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L’importanza di una voce durante la pandemia: il dialogo con Sofia

L’importanza di una voce durante la pandemia: il dialogo con Sofia
di Silvia Malavisti

abstract a cura di Elisa Di Pierro

L’articolo affronta il tema della solitudine dei giovani medici, ancora inesperti, catapultati nell’emergenza del Coronavirus. In particolare, la Dr.ssa Silvia Malavisti approfondisce la richiesta pervenuta negli ultimi giorni di agosto 2020 allo sportello di supporto psicologico ANEB da parte di Sofia, giovane donna medico di base, che esprime il bisogno di effettuare il colloquio per via telefonica, solo con modalità vocale. Sofia racconta di essere nata e cresciuta a N.C., da cui si era trasferita in un paese di provincia due anni prima, dove le era stato assegnato un posto come medico; luogo abitativo lontano dalla famiglia e per cui la situazione pandemica aveva esacerbato il senso di isolamento. Fin dall’inizio del colloquio, la donna aveva espresso una certa titubanza nell’esprimere il proprio stato d’animo, ma allo stesso tempo una forte necessità di buttare fuori, come se fosse arrivato il momento di scaricare tutta la paura e l’angoscia che avevano caratterizzato i mesi precedenti. Nel corso dell’emergenza sanitaria Sofia, come tanti altri medici, aveva dovuto coprire molte ore di lavoro, sentendosi destabilizzata per il confronto con qualcosa che nessuno conosceva, per l’inesperienza della giovane età e formazione, per il vissuto di una professione così delicata che richiede il confronto con la sofferenza dell’Altro, con la morte e con il senso di impotenza.
Sofia disponeva di una rete di colleghi e conoscenze con cui confrontarsi per creare delle piccole isole di supporto e condivisione, dove “attraccare” nei momenti di bisogno? Già Aristotele sottolineava che l’uomo è un animale sociale in quanto, per natura, tende ad aggregarsi con altri individui e mai, come in quella fase pandemica, tutta l’umanità ha sperimentato l’importanza dell’Altro; le neuroscienze, con i Mirror Neurons hanno confermato che una parola, uno sguardo, un SMS diventano carichi di valenze riparative per l’anima. A Sofia pareva mancare questo, sia per una difficoltà nel poter “pensare” di condividere, che per la difficoltà nel chiedere aiuto.
Nel corso della telefonata, si sentiva che non si trovava nel suo studio, ma in un ambiente aperto dove si udivano voci di bambini: era in un parco, come a voler trovare un contenitore in un ambiente vitale. Dalla sua narrazione emergono due eventi che per lei erano stati particolarmente critici. Il primo si riferisce alla cura a domicilio di un anziano signore, il suo primo paziente affetto da Covid-19, per cui aveva poi dovuto fare 14 giorni di isolamento vissuti con forte senso di solitudine per una casa ancora non familiare e con un senso di colpa di potersi essere ammalata. Senso di colpa dato dai possibili errori nel gestire una situazione di emergenza mai vista prima, dove ancora era tutto in divenire e i medici di base non avevano protocolli nazionali per operare; chi era all’inizio dell’attività professionale poteva reagire con “il sentirsi bloccato”, come risposta di freezing nei momenti di massima allerta.
Il secondo episodio si riferisce a quanto avvenuto durante il viaggio in treno per rientrare a N.C., in cui aveva avuto una sensazione di blocco; il treno era stato arrestato per qualche motivo ed era stato fermo più di mezz’ora. Chissà quel treno fermo, con altre persone sconosciute, il senso di costrizione e il sentirsi bloccata, cosa poteva aver riattivato nello psicosoma di Sofia? Il circuito più antico che si attiva in situazioni di pericolo è il circuito dorso vagale, il cosiddetto “cervello rettile” che causa “congelamento” (freezing) dei movimenti da parte della persona che sta vivendo la situazione di allarme. Oggi sappiamo che la mente è embodied, ossia profondamente incarnata nel corpo che, costituito anche dal cervello, concorre a determinare i nostri processi mentali e cognitivi (Caruana, Borghi, 2013). Altri aspetti emersi sono state le somatizzazioni nel corpo, per cui Sofia ha rivelato di soffrire spesso di mal di schiena nella zona lombare, come quando si sentiva bloccata durante la fase acuta della pandemia. Nel nostro organismo la spina dorsale ci struttura, ci sostiene, e forse quei mal di schiena erano proprio legati ad una necessità di pausa dall’attività frenetica lavorativa. Così a Sofia è stato suggerito un rilassamento attraverso un video musicale di Mozart, da poter fare comodamente nel suo studio. Tracce luminose hanno dimostrato che il cervello umano usa entrambi gli emisferi per ascoltare la musica, così da stimolare lo sviluppo di una attività cerebrale più armoniosa (Angelucci, Ricci, Padua, Sabino, Tonali, 2007), influenzando lo psicosoma della persona. Inoltre l’esclusiva via telefonica del supporto ha fatto riflettere sull’udito, primo senso che compare nell’embrione sin dal 5° mese di gestazione. Il feto, attraverso il contatto con l’ambiente circostante e il suono, «vive ciò che sente» e ascolta ciò che la mamma dice, il suo respiro, il suo battito cardiaco, come una vera e propria forma di contatto emozionale (Frigoli, 2019, p. 201). Forse per Sofia questa modalità serviva a ricreare l’ambiente protetto dell’utero materno, ricercato nei momenti di disagio e paura, così come il parco in cui aveva scelto di avere i colloqui telefonici, altro contenitore nutritivo e vitale, dove per messaggio inconscio, forse desiderava essere “abbracciata” da Madre Natura, che contiene e rassicura l’anima, permettendo all’organo colpito, i polmoni, di respirare, rimettendo in circolo le energie vitali.

