I ritmi del cuore: una lettura ecobiopsicologica
Il cuore è un organo del corpo umano di importanza vitale. Esso rifornisce di sangue e di ossigeno tutti i distretti corporei tramite il raffinato apparato cardiovascolare e determina lo scandire della nostra esistenza attraverso il suo ritmo. Il suo arresto o malfunzionamento può determinare la morte in pochi minuti o comunque gravi disturbi della salute, ma a differenza degli altri organi del corpo il suo funzionamento è palese, evidente perché fa ‘rumore’ e si fa ‘sentire’ attraverso il suo ritmo che può essere regolare, irregolare, accelerato, decelerato o assente.
Il battito cardiaco è la manifestazione più evidente della forza vitale nell’organismo umano. Malgrado le connotazioni individuali, esso è di carattere universale poiché rappresenta il ritmo della vita. Il ritmo cardiaco è presente nella vita intrauterina prima della nascita: alcune cellule che poi andranno a formare il cuore si contraggono autonomamente in modo univoco prima ancora che ci possa essere il ritmo del respiro. Se non vi fosse il ritmo non vi sarebbe la vita: tutto ciò che è vivo e vitale si esprime con funzioni ritmiche come ad esempio il ritmo diurno e notturno che alterna il passaggio della notte al giorno e viceversa; il ritmo mensile della luna; il ritmo delle stagioni. Nell’uomo, oltre al ritmo cardiaco (sistole e diastole) vi é quello respiratorio, quello digestivo, ecc. ecc. In altre parole si può dire che la presenza del ritmo caratterizza non solo l’esistenza degli esseri viventi, ma bensì tutto ciò che appare nel macrocosmo Universo. In particolare secondo la visione ecobiopsicologica il ritmo cardiaco è inserito nella memoria biologica come una rappresentazione archetipica del ritmo universale; la funzione del ritmo è quella di ordinare la struttura della “materia” nella direzione della vita, perché con la morte cessa ogni ritmo e si afferma solo la quiete e l’inerzia. Che il battito del cuore rappresenta il ritmo della vita lo si nota soprattutto nel momento in cui si rompe la sua consueta armonia, per esempio quando si mette a “correre” all’impazzata o a “perdere colpi” a causa di emozioni improvvise. Tuttavia se il ritmo subisce alterazioni eccessive, allontanandosi quindi da quell’armonia dettata da una legge sottostante archetipica, a lungo andare il cuore può imbattersi in malattie che vanno a minare il suo funzionamento fino ad estendersi a tutto il sistema cardiovascolare. La frequenza cardiaca è determinata da stimoli elettrici che attraversano il cuore e si propagano a tutte le sue cellule perciò se questo sistema elettrico dovesse essere perturbato ne possono conseguire dei disturbi del ritmo cardiaco e dell’attività di pompaggio del miocardio. In tal senso viene a mancare la coordinazione di migliaia di fibre muscolari che non si contraggono e non si distendono più ritmicamente. Nel cuore si ha una vera e propria “anarchia” degli impulsi elettrici che risultano incontrollati. Tra i diversi disturbi del ritmo si conoscono le aritmie cardiache e si distinguono in base al loro luogo di origine e agli effetti sul ritmo cardiaco. Se i disturbi insorgono negli atri o nel nodo atrioventricolare si parla di aritmie sopraventricolari, se si manifestano nei ventricoli, di aritmie ventricolari. Se l’aritmia accelera il ritmo cardiaco si è in presenza di una tachicardia, invece se lo rallenta si tratta di bradicardia. Quando l’onda elettrica non si propaga per le solite vie di trasmissione può provocare un battito supplementare (extrasistole) a cui segue una pausa compensatrice avvertita dalla persona come un breve arresto del cuore. L’extrasistole può avere origine negli atri (extrasistole sopraventricolare) ed è spesso causata da una malattia cardiovascolare, per esempio l’ipertensione che affatica il cuore e provoca una dilatazione degli atri che si contraggono prima del tempo. Invece l’extrasistole ventricolare si origina nelle regioni ventricolari che non rispettano più i tempi propri dell’attività cardiaca.
