La milza: un serbatoio di energia
* di Dr. Diego Frigoli
La milza è un organo misterioso. In quello spazio reale e simbolico delineato dal corpo e dai suoi confini, che l’immaginario popola con le sue fantasie, la milza è presente come un arcano.Un dolore improvviso avvertito nell’area del fianco sinistro, quando è di difficile localizzazione e ha caratteristiche inusuali, fa subito emergere, nella fantasia, come causa possibile “la milza”.Da piccoli - quando si correva a perdifiato giocando nei campi o nei boschi - ecco la milza con il dolore istantaneo al fianco sinistro spezzare bruscamente quel rincorrersi garrulo e festante, lasciando boccheggianti a respirare affannosamente con la mano compressa, là dove il dolore si era manifestato, come a calmare un dio ignoto che ci rammenta nel dolore il suo potere archetipico.
La milza non è un organo vitale, dato che la sua asportazione non produce disturbi apparentemente importanti per la sopravvivenza dell’uomo, anche se, andando in profondità a esaminare gli aspetti psichici più sottili presenti nelle splenectomia, si evidenziano alcuni elementi che fanno pensare come tale organo enigmatico possa sostenere un ruolo significativo nell’economia psicosomatica dell’individuo.
La milza è come una spugna di circa 12 cm per 7 cm, di forma ovolare, inserita nella circolazione dell’addome; essa è nutrita dall’arteria splenica mentre le venule che si concentrano nella vena splenica finiscono per confluire nella circolazione epatica. dal punto di vista strutturale si presenta costituita da setti fibro-muscolari che si irradiano verso l’interno dell’organo, proprio come in un’arancia le fibrosità interne delimitano la polpa sugli spicchi. Le cavità lasciate libere da questi setti fibro-muscolari, ampiamente comunicanti fra loro, sono riempite di tessuto splenico o polpa splenica. Quest’ultima è costituita dalla cosiddetta “polpa bianca” formata da manicotti linfatici periarteriosi, che come granuli bianchi circondano le arterie, e dalla “polpa rossa”, costituita da globuli rossi, dai macrofagi, grandi cellule mononucleate che hanno proprietà di assorbire (fagocitare) il materiale dannoso che transita nella milza.
La milza, inserita nella circolazione dell’addome, svolge una funzione di deposito e serbatoio di globuli rossi che si arrestano nelle maglie dei seni venosi della polpa splenica.
Di lì le emazie eventualmente possono essere espulse e inviate nella circolazione generale grazie all’azione di spremitura indotta dai nervi splenici o per l’azione di fattori umorali quali l’adrenalina.
Tutte le condizioni di stress, come la mancanza improvvisa di ossigenazione dei tessuti, l’esercizio muscolare, le stimolazioni psicologiche di attacco e fuga, ecc., inducono contrazione della milza con messa in circolo di un quantitativo di globuli rossi aumentato per poter disporre di più ossigeno destinato alle reazioni biochimiche, atte a sostenere il maggior impegno energetico delle cellule.
Sul piano simbolico tale funzione di serbatoio emotivo, può essere paragonata analogicamente alla possibilità psichica della libido di far riferimento a un “centro di energie mentali” avvertito come “riserva funzionale” nei momenti di maggior esaurimento psicologico.
Pensiamo ad esempio quando nei momenti di stanchezza per un impegno troppo gravoso sul piano del pensiero, avvertiamo all’improvviso un esaurimento delle nostre possibilità ideative, con calo netto della tensione psicologica, tanto che ci sembra di non aver più riserve di idee. Ecco che allora, spinti dalla motivazione incalzante dell’impegno di lavoro, le forze mentali sembrano ridestarsi, permettendoci così di continuare ancora per un certo tempo il mantenimento della nostra tensione mentale.
La funzione di riserva energetica
È la “milza archetipica” che si è contratta, alimentando la libido di nuovi nuclei ideativi tali da favorire il proseguimento dell’attività lavorativa. Lo stesso accade nelle situazioni emotive, quando ci sembra di aver esaurito la nostra capacità di sopportazione, per cui un qualsiasi stress ulteriore minaccia di svuotarci completamente di ogni nostra capacità di risposta: quell’improvviso afflusso di energie che ci permette di fronteggiare la situazione minacciosa nasce proprio dalla “milza archetipica”, che rappresenta la capacità dell’io di servirsi della libido ricavandola dalle sue riserve energetiche. Quando parliamo di “milza archetipica” non si deve pensare a un vero e proprio organo del cervello, o funzione cerebrale localizzata in qualche sede anatomica, quanto piuttosto a una facoltà della libido che, come energia in movimento, mantiene in sé la possibilità di “concentrarsi” in veri e propri nodi energetici, capaci di essere utilizzati nei momenti del bisogno.
Se il sangue, sul piano delle funzioni corporee, può essere assimilato, per quanto pertiene alla vita psichica, alla libido, la milza, organo di deposito e vero e proprio serbatoio di sangue, corrisponde sul piano analogico a ciò che noi definiamo nella vita psicologica come, “capacità di concentrazione” della libido circolante.
