Home Mitografie di luce e il colore degli angeli. Simboli e figure della sacralità luminosa

Mitografie di luce e il colore degli angeli. Simboli e figure della sacralità luminosa

Mitografie di luce e il colore degli angeli.
Simboli e figure della sacralità luminosa
di Alida Cresti

a cura di Dott.ssa Raffaella Restelli*

Alida Cresti nel suo testo "Mitografie di luce e il colore degli angeli – Simboli e figure della sacralità luminosa", riflettendo sull’enigma divino dell’eterna lotta tra luce e ombra che da sempre affligge l’Uomo, si muove alla riscoperta della “poesia dell’universo” attraverso i percorsi simbolici alla base delle teofanie luminose: dagli antichi miti solari e lunari agli angeli, “figure di luce” delle tre religioni monoteiste.
«In tutte le civiltà si è sempre celebrata la luce come fenomeno fisico e al contempo come immagine simbolica, dotata di uno spettro di iridescenze metaforiche capaci di parlare a tutte le sfumature dell’anima. […] L’esperienza dell’anelito alla luce è così generale nell’essere umano, da qualificarla come una vera e propria istanza archetipica, una tensione cioè, a esprimere l’eterno gioco degli opposti, che nel caso della luce riguarda il suo confronto con l’ombra» (Frigoli, 2017).
Dalla notte dei tempi le immagini di luce sfilano ininterrottamente in un sincretismo immaginale che si riparte nei vari significati legati ai concetti di incorporeità, leggerezza, purezza, ascensione, di sacralità e di trascendenza, e quindi di “salvazione” insiti nella Luce, in contrapposizione con quelli di “caduta”, pesantezza, impurità, e quindi di perdizione nelle tenebre. Un bipolarismo quello della luce-tenebra, del bianco-nero, derivato da una visione essenzialmente dualistica, dell’essere che si riconosce strutturato ambivalentemente in bene e in male per poi riverberarsi nelle categorie del sacro, e che ancor oggi si sottende nella bipolarità angeli-demoni che da sempre tanto fa discutere teologi, antropologi e psicologi, ma che da questi ultimi viene piuttosto riconosciuto come l’espressione di quel sostanziale “dualismo” dell’essere umano che si proietta poi nella concezione del divino.
La sfera del sacro si estende nella storia arcaica delle mitologie e delle religioni, non esclusa quella cristiana, secondo diverse configurazioni simboliche che anche dove prevale il carattere aniconico della divinità come nel mondo ebraico e arabo, trovano negli angeli, epifanie luminose, e nei demoni, epifanie di tenebra, un sostanziale sincretismo immaginale. Il mondo angelico provenendo dal regime della luce, racchiude in sé simboli e miti legati alla trascendenza, secondo un dinamismo ascensionale che conduce a una progressiva rarefazione della percezione del mondo nel dissolversi delle forme e del colore della luce e che psicologicamente si traduce nel movimento che va dalla sublimazione, cui soprattutto tende l’artista nel suo distillare (sublimare) in forme perfette l’informe materia che appartiene al caotico mondo dell’inconscio, alla tensione del mistico verso l’annullamento del Sé in un sentimento oceanico di “appartenenza” cosmica fino ad arrivare talvolta all’estrema dissoluzione del Sé, come nella psicosi, dove la luce abbagliante che invade la psiche annienta le forme e la percezione stessa del proprio mondo interno oltre che di quello esterno.
Inversamente, il colore visto da alcune concezioni antiche come “ispessimento della luce”, indica la discesa verso le stazioni dell’essere. Se la luce nel suo acromatico splendore, esprime l’allontanamento, il distanziamento dalla greve materialità della terra, ed è perciò attributo proprio della divinità uranica sia nella pura spiritualizzazione contemplativa che nella dinamica ascensionale (che l’“astrazione” dell’ala esprime), iconicamente il colore segna invece l’avvicinamento, la ri-discesa verso l’umano, della cui variabile gamma affettiva si fa espressione e metafora, così che l’arcobaleno si manifesta appunto “ponte” di unione, mediatore tra il mondo sublimato e idealizzato “di lassù” e quello “colorato” e materico degli affetti di “quaggiù” riappropriandosi e riunificando in sé ogni opposizione.
Come l’arcobaleno nel dispiegare la luce nei colori, “rivela” l’invisibile e si pone a mediazione fra l’alto e il basso, tra la sfera dell’immateriale e la Physis, la “Natura Creata”, altrettanto l’Angelo, epifania dell’invisibile, prismatico frazionarsi del Sacro, è “creatura del limite” tra il divino, “purissima luce che nel suo nucleo invisibile pure in sé contiene il tutto in potenza”, e l’umano, il “carnale” colore della passione, si pone a ponte fra l’invisibile e il “reale”, fra il conscio e l’inconscio.
L’Angelo, pura essenza immateriale che si “veste” della sua visibilità di forme e colori, non è tuttavia fuga da, dal mondo sensibile, bensì fuga per, per una sovra-sensibilità. L’Angelo figura dell’eternità, è la forza dell’istante caduco, egli nel suo ascendere verso un futuro, non si arresta mai, né mai indietreggia. Arriva quando c’è una crisi o un cambiamento: appartiene al mutamento, ma armonizza in sé ogni contrario. È l’inviato che dà consistenza e rileva le forme della luce che in noi s’avanza o si spegne, giacché il rinnovarsi di essa nella coscienza umana è combattimento, e ci spinge alla lotta nella ricompensazione dei vari stati dell’essere, nell’eterno dialogare fra Eros e Thanatos. E poiché l’armonia procede dai contrari, in questo nostro viaggio nei “gironi” della luce, ci imbattiamo anche in improvvisi “gironi d’ombra”, e l’imagerie angelica ci rileverà la duplice polarità del sacro: angelica contemplativa, appunto, ma anche demonico-magica in quanto è proprio del simbolico cogliere d’un colpo cose differenti e se il Sole e la Luna “sono un solo e medesimo Dio”, come aspetti di una stessa realtà anche la luce e la tenebra lo sono. L’Angelo incita alla metamorfosi interiore, avversario della “stasi”, riunifica nel Sé ogni contrapposizione, si oppone a ogni “dia-bolica” scissione.
Se la luce è castità, e implica l’elevazione come distacco, allontanamento, il colore è invece sensualità, “avvicinamento” e contaminazione. E così gli Angeli, mediatori cromatici, attraversando lo spettro dei colori, se ne “sporcano”: entrano nella vulnerabilità delle cose viventi, si “desublimalizzano”, ma non per questo perdono la loro essenza, che è quella della poesia.