L’aritmia dal punto di vista psicosomatico ha una grossa importanza per il forte messaggio implicito che vuole dare all’individuo ma per capirne il valore simbolico dobbiamo prima di tutto tener presente il significato psicosomatico del cuore. Il cuore è in stretto rapporto con il sangue che rappresenta la libido, l’energia, la vita dell’individuo, contenuta nell’apparato cardiovascolare. Il cuore da un punto di vista psicosomatico ha il compito di direzionare la libido e la vita, di porla in relazione (perchè esso manda il sangue in tutti i distretti dell’organismo, collegandoli tra di loro) e in comunicazione con il mondo esterno (il sangue nei polmoni si ossigena e va in tutto l’individuo). Insomma, con modalità ritmiche il cuore organizza la vita. Con queste premesse proveremo a dare una lettura ecobiopsicologica delle più comuni aritmie facendo alcune distinzioni tra tachicardia, bradicardia ed extrasistole. In generale sul piano psicodinamico si tratta di soggetti ansiosi, con forti componenti di depressione mascherata. Il paziente che ha crisi di tachicardia è sottoposto dal suo inconscio ad una stimolazione del sistema simpatico, ad un eccesso di attivazione che non trova scarico, ad emozioni come collera e paura che non trovano modo di essere espresse. Il tachicardico può essere paragonato ad una persona che ha problemi fobici, ovvero un soggetto che ha dentro di sè una forte energia, dei grossi desideri che vorrebbe esprimere ma è bloccato continuamente dalla ‘paura del fare’. Spesso una personalità di tipo fobico o chiunque attraversa una situazione di tipo fobico presenta una tachicardia. Da un punto di vista psicosomatico perciò la tachicardia è legata ad un’attivazione di elementi pulsionali sia di desiderio che di attività, ma dall’altra parte è connessa anche alla paura. La fantasia sottostante è che il cuore non ce la faccia più fino ad esplodere e la metafora con cui si esprime il paziente è “mi sento soffocare”. L’esperienza del soffocamento è legata ad un progetto che non riesce a trovare compimento e dichiara che la dimensione affettiva espressa dal cuore è compressa. Nel caso della tachicardia sinusale si rivela la presenza di aspetti agorafobici e claustrofobici, che nei casi più estremi sfociano in veri e propri attacchi di panico.
I bradicardici sono pazienti più rari, essi hanno crisi di rallentamento del ritmo cardiaco, perciò da un punto di vista psicologico siamo di fronte ad una problematica opposta a quella del tachicardico. Il tema di fondo è quello della dipendenza, di passività e di rifiuto dell’assunzione di ruoli attivi. Nella bradicardia sinusale si ha un eccessiva stimolazione del nervo vago che può rallentare il battito cardiaco al punto da determinare l’effetto di tranquillizzazione e di adinamia sino ad una possibile lipotimia. Si tratta, in generale, di soggetti con una forte componente depressiva che viene rimossa; di fronte a necessità esistenziali che implicano una forte stimolazione ortosimpatica questi soggetti, a livello inconscio, scelgono la facile via del sottrarsi ai loro compiti attraverso atteggiamenti e comportamenti di evitamento. Nell’extrasistole l’irregolarità e i vuoti del ritmo generano nel paziente una grandissima angoscia di morte e vissuti quali ‘il cuore si è fermato e non ripartirà più’ che fanno sperimentare al soggetto la dimensione del nulla, della nullificazione. La metafora con cui il paziente si esprime è ‘aiuto, perdo i colpi’. In questo caso la somatizzazione è più profonda e più nascosta. Si tratta di soggetti con forti componenti narcisistiche, incapaci di veri legami affettivi, vissuti questi ultimi più sul piano di una superficialità di relazione che di vero coinvolgimento. Quando per ragioni esterne (ad esempio la fine di un rapporto) o interne (la necessità di nuove relazioni) la prospettiva affettiva viene vissuta come pericolosa rispetto al fragile equilibrio emotivo, l’incapacità psicologica di adattarsi alla nuova condizione è somatizzata nell’alterazione del ritmo cardiaco, che diventa l’espressione manifesta della rigidità della personalità di tali pazienti. Sul piano simbolico in tutti i disturbi del ritmo cardiaco si registra una confusione fra l’ascolto dei ritmi dell’Io e delle sue esigenze rispetto all’autenticità del ritmo del Sé.
Bibliografia:
Bruno M., Toson R.; Riflessioni ecobiopsicologiche sul cuore: dal centro dell’uomo all’infinito, Istituto di Psicoterapia ANEB, Anno accademico 2011-2012
Frigoli D, tratto da “Il sangue e i suoi simboli: dalla clinica agli archetipi”, Corso di Medicina Psicosomatica, 2017
*Dott.ssa Alessandra Monti, psicologa, psicoterapeuta