Asolo on-line: una fotografia dall’evento “La visione ecobiopsicologica della salute e della malattia”
* a cura di Naike Michelon, psicologa e psicoterapeuta specializzata presso Istituto ANEB, Docente Responsabile dell’Insegnamento di Tecniche di terapia ecobiopsicologica presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto ANEB.
“Il segreto, se mai è esistito un segreto, era quello di come accendere la fiamma, mantenerla viva, affinché il vivificante calore dell’amore potesse rischiarare l’uomo con le sue illuminazioni abbaglianti. L’anima, si sa, conosce solo per immagini e non conosce le cose sensibili, se non dalla loro superficie.” [1]
Esiste un piccolo borgo fra le colline trevigiane che per anni, in primavera, ha accolto con delicata attenzione e cura gli studiosi dell’Ecobiopsicologia: Asolo. Lo ricordi per i colori della terra, per i profumi dei fiori, del buon cibo e dei vini. Il castello, sulla cima, si lascia fotografare anche da lontano, mentre qualcuno è intento a raggiungerlo attraverso il sentiero di ciottoli levigati dal tempo. Per l’Ecobiopsicologia, ed in particolare per gli studi sull’immaginario ecobiopsicologico, è divenuto, nel tempo, un momento di studio immancabile sul linguaggio di Natura, come fosse animato da un proprio fuoco interno. Una sorta di utero già rispondente al principio della consilienza, nel quale hanno preso corpo confronti significativi culminati, ad esempio, nella pubblicazione dei Quaderni Asolani.
Il momento storico presente, ha chiesto anche all’appuntamento di Asolo una trasformazione rapida, in itinere, che accogliesse il campo che si stava declinando, aprendo lo sguardo e incominciando a tessere connessioni sul senso profondo collettivo della pandemia che ha colpito l’intero pianeta. Lo spirito di Asolo e dell’Ecobiopsicologia si sono messi al servizio di Natura nel momento in cui Natura pare avere alzato il prezzo dell’esistenza attraverso il Covid-19, che ha oscurato un altro grido sollevatosi poco meno di due anni fa, quello di Greta Thumberg. In questo clima, il 17 maggio 2020 Asolo ha preso corpo on-line, portando alla luce le prime riflessioni ecobiopsicologiche sulla pandemia e sul rapporto fra malattia e cura, attraverso contributi di ampio respiro che ne hanno declinato l’esplorazione, mettendo in evidenza gli aspetti biologici, psicologici, ecologici in ambito psicoterapico.
Il dott. Diego Frigoli ha posto alcune domande basilari per uno studio ecobiopsicologico della pandemia.
Come rapportarsi ad essa? E che cosa significa studiare e cogliere la pandemia alla luce della visione complessa che l’Ecobiopsicologia promuove?
Viene tracciato un percorso che mette a confronto il Covid virus a diversi livelli della rete informativa ed in-formativa mediante lo sguardo simbolico e analogico. In particolare, il percorso delineato durante l’intervento del dottor Frigoli, ha avuto il pregio di ricostruire la rete di relazioni che connette la componente virale, che si manifesta nell’infrarosso e che si riferisce al corpo, con gli aspetti più sottili dell’ultravioletto. Attraverso l’esposizione delle caratteristiche biologiche del virus, forma al limite della vita, si è attraversata la storia ed il contesto che ne ha portato la comparsa e l’arrivo fino all’uomo, con gli effetti drammatici noti a tutti. L’apertura al piano psichico e relazionale ha permesso poi di giungere alle riflessioni circa l’impatto sul contesto globale nel tentativo di incominciare a rispondere alla domanda declinata in senso archetipico: che senso dare alla pandemia come in-formazione rispetto alla coscienza collettiva? I lavori del pomeriggio hanno contribuito ad amplificare i temi aperti.
In particolare il dott. Giorgio Cavallari ha aperto le proprie riflessioni domandandosi: cosa significa «curare» e in che modo può essere possibile farlo? Riprende le parole dello scienziato James Lovelock che sostiene il bisogno di passare dall’Antropocene al Neocene, cioè da una visone di assoluta centralità dell’Homo Sapiens, ad uno sguardo che preveda un rapporto «dialogico» fra Homo e Gaia, dove Homo si prenda «cura» di ciò che lo circonda.
Osserva il comportamento di un’umanità ossessionata dall’idea della globalizzazione, della crescita, del mercato da conquistare e dominare, e lo confronta con un’altra parte di umanità, in controtendenza, che sono invece «amici» di uno sviluppo sensibile, accorto e rispettoso delle leggi di Natura. Invita ancora a riflettere sul bisogno di trasformazione imminente dichiarato da Gaia, la quale grida attraverso la voce di Greta, ad un rapporto diverso con essa. Un rapporto che può diventare possibile se si apre ad una relazione di dialogo cosciente “dell’emisfero destro dell’Uomo con l’emisfero destro di Gaia”. Una relazione al pari di quella che sappiamo creare noi terapeuti all’interno della stanza d’analisi, in cui domina il dialogo emotivo atto a riconnettere il paziente alla propria storia per riscoprire la finalità e il senso ultimo dell’esistenza. Potremmo dire, in altri termini, il bisogno di recuperare la sintonizzazione affettiva del cuore dell’Uomo con il cuore di Natura.