Cresti A., Mitografie di luce e il colore degli angeli – Simboli e figure della sacralità luminosa. Edizioni Scientifiche Ma.Gi, Roma, 2002

Sinossi
È alla scoperta della “poesia dell’universo” che si muove questo libro, attraverso la ricerca dei percorsi e delle migrazioni dei simboli propri delle teofanie religiose: dagli antichi miti solari e lunari agi angeli, “figure di luce” delle tre religioni monoteiste qui prese in considerazione: ebrea, cristiana e musulmana, “esseri intermedi”, messaggeri tra cielo e terra, tra divino e umano, tra spirito e materia, tra psiche e corpo, tra il mondo della Luce a quello delle Tenebre, tra il Bene e il Male. Se gli angeli sono, per la mistica, espressione di un fondamentale sincretismo religioso, nel versante psicologico e psicoanalitico essi si rilevano espressione di quel tentativo, tutto umano, di trascendere la piatta necessità del reale per ritrovare nel sogno e nella fantasia la perduta onnipotenza. E così gli angeli, provenienti dal mondo della luce, attraverso lo spettro dei colori, “se ne sporcano”, ma entrando nella vulnerabilità delle cose viventi mantengono intatta la loro vera essenza che è quella della poesia. E la poesia giustifica l’Angelo. Giustifica il suo permanere nell’universo laico dove esso si rivela provocando la passione e incitando alla metamorfosi interiore. Perché l’Angelo appartiene al mutamento, arriva quando c’è la crisi o un cambiamento, quando una faglia improvvisa si apre nell’identità del singolo e del gruppo lasciando spazio all’imprevisto pronto a generare nuove forme.

*Dr.ssa Raffaella Restelli – Studiosa nell’ambito delle Scienze Umane, linguista e psicologa iscritta alla British Psychological Society con la quale collabora attivamente. Laureata in Lingue e Letterature Moderne presso Università Cattolica di Milano e in Psicologia presso Università Newcastle UK. Counselor ad indirizzo ecobiopsicologico. Traduttrice area Editoriale ANEB.