L’Anima Mundi e le piante celesti: una metafora del senso dell’esistenza all’interno dell’opera del Timeo
di Sonia Colombo
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abstract a cura di Elisa Di Pierro
Il termine “pandemia” rimanda al tema dell’unitarietà del mondo. Pandemia significa infatti “di tutto il popolo” e sta ad evidenziare come il fenomeno di diffusione del virus abbia per l'appunto messo a fuoco la fragilità dell’intero mondo, dato che nessun paese è stato risparmiato dall’infezione, una sorta di (seppur terribile) unitarietà di cui si è stati collettivamente destinatari. Per poter fornire una possibile chiave di lettura atta a leggere tale complessità, l’articolo ha messo a fuoco come il dilagare della perdita della funzione simbolica in favore di quella segnica abbia portato l’uomo a prendere sempre più le distanze dal profondo legame di connessione con la Natura e a perdere la capacità di percepirsi come parte di un’unica realtà: la rete della vita. Partendo da tale presupposto qual è dunque la direzione necessaria a sanare la contrapposta frammentarietà che sta caratterizzando a più livelli il mondo attuale? Come poter iniziare ad immaginare un nuovo mondo simbolico, in cui anche le figure di cura possano aprirsi sempre più al tema della complessità? Per potersi orientare nella direzione di tal ampi quesiti l’autrice fa riferimento ad una delle opere più significative appartenenti all’antica saggezza filosofica: il Timeo di Platone. In esso sono infatti esposte le idee fondamentali circa l’origine del cosmo e di tutto ciò che lo abita, con una precisa distinzione fra il mondo sensibile, ossia il mondo del divenire e delle cose che mutano e quindi anche del cosmo fisico, da quello intelligibile, attribuibile invece al mondo delle Idee, perfetto e immutabile (Platone, 2000). Nell’opera il cosmo, in quanto realtà generata e costituita da un corpo tangibile, grazie all’attività dell’artigiano Demiurgo, è plasmato secondo il disegno divino, «passando da uno stato di disordine ad uno stato di ordine». Esso possiede inoltre un’anima, l’Anima Mundi, quale rappresentante dell’ordine ideale e divino impresso alla materia, unione dunque del mondo fisico con quello intelligibile ed esplicito collegamento fra i due universi corrispondenti. Traendo spunto proprio dal “legame con il divino” sollevato all’interno del dialogo platonico l’articolo evidenzia l’urgente necessità per l’uomo di poter entrare in contatto con una “giusta” misura di sé, che lo riporti alla sua origine divina seppur imperfetta al tempo stesso. Egli deve cioè poter recuperare, proprio attraverso una rinnovata “capacità di lettura simbolica del mondo” la volontà di “fare la propria parte” a sostegno della Vita, lasciandosi guidare dalle sagge leggi naturali. L’Ecobiopsicologia, quale nuovo modo di guardare il mondo attraverso il concetto di totalità, sia essa intesa in termini corporei, piuttosto che psichici, ecologici, sociali e culturali, attraverso gli strumenti dell’analogia e del simbolo, viene così in soccorso, favorendo l’accesso a ciò che spesso non è immediatamente coglibile dall’esperienza e dall’osservazione diretta, orientando la mente e il pensiero nell’apprendere un nuovo modo di intrattenere relazioni con gli aspetti archetipici e guidando l’uomo verso un sentire ed un pensare differente, in grado di attivare una profonda e intima esperienza di connessione con la Vita. Come nel mito platonico la Natura porta in sé le caratteristiche a lei affidate di sintesi fra caos e ordine, fra mondo sensibile e intelligibile, allo stesso modo sembra stia cercando disperatamente di orientarci con la sua viva intelligenza a sostegno della Vita affinché l’uomo possa tornare a riscoprire l’intensa e mutua reciprocità che lo lega al pianeta. In termini concreti, proprio l’essersi distanziato in maniera così marcata dalla Natura, lo ha infatti portato a dare al mondo un connotato sempre più meramente segnico e dunque fatto di soddisfacimenti immediati dei propri bisogni, lontani dal tentativo di ricerca di un significato più profondo legato alla Vita. Come operare all’interno del nostro ambito di cura tenendo saldi i principi ecobiopsicologici e orientandoci non solo verso una lettura del paziente ma anche del mondo stesso, evidenziando le facoltà del sensibile e dell’intelligibile all’interno del metaforico viaggio (quello della terapia) ed agendo non solo sul singolo ma anche sulla rete in-formativa che non può prescindere dal legame fra psiche, corpo e Natura? Compito del terapeuta sarà quello di recuperare la scintilla divina e sacra che alberga nel disordine del singolo anche ad opera del collettivo, risvegliando nel paziente la funzione intermediaria del Demiurgo, ossia orientandolo, a ritrovare la direzione smarrita verso le sorgenti archetipiche.
AUTRICE: Sonia Colombo Psicologa e psicoterapeuta specializzata presso Istituto ANEB, terapeuta EMDR e formatrice in ambito aziendale e socio-sanitario. Referente per Istituto ANEB dei rapporti con l’Ordine degli Psicologi della Lombardia e Coordinatrice Area Social. Svolge attività di docenza presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto ANEB.
Abstract a cura di Dr.ssa Elisa Di Pierro – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Terapeuta Practitioner EMDR. Consulente Sessuale. Cofondatrice e Terapeuta del Centro Integrato Psiche&Corpo di Varese. Collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA, in formazione continua presso la Scuola di Supervisione dell’Istituto ANEB.
References
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Immagine
William Blake, Ancient of Days, Londra, British Museum, 1794