Penelope, o della radice
Alda Marini
a cura di Lucia Carluccio
Il saggio di Alda Marini – Penelope, o dalla radice – tratto dal libro Le zattere di Ulisse curato dallo psicoanalista Anthony Molino, prende in esame la figura di Ulisse, ma di Penelope soprattutto si parla, giungendo a nuove e originali interpretazioni. Attraverso un’indagine accurata e acuta, viene messa in evidenza la straordinaria “fedeltà” della donna e la “Libertà” di Ulisse che, a differenza di come possa sembrare, è una condizione vissuta dall’uomo non con slancio, soddisfazione e appagamento, tutt’altro. L’avventuriero, lontano dalla sposa sola e “vedova bianca”, è inquieto, insoddisfatto, nostalgico e senza pace alcuna, con il costante pensiero rivolto alla moglie lontana, eppur vicinissima, anzi, dentro di sé come presenza fissa e imperante.
Alda Marini fa riflettere il lettore su come la prospettiva debba essere rovesciata: non è Penelope, in realtà, ad essere in attesa, è Ulisse che attende di tornar da lei. La figura della donna è così dominante nella vita dell’uomo da definirgli un’identità. Lei era «incastonata nell’aria come un gioiello nella sua corona» dice Ulisse riferendosi a Penelope nel romanzo Circe di Madeline Miller.
È proprio il caso di dire gutta cavat lapidem: “la goccia perfora la pietra”.
Penelope, apparentemente un femminile passivo che subisce la solitudine e aspetta il marito lontano per tanti anni, priva di ribellione e autonomia, in realtà rappresenta proprio il contrario: nella sua ferrea volontà, lucidità, costanza e fermezza consegue obiettivi altrimenti impossibili, come, appunto, può apparire il fatto che l’acqua (il femminile) possa scavare la pietra. Ma lo fa, goccia dopo goccia, incessantemente, mostrando come la forma apparente delle cose possa ingannare.
All’analisi dell’autrice, contribuisce senz’altro la sua esperienza di terapeuta di coppia, grazie alla quale ha potuto concretamente verificare quanto l’uomo e la donna, nella relazione, manifestino e svelino archetipi appartenenti a verità profondissime e «forse scritte nel corpo umano e nei geni» riferendosi al pensiero di Carl Gustav Jung e Diego Frigoli.
La realtà fisica e psichica, come sostiene Frigoli, è molto più complessa certamente, ma, sempre, svela l’archetipo intersecandosi intorno al suo valore simbolico.
Nei miti nulla è a caso: Alda Marini riflette anche sul nome, Penelope, colei che “quadra la trama del tessuto”, dunque colei che è “struttura”, che è “principio di realtà” dinanzi a un Ulisse che vaga e non si ferma.
Ad una lettura superficiale del racconto mitico, pare che il vero astuto sia Ulisse, ma l’autrice del saggio va a fondo ed evidenzia quanto fortemente lo sia anche Penelope, colei che sa trovare soluzioni in situazioni che paiono senza speranza, colei che in realtà non subisce il destino, ma lo affronta attivamente e con strategia, abilità che non viene meno quando finalmente il marito ritorna da lei che, anziché accoglierlo senza intervenire, mette in atto la sua metis mettendolo alla prova. Ancora una volta è lei che agisce con forza e astuzia; lui appare come un vecchio stanco e provato. Perché la donna, che Penelope rappresenta, come la natura, va a controllare la «terra e i suoi frutti» e sa raggiungere gli obbiettivi, le mete, i traguardi grazie a una consapevolezza che le viene dalla pancia e che giunge nel mondo il quale, senza il potere del femminile, non splenderebbe di vita.
E così, Alda Marini illumina l’interpretazione del mito in modo nuovo, brillante, autentico: non potrebbe esplorare, l’avventuriero Ulisse, senza il suo perno, la sua Penelope, così come non possono, i rami di un albero, diramarsi verso le vette del cielo senza aver le radici sprofondate nella terra calda, buona, possente, vitale. Come Penelope.
AUTRICE: Lucia Carluccio – Laureata in lettere moderne con Laurea Specialistica in Linguistica è docente di Lettere e autrice di varie pubblicazioni fra le quali si ricorda il romanzo “Il Cigno e la Ballerina” vincitore della seconda edizione del Premio Letterario Internazionale Dario Abate Editore e la raccolta di poesie “Nitida dallo spessore del cielo” Bertoni Editore.