienza e capacità di riflessione può cominciare a rendere esplicita. Dunque tutti gli organismi viventi sono tra loro legati da reti cognitive inconsce che l’uomo, dotato di consapevolezza, può cominciare a conoscere nel loro significato potendo “tradurre” il linguaggio inconscio degli organismi viventi in termini di linguaggio comprensibile alla coscienza.

"Tutto ciò che ho vissuto nella mia vita mi ha preparato per questo momento", come questa affermazione è vera per lei? Qual è la domanda su cui si fonda il suo lavoro? Cosa c’è al cuore della sua ricerca? Cosa ha animato il suo percorso di ricerca?
Mi sono formato come fisico e ho trascorso vent'anni facendo ricerca nella fisica teorica delle alte energie. All'inizio mi sono interessato alle implicazioni filosofiche della rivoluzione concettuale che ha avuto luogo nella fisica moderna - un cambiamento dalla visione del mondo meccanicistico di Cartesio e Newton a una visione sistemica ed ecologica. All'inizio degli anni '70 ho iniziato a esplorare queste implicazioni, pubblicando le mie scoperte in una serie di libri. La mia ricerca e i miei scritti da quel momento hanno coinvolto l'esplorazione di molti campi della conoscenza in un processo serpeggiante con molte ricerche tangenziali, ma sempre con una prospettiva sistemica esplicita. Guardando indietro a queste esplorazioni ora, posso vedere che ammontavano a un'indagine sistematica di un tema centrale: il fondamentale cambiamento di visione del mondo, o cambiamento di paradigmi, che si sta verificando nella scienza e nella società; lo svolgersi di una nuova visione della realtà, e le implicazioni sociali e politiche di questa trasformazione culturale.

Il Corona virus è una pandemia che, per quanto critica ed estesa a livello globale, va ben oltre l’espressione di una crisi sanitaria poiché affonda le sue radici nel “riduzionismo” tipico dei nostri sistemi economici, politici, sociali, educativi che ignora i limiti della reale capacità biologica del nostro pianeta sfruttandone in modo prodigo e capriccioso le risorse vitali, mentre utilizza insufficientemente le capacità umane. Cosa ne pensa?
A mio parere, il coronavirus deve essere visto come una risposta biologica di Gaia, il nostro pianeta vivente, all'emergenza ecologica e sociale che l'umanità ha portato su di sé. È nato da uno squilibrio ecologico e ha conseguenze drammatiche a causa degli squilibri sociali ed economici.
Le massicce intrusioni negli ecosistemi di tutto il mondo hanno frammentato questi sistemi e hanno fratturato la rete della vita. Una delle tante conseguenze di queste azioni distruttive è stata che i virus, che avevano vissuto in simbiosi con certe specie animali, sono saltati da queste specie agli esseri umani, dove sono stati altamente tossici o mortali.
Ora, quando si guarda alla diffusione del COVID-19, è evidente che la densità della popolazione è la variabile chiave; e la densità della popolazione è spesso una conseguenza dell'eccessiva massimizzazione del profitto - sia su gigantesche navi da crociera e in altre forme di turismo di massa, in gigantesche fabbriche di confezionamento della carne, o in situazioni di vita affollate causate dalla disuguaglianza sociale ed economica. Durante una pandemia come il COVID-19, la giustizia sociale non è più una questione politica di sinistra contro destra; diventa una questione di vita e di morte.
Quando la pandemia si è diffusa nel mondo, un paese dopo l'altro è andato in isolamento. Come conseguenza, il trasporto di persone e merci è stato radicalmente ridotto, le imprese hanno chiuso e la disoccupazione è aumentata. La crisi sanitaria mondiale è andata di pari passo con una crisi economica mondiale.
Tuttavia, da una prospettiva ecologica planetaria ci sono state anche molte conseguenze positive. Quando il traffico automobilistico e le attività industriali sono diminuite drasticamente, l'inquinamento delle principali città del mondo è improvvisamente scomparso, e stiamo di nuovo godendo di cieli limpidi e aria pulita. La fauna selvatica sta fiorendo in tutto il mondo in ecosistemi indisturbati dall'uomo. Il coronavirus è già stato più efficace nel ridurre le emissioni di CO2 e rallentare il crollo del clima di tutte le iniziative politiche mondiali messe insieme.
Questo non significa che vogliamo continuare nella situazione attuale. L'attuale rigenerazione ambientale è stata il risultato di attività umane radicalmente ridotte. Gli stessi effetti positivi potrebbero essere ottenuti cambiando radicalmente le nostre attività umane. La risposta mondiale del COVID-19 ci ha mostrato cosa è possibile quando le persone si rendono conto che la loro vita è in gioco. Avremo la saggezza e la volontà politica di applicare questa lezione alla crisi climatica, alla disuguaglianza economica e ad altri problemi globali critici?

Albert Einstein raccontava che le nozioni di base che lo condussero alla formulazione della teoria della relatività erano emerse quando lui aveva immaginato di “viaggiare su un raggio di luce”. Qual è il ruolo dell’immaginazione nella creazione di nuovi scenari futuri?
L'immaginazione è fondamentale, secondo me. Solo quando possiamo immaginare un obiettivo desiderato avremo la motivazione per raggiungerlo e per lavorare su strategie dettagliate. Non è una coincidenza che una delle più grandi ispirazioni per i movimenti di cambiamento sociale nel mondo sia stata la canzone Imagine di John Lennon. Ci dà una visione poetica di un mondo giusto e pacifico:

Immagina che non ci siano paesi
Non è difficile da fare
Niente per cui uccidere o morire
E anche nessuna religione
Immagina tutte le persone che vivono la vita in pace...
Immagina che non ci siano possedimenti
Mi chiedo se si può
Nessun bisogno di avidità o fame
Una fratellanza di uomini
Immagina tutte le persone che condividono tutto il mondo...