>>> Leggi l’articolo completo qui pp. 78-85 <<<

AUTRICE: Silvia Malavisti – Psicologa, laureata in psicologia delle organizzazioni e del marketing presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo aver lavorato in azienda come recruiter e formatrice, si è specializzata nella clinica dei pazienti come Psicoterapeuta indirizzo psicosomatico psicodinamico presso l’Istituto ANEB.

Abstract a cura di Dr.ssa Elisa Di Pierro – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Terapeuta Practitioner EMDR. Cofondatrice e Terapeuta del Centro Integrato Psiche&Corpo a Varese. Collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA.

References
Angelucci, F., Ricci, E., Padua, L., Sabino A., Tonali, P.A., (2007). Music exposure differentially alters the levels of brain-derived neurotrophic factor and nerve growth factor in the mouse hypothalamus, Neuroscience Letters, 429, issue 2-3, pp. 152-155. Amsterdam: Elsevier. https://doi.org/10.1016/j.neulet.2007.10.005
Caruana, F., Borghi, A.M., (2013). Embodied Cognition. A new psychology. Giornale italiano di psicologia, n°1, Marzo 2013, pp.23-48, Bologna: Il Mulino. https://www.rivisteweb.it/doi/10.1421/73973
Cavallari, G., Breno, M., Menegola, L., Michelon, N., (2020). L’armonia del dolore. Ecobiopsicologia e antropologia della sofferenza. Milano: La biblioteca di Vivarium.
Damasio, R., (1995). L’errore di Cartesio. Milano: Adelphi.
Frigoli D., (2019). I sogni dell’anima e i miti del corpo. Milano: Magi.
Lombardo, C., (2018). Ripensare la natura della cognizione: l’importanza del corpo in robotica. State of Mind. Il giornale delle scienze psicologiche. https://www.stateofmind.it/2018/01/embodied-cognition-robotica/
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Roelofs, K., Hagenaars, M.A., Stins, J., (2010). Facing freeze: social threat induces bodily freeze in humans. Psychological Science, 2010 Nov, 21(11), pp. 1-7. https://doi.org/10.1177/0956797610384746
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Immagine
Luke Fildes, The Doctor, Londra, Tate Gallery, 1891