I lavori sono proseguiti addentrandosi nel profondo della parte clinica attraverso il contributo delle osservazioni e delle riflessioni della dott.sa Mara Breno. L’esperienza terapeutica condivisa con i partecipanti, parte dall’ascolto emotivo, da un utilizzo consapevole dell’immaginario e da una reale apertura all’ignoto che il sapiente uso dello sguardo ecobiopsicologico le ha permesso. Evidenzia, in primo luogo, come il senso di prigionia sperimentato da tutti attraverso il lockdown ha posto non solo i pazienti, ma ciascuno di noi, di fronte a una situazione nuova, mai pensata, mai sperimentata, definita ormai momento storico. Da alcuni percepito come una prigione, da altri impattato come evento drammatico per via del profondo senso di incertezza, da altri ancora registrato per la continua sollecitazione del tema vita-morte, questo momento ha potuto essere vissuto come una possibilità veicolante la scoperta di risorse interne inimmaginate. Sebbene vi sia stato modo di verificare l’emergere di antichi traumi sollecitati dall’esperienza contingente, è altresì comparsa, attraverso l’analisi dei sogni e delle emozioni, la possibilità per molti pazienti di immergersi nel proprio mondo interiore per incontrare l’appartenenza a qualcosa di più grande. Come se l’urgenza ed il dolore del momento fossero diventatati il motore per attingere a forze propulsive di guarigione.
Infine la dott.sa Naike Michelon porta alla luce alcune riflessioni rispetto alla possibilità di abitare diversamente la dimensione della gabbia nella quale la pandemia ha ci rinchiuso, attraverso l’attivazione di una visione non parziale, tesa a cogliere la possibilità di non frammentare la realtà di questo momento, che si è palesata attraverso aspetti espressi con emozioni e sentimenti apparentemente contrastanti ed ambivalenti.
Parafrasando il vangelo di Tommaso l’invito è quello di “guardare il demonio da ogni lato per poterlo vedere tornare ad essere Dio”. Ad esempio la gabbia, che per Tommaso era anzitutto gabbia dell’Anima, può recuperare, in alcuni casi, quell’accezione positiva insita nell’aspetto del limite che dà la forma, che in tal modo crea qualcosa di nuovo: l’emergere di una nuova possibilità. Con questa visione aperta al simbolico, narrerà la storia della terapia di una paziente durante il lockdown. Uscendo dalla logica deterministica si domanderà, ad esempio, cosa può significare nel campo di quella paziente, entrare nella sua casa attraverso la tecnologia, uscendo così dalla logica deterministica atta, in modo riduttivo, a giudicare semplicemente lo strumento tecnologico come più o meno valido per la terapia. Proseguendo, si domanderà, in relazione alla storia della paziente, se quella gabbia non riedifichi antiche ferite, esplorandone poi i vissuti nel corso dei colloqui, e vedendo così emergere frammenti traumatici della sua storia, che troveranno così spazio per poter essere elaborati.
Dai contributi ha preso corpo nel corso della giornata un dibattito arricchente. Molte sono state le domande lasciate aperte, vere e proprie aree da indagare con lo spirito di ricerca continua che ha animato i relatori ed i partecipanti in un unico coro e che, ad un certo momento, sembrava già sintonizzarsi con il bisogno di avvicinarsi ad un modo differente di rapportarsi al tema della cura e della malattia che in fondo, lo abbiamo capito, significa poter entrare in armonia con le note di Gaia. Attraverso le domande infatti emergeva l’eco di quello stesso spirito che nel corso del lockdown ha dato corpo e vita al progetto promosso dall’Aneb a sostegno dei medici, degli infermieri e del personale sanitario che si è speso in questo delicato momento.
Ascoltare il disagio di chi cura, è infatti uno sportello di ascolto gratuito, nato dalla collaborazione di psicoterapeuti che si è messo al servizio di coloro che chiameranno per dare un primo supporto attraverso lo sguardo simbolico e analogico dello spirito dell’anima dell’Ecobiopsicologia. Per prenderci cura, ancora una volta, della Vita.
[1] Frigoli, D., Dal Codice Atlantico di Leonardo: La meravigliosa virtù del Fuoco e il moto della fiamma, In Quaderni Asolani, Persiani, 2013, p.33.
Bibliografia
Breno M., Cavallari G., Menegola L., Michelon N., L’armonia nel dolore, Vivarium, Milano 2020.
Frigoli, D., “Dal Codice Atlantico di Leonardo: La meravigliosa virtù del Fuoco e il moto della fiamma”, In Quaderni Asolani, Persiani, 2013, p.33.
Frigoli D., Il linguaggio dell’anima, Edizioni Magi, Roma, 2016.
Frigoli, D., L’alchimia dell’anima. Dalla saggezza del corpo alla luce della coscienza, Edizioni Magi, Roma 2017, pag. 136.
Lovelock, J., Novacene, Bollati Boringhieri, Torino 2020.
Pincherle, M. (a cura di), Il quinto Vangelo, Macro, Cesena 1998.