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My Octopus Teacher: l’esprimersi della Relazione d’amore fra Uomo e Natura

Materia Prima
Ascoltare il disagio di chi cura
Numero XXI - Dicembre 2021 - Anno XI

My Octopus Teacher: l’esprimersi della Relazione d’amore fra Uomo e Natura
di Naike Michelon

abstract a cura di Elisa Di Pierro

My Octopus Teacher, docufilm di Netflix vincitore del premio Oscar 2021 è divenuto, per mano della Dr.ssa Naike Michelon, oggetto di una lettura ecobiopsicologica, nonché stimolo ed apertura per numerose riflessioni sul bisogno di aprirsi ad una esplorazione differente del dialogo Uomo Natura. Attraverso il film, che documenta in modo commovente il dispiegarsi della Rete della Vita tramite l’incontro fra il regista e il polipo, si respira il bisogno trasformativo che spinge l’uomo ad immergersi nelle profondità degli abissi della propria anima, per recuperare la conoscenza dell’antico linguaggio della sapienza dell’Anima Mundi: l’Amore. Fra le ombre della pandemia, aspetti come il sentimento di sconforto e l’impossibilità di scorgere una luce, hanno sovente guidato la mente della Dr.ssa a vegliare sulle domande ridondanti della paura e del dolore, togliendole la forza di ascoltare i consigli della notte, così che l’emisfero sinistro, alla ricerca di un conforto scientifico, ha preso il sopravvento trascinando in risacca il pensiero simbolico. Il contatto con la multidimensionalità che la poetica del pensiero ecobiopsicologico insegna ad esercitare, riconnettendo emozioni, sentimenti ed immagini legate alla storia del soggetto, fino a porgere lo sguardo al tessuto connettivo dell’Anima del Mondo, era smarrita; si era immersi in un trauma collettivo. Come poter uscire da questo sonno dell’immaginario? Risvegliata dal torpore una notte la sua anima si è messa a pregare, attivando potenti forze guaritrici ed aiutando la psiche ad orientarsi in una direzione congrua al miglioramento della dimensione soggettiva, perché non cercava più certezze o vie di fuga, ma era pronta ad immergersi nel mondo emotivo e caotico che stava attraversando. Confortata nel cuore dall’alba di un nuovo giorno, tra le svariate serie televisive Naike é incappata in My Octopus Teacher, l’amico incontrato in fondo al mare dal regista Craig Foster. Il racconto quasi mitico fra i protagonisti, messo in chiaro dalla narrazione delle emozioni, dell’ambiente, delle storie filogenetiche dei personaggi, è simile per certi versi alla modalità con cui l’Ecobiopsicologia opera in ambito terapeutico. Documentandosi sulla sua natura e storia sembra che il regista cominci a seguire l’Octopus come si insegue l’Anima, trasportato in una trasformazione che tocca il suo corpo come a risvegliarlo da una sorta di stato depressivo, attraverso le emozioni di ciò che quell’incontro sta significando per lui. Accade poi l’inaspettato: l’Octopus si accorge dell’uomo, si avvicina cercando un contatto fisico. Quel tentacolo allungato verso il regista trasporta la relazione ad un altro livello: «Il senso tattile è quello della conoscenza e dell’amore», una legge ricordata all’uomo proprio nel momento in cui il contatto, per le restrizioni della pandemia, non poteva più essere quello di prima. Il commovente incontro fra Uomo e Natura, quasi storia d’amore, apre innumerevoli riflessioni archetipiche e collettive: l’Uomo è solo uno degli esseri inseriti in una più vasta rete, la Rete della Vita, che parla un linguaggio differente, che va conosciuta, rispettata ed esplorata. Natura domanda di “vegliare” su di essa, di spogliarsi della dignità della logica per animarsi dell’amore profondo necessario per seguirla al fine di apprenderne il vero linguaggio. La fatica e l’impegno costante che la relazione fra Craig e l’Octopus ha richiesto, é simile a quella che anche gli ecobiopsicologi col progetto Ascoltare il disagio di chi cura hanno dovuto fare durante la pandemia: trovare la giusta dimensione, porsi come osservatori e ricercatori in un ambiente nuovo, spesso difficile e doloroso, e favorire l’emergere di uno spazio simbolico nuovo capace di incontrare, fra la vita e la morte, la possibilità di supportare un processo trasformativo. Ricca è la forza simbolica dell’Octopus con i suoi aspetti archetipici. Dal punto di vista biologico l’octopus è un invertebrato il cui nome letteralmente significa “testa dotata di piedi”, il cui numero é appunto otto. É uno fra i più antichi abitanti marini, di cui già i Greci ne osservarono intelligenza e qualità quasi umane di esploratore duttile; modifica a piacimento forma e colore, come manifestazione tangibile di immagini interiori. Giova di uno straordinario apprendimento e sebbene appaia introverso, è sempre coinvolto in ciò che accade, rielaborando gli impulsi provenienti dalle infinite ventose, che poi connette in un unico centro. Questa figura ricorda l’importanza delle immagini e della loro esplorazione come l’Ecobiopsicologia insegna a fare, per recuperare la relazione con la propria dimensione d’anima che, come specchio dell’Anima Mundi, sarà ponte per esplorare le immagini provenienti dai miti, specchi a loro volta dell’Anima del Mondo. L’Octopus adorabile ed arguto venuto in soccorso dall’evocazione della preghiera di Naike, diviene la manifestazione luminosa dell’ombra del mostro degli abissi, kraken, della quale era stata prigioniera per parecchi giorni e nella cui oscurità non vedeva un porto sicuro; l’energia trasformativa si era attivata solo nel momento in cui aveva cominciato a recuperare il contatto con la visione simbolica. Dal punto di vista mitologico le qualità ermetiche dell’Octopus si fondono con quelle di Afrodite creatrice di nuove soluzioni: una nuova rete di relazioni sensibili, intuitive (Hermes) e vitali (Afrodite), richiamate dai tentacoli spiralici e dal movimento simile all’impulso originario che rimanda all’eros primordiale. Simbolicamente sembra un essere in grado di sintetizzare la rete di relazioni fra tempo e spazio, con la sua capacità di cogliere i mutamenti, la sua attitudine centrata nel particolare, volta più a cogliere le connessioni che a fissare rigide opposizioni, laddove diventa, per i Greci, polumètis dalle molte capacità mètiche. Emerge così la dea pre-olimpica Mètis, ispiratrice di saggi consigli nelle situazioni oscure per la sua abilità di adattarsi all’aspetto mobile e fuggevole della realtà. Il viaggio di Foster è un richiamo per l’umanità intera ad un salto di coscienza per recuperare il dialogo con il linguaggio universale di Natura, che persiste ad ogni livello dell’esistente: quello dell’amore.

>>> Leggi l’articolo completo qui pp. 111-116  <<<

AUTRICI: Naike Michelon – Psicologa e Psicoterapeuta, Docente Responsabile dell’Insegnamento di Tecniche di terapia ecobiopsicologica presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto ANEB. Terapeuta EMDR

Abstract a cura di Dr.ssa Elisa Di Pierro – Psicologa e Psicoterapeuta ANEB. Terapeuta Practitioner EMDR. Cofondatrice e Terapeuta del Centro Integrato Psiche&Corpo a Varese. Collaboratrice della rivista MATERIA PRIMA.

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Immagine
Francesca Soldati, Talassa, 2021 (diritto di riproduzione gentilmente concesso dall’Autrice)