L’ombra del terapeuta nella cura.
L’archetipo del Guaritore Ferito
di Silvia Borgonovo
abstract a cura di Elisa Di Pierro
Con l’arrivo della dimensione pandemica, da Febbraio 2019 viviamo un tempo di profonda crisi in cui l’uomo ha potuto sentire paura, profondo dolore e stupore. L’articolo presenta l’accurato lavoro della psicoterapeuta Silvia Borgonovo inerente il tema di “La cura e il guaritore”. Sovente la figura del medico appare nell’immaginario collettivo come entità quasi astratta, una divinità straordinaria che possiede in sé tecniche e strumenti appresi, in grado di guarire l’altro, perché possessore di Verità ineluttabili e immune alla sofferenza. Tale visione vale anche per il terapeuta che appare come un guaritore imperturbabile spinto da un potere sovrannaturale che lo proietta verso un indiscriminato superamento di ogni limite. Un terapeuta però, per essere tale, è una persona che ha impattato la sofferenza e con essa si è cimentato e confrontato, l’ha integrata e da questa ha trovato la via per entrare in contatto ed ascoltare le ferite altrui (Moselli, 2008). Per questo la terapia è intesa come l’incontro di Paziente e Terapeuta che partecipano ad un campo in una reciproca influenza. Come direbbe il Dr. Frigoli, il campo che si delinea nella pratica psicoterapica, alla luce degli studi più attuali della fisica, della biologia evoluzionistica e delle neuroscienze rapportati alla psicologia del profondo, è un campo di lavoro complesso, in cui il setting diviene «il vero crogiolo della trasformazione alchemica in cui accadono le metamorfosi del “piombo” della materialità nell’“oro” della coscienza. Ogni evento che lì accade è significativo per segnalare il processo di trasformazione […]. Ogni manifestazione nel setting ha un senso la cui individuazione segnala il divenire del percorso terapeutico» (Frigoli, 2010, p. 147). Ogni terapeuta deve quindi conoscere se stesso ed essere paziente a sua volta, entrando in contatto con le proprie parti disfunzionali. Solo nel caso in cui questo incontro porterà reale comprensione e consapevolezza, colui che cura riuscirà a sviluppare intima empatia e compassione con la sofferenza altrui.
L’archetipo del Guaritore Ferito narra di questo ed emblematizza la fenomenologia dell’incontro terapico. L’archetipo è una forma dinamica, una struttura organizzativa di immagini che oltrepassano sempre le concezioni individuali, biografiche e sociali, in quanto provengono dall’inconscio collettivo (Frigoli, 2014) e devono la loro esistenza all’ereditarietà. Ed oltre alla psicologia, anche la mitologia, l’antropologia e la religione supportano il tema del Guaritore Ferito.
La mitologia appare come un complesso di storie “pensate” da un popolo e dalla sua capacità di immergersi nell’inconscio collettivo, alla ricerca della propria spiritualità (Frigoli, 2019). La storia e i miti narrano spesso di personaggi segnati da mali che non guariscono, come ferite che mai si rimarginano; personaggi che hanno fatto della sofferenza una virtù. Nella narrazione greca Chirone, portatore di una ferita permanente al ginocchio che gli causava atroci dolori e non poteva rimarginarsi, simboleggia l’archetipo del primo medico che aveva insegnato l’arte del guarire. Un’iniziazione alla sofferenza e alla pena di vivere che consentirà a Chirone di farne una risorsa trasformativa, anziché chiudersi in atteggiamento vittimistico. Si può curare, quindi, non se si è sani, ma se si è portatori consapevoli della propria ferita. Come Chirone, così il terapeuta può comprendere la sofferenza dell’altro solo riconoscendo ed integrando la propria, ma non come debolezza o fragilità, bensì come forza e strumento per poter “lasciare entrare” ed entrare in contatto con l’altro.
Inanna, invece, la Grande Madre sumera, è un mito dell’antica civiltà mesopotamica di diverso impatto rispetto al precedente, poiché porta con sé la necessità per la psiche di confrontarsi con la propria Ombra per raggiungere l’equilibrio, la verità e l’individuazione. Solo avendo coscienza del proprio dolore si può conoscere ciò che davvero si è, si è stati e si possono integrare i lati ombra, tornando dal viaggio con maggiore consapevolezza per mettersi a disposizione nella relazione con l’altro.
