MATERIA PRIMA
Ascoltare il disagio di chi cura
Numero XXI - Dicembre 2021 - Anno XI
La cura di chi cura.
Storia di una formazione rivolta alle operatrici
socio sanitarie condotta in chiave ecobiopsicologica
di Sara Carretta
abstract a cura di Elisa Di Pierro
Quali vissuti irrompono quando alla figura di cura è fatto divieto, da un giorno all’altro, per motivi di ordine sanitario, di recarsi sul luogo di lavoro? La cura di chi cura è il pensiero progettuale volto ad aiutare le lavoratrici di un’Azienda di Servizi alla Persona del parmense, per recuperare e rielaborare gli eventi legati all’emergenza Covid e contenere eventuali strascichi emotivi. Col protrarsi della pandemia, la percezione dei dirigenti della struttura è stata quella di un trauma non adeguatamente affrontato ed elaborato dalle Operatrici Sanitarie in servizio. La riconversione delle loro attività, affrontata in emergenza e calibrata in itinere, “ha tenuto” su un piano di concretezza ed operatività; facendo emergere la richiesta formativa sull’aspetto traumatico sotteso al fatto che la dimensione lavorativa precedente al covid non è mai più ricomparsa. Anche la gestualità e la prossimità fisica, non legate esclusivamente alla cura in senso stretto ed inibite dalla vigente normativa, hanno sospeso aspetti relazionali autenticamente affettivi. Quando arriva qualcosa di così imprevista portata, come l’emergenza covid19, in cui ogni ordine è rovesciato, occorre una lettura profonda degli avvenimenti. La chiusura dei centri, effettuata in emergenza prima ancora che sia disposto dalle linee guida della Regione, apre nelle loro vite professionali, e non solo, uno scenario sconosciuto, un percorso ignoto che, sull’onda degli eventi, muterà di settimana in settimana: da quel giorno, il loro lavoro non sarà più lo stesso. Alla fine dell’anno 2020, con una situazione sanitaria ancora molto complessa ma assestata, i dirigenti di un Servizio Sociale chiedono un intervento di sostegno con le Operatrici Sanitarie perché ritengono che il loro vissuto traumatico, parzialmente narrato negli incontri di équipe, non sia completamente emerso e debba essere elaborato, consapevolizzato e significato.
Il pensiero logico-razionale, basato su criteri di causa-effetto, non è più sufficiente per comprendere la complessità degli eventi che coinvolgono l’essere umano; va dunque recuperato il senso vitale del lavoro, che sostenga la Rete della Vita, integrandosi con le sue risorse. L’osservazione ecobiopsicologica delle realtà aziendali, facendo riferimento alle concezioni teoriche di Morin sulla complessità, considera ogni azienda come un’organizzazione strutturata da parti che si corrispondono e sono tra loro interrelate. La loro interconnessione non può essere semplificata in modo innaturale, rigido, isolando le “unità elementari”: richiede ora una logica non più “lineare”, ma “circolare”, capace di cogliere l’interdipendenza fra fenomeni fisici e biologici e fenomeni emozionali, psicologici, sociali e culturali. In questa rete le forze lavorative prendono parte a un “tutto”, che non potrebbe essere lo stesso senza il loro specifico e peculiare contributo e che non si esaurisce con l’appartenenza all’ente stesso, ma si inserisce in un più ampio contesto, in connessione con molte altre organizzazioni. Una presa di coscienza di questi aspetti può essere perseguita solo attraverso una lettura analogico-simbolica, perché questo è il linguaggio che integra ciò che gli occhi concretamente vedono con una dimensione di anima che trasla il riconoscimento su più piani, completandoli. Il fil rouge necessario per disegnare la trama dell’intervento con le OSS è stata la co-conduzione di una narrazione per permettere ai cuori di evocare e ritrovare, se possibile, un senso ed una continuità dietro la frammentazione del vissuto traumatico, con la valorizzazione dell’unicità di ogni singolo nodo-OSS all’interno della rete-Gruppo di lavoratrici-Azienda. I dialoghi di formazione con le OSS si sono aperti al recupero della visione complessa, e reale, dei sistemi nei quali siamo inseriti, indipendentemente dagli impedimenti del periodo. Ogni singolo racconto, da cui emerge un profondo senso di isolamento non solo sul piano fisico, ma anche su quello affettivo e umano, confluisce nell’orditura di un intreccio comune attraverso collegamenti analogici di aspetti prima separati, ora condivisi, e alla creazione di nessi fra loro. È cura saper guardare a sé stessi con un nuovo sguardo, che restituisca senso al proprio agire, oltre che interezza e integrazione alle diverse parti di sé. É possibile operare una traslazione analogico-simbolica dell’operato del virus dal piano biologico a quello psichico, comprendendo come il senso di sicurezza sociale ed appartenenza sono stati minati nel vissuto personale e collettivo, facendoci sentire separati fisicamente e psicologicamente dai nostri cari e dalle relazioni, evocando impotenza e solitudine. Si disegna quindi il campo nel quale proseguire l’opera di connessione in una visione complessa, con la possibilità di recuperare un senso degli eventi che non si limiti a “lasciarsi tutto alle spalle”, ma a trovare una “luce nuova”. Le tre dimensioni lineari, quella “orizzontale verso l’interno” del rapporto fra colleghe, quella “orizzontale verso l’esterno” orientata sul processo di ripensamento degli obiettivi da perseguire per la ripresa dell’attività e quella “verticale” riguardante il rapporto con le funzioni dirigenziali, vengono interconnesse e ricondotte ad un pensiero circolare, restituendo fluidità a quei processi che sembravano essersi coagulati nelle dinamiche espresse dai singoli. Con questa visione, l’attività di cura dell’Anziano e della persona fragile, svolta ora dalle OSS in rinnovata collaborazione, diventa essa stessa cura e potente antivirale al quale fare riferimento nei momenti di difficoltà e di sconforto: navigare, non come “come tante barchette”, ma come tanti “viaggiatori sulla stessa barca”.
>>> Leggi l’articolo completo qui pp.96-103 <<<
AUTRICI: Sara Carretta – Psicologa, Psicoterapeuta ANEB e in formazione continua presso la Scuola di Supervisione dell’Istituto ANEB. Curatrice area social ANEB e collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA.
Abstract a cura di Dr.ssa Elisa Di Pierro – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Terapeuta Practitioner EMDR. Cofondatrice e Terapeuta del Centro Integrato Psiche&Corpo a Varese. Collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA.
References
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Immagine
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