Prova costume: SOS cellulite
a cura di A. Monti*
La cellulite si rivela come un reale inestetismo, un elemento destrutturante della nostra forma estetica. Oggi la cultura sempre più orientata alla bellezza porta i mass media a presentarci continuamente immagini di un femminile dal corpo perfetto suscitando sul piano psicologico il bisogno di adeguarsi. Cerchiamo di capire che cosa ci rivela dal punto di vista psicosomatico questo fastidioso inestetismo. Per comprendere la cellulite è anzitutto necessario parlare di pelle. La pelle è un tessuto fibroso elastico, tanto che può adattarsi perfettamente alla dimensione e alla forma del nostro corpo. Essa è suddivisa in strati: l’epidermide; il derma che contiene vasi sanguigni, ghiandole e terminazioni nervose e il tessuto sottocutaneo connettivo (chiamato cosi perchè collega i primi due strati al tessuto sottostante) che è costituito dai muscoli e dalle ossa. Sappiamo inoltre che la pelle funge da copertura e da isolamento della parete interna da quella esterna.
La cellulite è una malattia della parte del connettivo, del tessuto sottocutaneo. La medicina riconosce tre fasi di questo disturbo: una prima fase reversibile in cui vi è un’alterazione tra il contenuto di liquidi, il grasso e il tessuto fibroso che, a sua volta, può portare ad una fase irritativa. Infatti la presenza eccessiva di liquidi può portare ad un’ infiammazione del tessuto sottocutaneo tanto che questo inizia a proliferare e ad aumentare di volume. A questo punto il risultato finale è la cosiddetta cellulite dura, una situazione cicatriziale che non è reversibile e dove è visibile il danno estetico, la così detta buccia d’arancia o cuscinetto. Quali sono le cause? Sono diverse ma quella più importante è di carattere ormonale dovuta per esempio all’assunzione della pillola contraccettiva o alla menopausa; ma anche lo stress che, causando un’ampia secrezione di adrenalina comporta un difetto di vascolarizzazione della pelle; inoltre anche i fattori alimentari e quelli vascolari locali possono favorirne la comparsa. Le sedi più colpite sono i fianchi, il basso ventre, le cosce ed i glutei; in misura minore la parte alta delle spalle, del collo e degli arti superiori.
La cellulite è quindi una disarmonia ed un inestetismo legato all’acqua, ad un archetipo dunque, collegato alla stasi e al rallentamento del tratto linfatico della circolazione responsabile del formarsi di infiammazioni locali. La linfa è lo strato liquido nel quale riversiamo il nutrimento che poi viene assorbito dalle cellule. Quale pensiero segreto dipana il corpo all’interno di questa sua immagine concreta e simbolica legata a disagi profondi? L’infiammazione dal punto di vista psicologico comporta sempre che il corpo che ospita il Sé reagisca quando qualcosa non va; per cui il tessuto infiammato indica la presenza di una reazione in atto. Ma la situazione cicatriziale rimanda ad una dimensione conflittuale che è stata rimossa all’interno della terra madre e viene immersa in un mondo ctonio in cui il conflitto non comparirà più alla luce.
L’analogia che ritroviamo dal punto di vista biologico è questa: l’aumento della cellulite non è connessa all’ingrassare, all’aumento dell’adipe. Il tessuto sottocutaneo ha parti di grasso e di tessuto fibroso elastico che, come già detto, può prendere la forma corporea. Nella cellulite accade che, a fronte dell’infiammazione, la parte di tessuto grasso viene soffocata dalla reazione flogistica che a sua volta causa il formarsi della cicatrice. Quello che vediamo come nodulo è una reazione infiammatoria dolorosa in cui la parte del tessuto elastico e adiposo vengono soffocate e bloccate.