Anche la dimensione religiosa mette in evidenza come Cristo sia il più potente simbolo di morte e rinascita in Occidente, rappresentante della trasmutazione dell’uomo vecchio in quello nuovo. Per guarire l’uomo dal male, Cristo ha fatto il suo viaggio agli inferi, ha sperimentato l’umiliazione della crocifissione caricandosi delle sofferenze di tutti ed è tornato con la resurrezione, come il terapeuta che entra in contatto diretto con la propria sofferenza emotiva e come il Guaritore che cura assumendo personalmente il dolore altrui. In tal modo anche lo sciamanesimo ci aiuta a cogliere la profonda e significativa ristrutturazione della personalità del Guaritore, che attraversa un’esperienza di “morte e rinascita” per affacciarsi alla cura dell’altro.
Ed è così che, tornando alla profonda crisi del tempo attuale, le parole del Dr. Frigoli ci ricordano che «occorre compiere uno sforzo di consapevolezza per riconnettere in noi ciò che ci appare come sconosciuto e minaccioso, affinché con la nostra ricerca si possa andare al di là della nostra sopravvivenza aprendoci a ciò che l’archetipo della vita ci sta comunicando attraverso questa pandemia» (Frigoli, 2020, p. 11).
>>> Leggi l’articolo completo qui pp. 51-57 <<<
AUTRICE: Dr.ssa Silvia Borgonovo – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Lavora come esperta nell’ambito dipendenze presso ASST Monza (SerD Casa Circondariale Monza e SerD territoriali). Lavora privatamente a Milano. Terapeuta EMDR.
Abstract a cura di Dr.ssa Elisa Di Pierro – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Terapeuta Practitioner EMDR. Cofondatrice e Terapeuta del Centro Integrato Psiche&Corpo a Varese. Collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA.
References
Aristotele, (2000). Metafisica. A cura di Reale, G. Milano: Bompiani.
Alleau, R., (1983). La scienza dei simboli. Firenze: Sansoni.
Archive for Research in Archetypal Symbolism. (2018). Il libro dei simboli. Colonia: Taschen.
Biava, P.M., Frigoli, D., Laszlo, E., (2014). Dal segno al simbolo. Bologna: Persiani.
Bracci A., (2020). Intervista al Dr. Diego Frigoli. La pandemia e la patologia dell’in-formazione, Materia Prima, n. XIX, Dicembre 2020, Anno X. pp. 8-17. Milano: ANEB. https://www.aneb.it/media/165/covid.pdf
Bracci, A., (2021). La Rete della Vita. Intervista al Prof. Davide Susanetti. https://www.aneb.it/intervista-al-prof-davide-susanetti/
De Shong Meador, B., (2009). Inanna, signora dal cuore immenso. Roma: Venexia Editrice.
Frigoli, D., (2007). Fondamenti di psicoterapia Ecobiopsicologica. Roma: Armando Editore.
Frigoli, D.,(2010). Psicosomatica e simbolo. Roma: Armando Editore.
Frigoli, D., (2017). L’alchimia dell’anima. Dalla saggezza del corpo, alla luce della coscienza. Roma: Magi.
Frigoli, D., (2019). I sogni dell’anima e i miti del corpo. Roma: Magi.
Giovanni Paolo II (1998). Salvifici doloris. Roma: Paoline Editoriale Libri.
Ingerman, S., Wesselman, H., (2021). I segreti degli sciamani. Il risveglio al mondo degli spiriti. Cesena: Macro Edizioni.
Jung, C.G., (1912). L’albero filosofico. A cura di Baruffi, L., Bernardini, I., (2020). Torino: Bollati Boringhieri.
Jung, C.G., (1931). Scopi della Psicoterapia. In Opere, vol. XVI. Torino: Bollati Boringhieri.
Jung, C.G., (1961). Ricordi, sogni, riflessioni di C .G. Jung. A cura di Jaffé. (1978). Milano: Rizzoli.
Jung, C.G., (1981). Problemi della psicoterapia moderna. In Opere, vol. XVI. Torino: Bollati Boringhieri.
Jung, C.G., (2004). La psicologia del Kundalini Yoga. Seminario tenuto nel 1932. Torino: Bollati Boringhieri.
Moselli, P., (2008). Il guaritore ferito. La vulnerabilità del terapeuta. Milano: Franco Angeli.
Ostaseski, F., (2005). Saper accompagnare. Milano: Mondadori.
Immagine
Filippino Lippi, Il centauro ferito, Oxford, Christ Church Picture Gallery, 1485-1490 circa