La capacità di “concentrare”
La “capacità di concentrazione” della libido è una prerogativa molto antica nella scala filogenetica, tanto che può essere ritrovata in quelle espressioni delle forme viventi che per sopravvivere devono accumulare energia. Nella vita embrionale dell’uomo, gli abbozzi della milza compaiono già alla prima settimana di gestazione, a ricordarci come la milza subentri dopo che si sono create le condizioni primitive per gli abbozzi dell’apparato digerente primitivo. Sul piano simbolico, se ogni “forma” corrisponde a una “funzione”, tanto che possiamo parlare di inscindibilità tra “forma” e “funzione”, al tubo digerente primitivo corrisponderà sul piano della coscienza filogenetica la nascita di ciò che noi chiamiamo la possibilità di introiettare gli elementi psichici destinati all’amplificazione, mentre la milza come “forma” corrisponderà alla funzione di “concentrazione” della libido in riserve energetiche della stessa.
Ma la milza, accanto alla funzione di deposito e serbatoio di sangue, a dimostrazione della sua primitività di rapporto con l’evoluzione filogenetica, possiede un’altra funzione, quella di contribuire durante la vita fetale alla produzione del sangue.
Pertanto la milza come organo è strettamente legata al sangue, tanto che appunto nella vita fetale essa lo produce.
Dunque, sul piano simbolico, la milza non è soltanto rappresentativa come “forma” della funzione “concentrazione della libido”, ma almeno nella vita fetale essa è alla base della genesi stessa della libido, contribuendo con il midollo osseo a tale importante azione. Se il midollo osseo sul piano concreto, rappresenta l’organo generatore delle emazie e dei globuli bianchi, sul piano simbolico esso, come la milza nella vita fetale, può essere visto come la sorgente stessa della vita emotiva (si noti ad esempio l’assonanza tra i termini emazie ed emozione) e dei meccanismi di difesa, rappresentati sul piano concreto dai globuli bianchi e dagli anticorpi. Questi ultimi infatti hanno la prerogativa di mantenere intatto l’Io biologico di fronte alle aggressioni delle sostanza estranee (antigeni), batteri, virus, ecc.
Il “cimitero” dei globuli rossi
Ma la milza ha anche l’importante funzione di fagocitare diverse cellule, parassiti, globuli rossi fragili, ecc., svolgendo così un’azione particolarmente importante nei meccanismi difensivi dell’organismo. Sul piano simbolico tale funzione organica corrisponde alla messa in atto delle funzioni psichiche difensive, capaci di equilibrare la vita psichica grazie alla rimozione e alla negazione che “fagocitano” i contenuti inaccettabili per la coscienza trattenendoli nell’inconscio.
Un’altra funzione importante svolta dalla milza è rappresentata dalla distruzione dei globuli rossi invecchiati, e dall’immagazzinamento del ferro contenuto nell’emoglobina in depositi ferrosi. Si suol dire che normalmente la milza è un il cimitero e non un mattatoio di globuli rossi.
Un rinnovamento continuo.
Sul piano simbolico tale funzione corporea della milza corrisponde all’analogo meccanismo psicologico di cambiamento delle modalità vecchie di espressione emotiva a favore di un rinnovamento delle stesse, così come accade sul piano intellettivo. Quando noi ci scopriamo capaci di nuove iniziative, abbandonando gli schemi usuali dettati dai comportamenti appresi dai genitori, e siamo capaci di rinnovare le nostre opinioni oltre i preconcetti educativi, ecco funzionare quella capacità psichica archetipica rivelata sul piano somatico di questa funzione della milza.
La milza è inoltre capace di immagazzinare il ferro, derivato dalla distruzione dell’emoglobina presente nei globuli rossi invecchiati ed è così uno dei più importanti depositi di ferro dell’organismo. Sul piano simbolico il ferro nei miti era sacro a Marte, dio della guerra e della fecondità; noi sappiamo che nella vita psichica Eros e Thanathos (amore e morte) rappresentano i poli fondamentali entro i quali si scandisce l’accadere e lo svolgersi della vita psicologica. La capacità di accumulare ferro è dunque fondamentale per la psiche, perché attraverso un accumulo proporzionato di “forze aggressive” - il Marte distruttore e agricoltore - la psiche ha la possibilità, con la messa in atto dell’aggressività, di poter elaborare i propri progetti e con la fecondità di gestirli in modo appropriato, senza dimenticare il rapporto di realtà.
Ciò significa che quando siamo in grado di decidere una nostra iniziativa, uscendo dall’inerzia abissale in cui riposa il carattere del bambino, ci serviamo delle componenti aggressive come aspetto psicologico capace di elaborare i nostri progetti e diamo a questi ultimi un valore realizzativo e concreto grazie all’aspetto fecondo indotto dall’archetipo marziale che abita il nostro psicosoma.
*tratto da appunti del Dr. Diego Frigoli, Psichiatra Psicoterapeuta, Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ANEB