Nel suo testo "Vita e Natura" delinea la dimensione "vitale" della spiritualità quale esperienza di unità che apre ad una piena consapevolezza che ha profonde radici nel corpo e al tempo stesso connessioni sottili con l'intero trama della Vita. Come considera, nell'ambito di tale processo di trasformazione della coscienza il tema del corpo, dell'inconscio personale (quale contenitore delle vicissitudini e delle traversie dell’Io) e dell’inconscio collettivo quale “luogo” dell'azione degli archetipi e sedimento di tutte le esperienze vissute dall'umanità e sorgente di potenzialità creative? Se oggi psicologi e psicoterapeuti accettano la realtà dell'inconscio e se i neuroscienziati confermano questa realtà ritrovandola nelle connessioni neuronali, potremmo pensare che la dimensione dell'"inconscio" vada oltre le connessioni sinaptiche, per estendersi al DNA o come dicono i fisici quantistici fino alle in-formazioni della Sorgente Cosmica del Campo di Punto Zero o Campo Akashico?
L'esperienza spirituale, a mio parere, è un'esperienza di vitalità della mente e del corpo come unità. Questo è coerente con la visione sistemica della vita, che identifica la cognizione (il processo di conoscenza) con il processo stesso della vita, e comprende la coscienza come un tipo speciale di processo cognitivo che emerge quando la cognizione raggiunge un livello di complessità che richiede un cervello e un sistema nervoso superiore. In questa visione, la relazione tra mente (o cognizione) e corpo è una relazione tra processo e struttura. Questa è una comprensione radicalmente nuova e molto recente della mente e della coscienza, che avrà implicazioni scientifiche e filosofiche di vasta portata. Per quanto ne so, le possibili connessioni con l'idea di C.G. Jung di un inconscio collettivo e altre idee esoteriche non sono ancora state esplorate.

“Essere il cambiamento” da un lato è un concetto appassionante perché ricco di potenziale, ma dall’altro tocca paure profonde. Se la trasformazione della totalità richiede un cambiamento interiore su una scala che molti non hanno mai sperimentato, siamo davvero pronti per questo cambiamento? Quali sono le capacità e le conoscenze che, a livello individuale e collettivo, è necessario sviluppare o potenziare per contribuire ad una comprensione più autentica della vita e per scoprire chi siamo veramente e che cosa vogliamo diventare come società?
La nuova comprensione sistemica della vita sarà fondamentale per risolvere i principali problemi del nostro tempo, perché sono problemi sistemici - tutti interconnessi e interdipendenti - e hanno bisogno di corrispondenti soluzioni sistemiche. Questo richiede un profondo cambiamento di concetti e idee, e anche un profondo cambiamento di valori - un tipo di apprendimento noto come apprendimento trasformativo. Nella mia esperienza, il modo più potente per sperimentare tale apprendimento trasformativo è attraverso l'esperienza della comunità. Quando si parla di interconnessione sistemica all'interno di una comunità di apprendimento, si sperimenta allo stesso tempo l'interconnessione umana, e questo è il momento in cui l'apprendimento trasformativo ha luogo in modo più efficace.

Il cambiamento in grado di fare la differenza avviene nella profondità del nostro cuore. Quanto c’è di vero in questo e come è possibile attivare questo processo?
Sono pienamente d'accordo che il cambiamento per fare la differenza debba avvenire "nel profondo del nostro cuore". Nel corso dei secoli, il cuore umano è stato un simbolo di vita emotiva, una metafora chiave per una varietà di emozioni - amore, compassione, coraggio, profondità emotiva, e così via. Queste emozioni sono una parte essenziale dell'apprendimento trasformativo di cui abbiamo bisogno per affrontare le sfide del nostro tempo. Come ho menzionato, la creazione e il nutrimento di comunità di apprendimento è un percorso ideale verso l'apprendimento trasformativo. Questo è ciò in cui mi sono impegnato negli ultimi cinque anni, durante i quali ho tenuto un corso online sulla visione sistemica della vita. Conosciuto come "Capra Course" (www.capracourse.net), ora ha una rete di oltre 1800 alumni in 85 paesi del mondo. Con questa rete sto costruendo una comunità globale di pensatori e attivisti sistemici.

Bibliografia
Capra F., sito web: https://www.capracourse.net/
Capra F., (1982). Il Tao della fisica. Milano: Adelphi
Capra F., (1984). Il punto di svolta. Milano: Feltrinelli
Capra F., (1997). La rete della vita. Milano: Rizzoli
Capra F., (2004). La scienza della vita. Milano: BUR
Capra F., (2007). La scienza universale. Milano: Feltrinelli
Capra F., Luisi P.L., (2014). Vita e Natura. Una visione sistemica. Sansepolcro: Aboca

*Dr.ssa Alessandra Bracci - Manager presso una multinazionale automotive e vincitrice di premi nazionali ed internazionali nel marketing. Responsabile area editoriale ANEB. Capo Redattore della rivista MATERIA PRIMA - Rivista di Psicosomatica Ecobiopsicologica. Autrice di pubblicazioni in ambito scientifico.