Inoltre l’ecobiopsicologia ci insegna che la sede del sintomo è fondamentale per una lettura analogica dello stesso. La cellulite compare per di più nelle natiche e nelle cosce, parti in cui è sedimentato il rapporto generativo e il tema del materno. Perciò siamo di fronte ad una dipendenza non accettata o quantomeno non elaborata, il più delle volte ad una simbiosi che rimane latente. La flogosi del tessuto sottocutaneo può essere ereditaria o presentarsi in diverse fasi della vita della donna. Cosa vuol dire avere una madre con la cellulite e subire anch’io questo destino ineluttabile? Come lo risolvo? Attraverso il progetto: solo questa componente può risolvere una pesante sorte che ci opprime. Infrangerla con una dimensione progettuale significa irrompere mettendo in atto delle iniziative psicologiche che spezzano la catena di dipendenza elaborando una strategia differente per la propria esistenza. Più io sono dipendente più la mamma graverà attorno alle parti creando un cuscinetto di protezione e culla in cui essere perennemente affossata e da cui non mi muovo, in un rapporto simbiotico. Tante ragazzine sono turbate dal menarca perché le conduce ad essere simili alla propria madre. La comparsa della cellulite in questa fase testimonia che mentre si attuano queste cariche in cui scatta la separazione dal materno, dal punto di vista del corpo e della psiche le parti inconsce emergono violentemente e quella mamma che si cercava di abbandonare ritorna addosso con il liquido e la stasi linfatica. Una tematica del profondo totalmente diversa è quella della comparsa di una forte infiammazione sottocutanea, dopo la gravidanza, in giovani donne che vivono questo periodo come un pretesto per andare oltre se stesse, gravidanze quindi ‘piene d’acqua’, in cui si mangia voracemente e si ritorna ad uno stato antico in cui compare la steatopigia. In questo caso la simbiosi con il materno viene interrotta e con la gravidanza si mette tutto in discussione. Gli inestetismi della cellulite qui saranno caricati non soltanto di stasi, che peraltro coinvolgerà anche l’addome, come se si volesse continuare a mostrare uno stato gravidico da cui si ha difficoltà a staccarsi, ma si accompagnerà anche a patologie venose che dichiarano sul piano della circolazione un femminile dipendente. Infine nella donna in menopausa, nella quale si ritorna ad una condizione di vergine e si assiste al lutto simbolico della mestruazione, la comparsa di marcati inestetismi hanno un significato di ripresa di contatto con le parti della maternità simbolica che procede e continua come nonna, quindi come seconda madre. Abbiamo visto che l’infiammazione del tessuto connettivo è legata ad una stasi, ad un rapporto di passività e dipendenza, ad una resa della dimensione progettuale. Come può un terapeuta muovere queste parti? Oggi c’è un accanimento esagerato nei confronti della cellulite e vengono proposte alle donne molte tecniche e trattamenti per combatterla, alcuni anche molto aggressivi che agiscono sulla struttura corporea, sull’esterno. Noi sappiamo però che l’esterno è la forma del dentro, perciò se non viene elaborato il vissuto profondo, il corpo decade nuovamente. Ciò non significa che se risolviamo il conflitto inconscio l’infiammazione sottocutanea sparisce, ma che bisogna farsi carico anche del soma e delle sue regole. Da terapeuti ecobiopsicologici, oltre a considerare gli aspetti inconsci, dobbiamo perciò anche mettere la persona davanti al suo corpo, farglielo toccare, vedere davanti ad uno specchio per poterla mettere in contatto con questa parte spesso trascurata. Far ginnastica, fare una dieta, curare il proprio aspetto estetico può essere un primo movimento: se si muove il fisico si metterà in moto anche qualcosa a livello psichico. Tenere assieme l’armonia di noi stessi è fra le cose più importanti, significa creare una centralità all’interno del nostro essere dove le parti fisiche, psichiche e affettive coesistono in un modo così integrato da costituire il centro della nostra esistenza psicosomatica.
Bibliografia:
Cavallari G., Frigoli D., Tortorici E., Appunti dai convegni monografici di medicina psicosomatica,
Frigoli D., Il linguaggio dell'anima, Edizioni Magi, Roma 2016
Pusceddu, Il corpo racconta, Emilio Persiani Editore, Bologna, 2013
*Dott.ssa Alessandra Monti, psicologa, psicoterapeuta