Home È possibile studiare l’azienda in termini olografici ecobiopsicologici? Riflessioni nell’ambito dello studio delle organizzazioni

È possibile studiare l’azienda in termini olografici ecobiopsicologici? Riflessioni nell’ambito dello studio delle organizzazioni

È possibile studiare l’azienda in termini olografici ecobiopsicologici?
Riflessioni nell’ambito dello studio delle organizzazioni

di Federica Argenti

>>> Leggi l’articolo completo qui pp. 79-85 <<<

L’Ecobiopsicologia considera l’essere vivente come un sistema dotato di un’organizzazione in cui il singolo è in uno stretto rapporto di interdipendenza con i suoi simili e tutto il sistema (Frigoli, 2014). Così come l’uomo è una totalità organizzata dotata di significato e potrà essere compreso solo se contestualizzato nel suo corpo, nella sua psiche, nelle sue relazioni, nelle sue tradizioni, nelle sue dinamiche sociali, culturali (Frigoli, 2007), così anche la comprensione dell’azienda non potrà prescindere da una lettura integrata.
Lo scopo di questo elaborato è quello di esplorare, attraverso la metafora dell’organizzazione-sistema declinata con l’approccio ecobiopsicologico e con la lettura dell’organizzazione in termini olonici, alcuni aspetti che compongono l’esperienza lavorativa, provando, attraverso il linguaggio dell’analogia e del simbolo, a rintracciare le corrispondenze e i paralleli tra il funzionamento dell’organismo umano e quelli dell’organismo azienda.
L’origine etimologica della parola lavoro deriva dal latino labor e significa fatica, pena, sforzo ed è riconducibile, presumibilmente, al verbo labare, vacillare sotto un peso. Pertanto, esiste un significato arcaico e primitivo del lavoro che sottolinea la dimensione della fatica, della onerosità, dello sforzo insiti nel lavoro, fino al limite di usare il lavoro come pena e restrizione della libertà personale (Avallone, 2011). Nel compiersi stesso di questa fatica, si evidenzia una dimensione esistenziale cara a tutto ciò che in natura è lavoro: la dimensione trasformativa. Là dove c’è trasformazione, c’è un lavoro, un travaglio, un passare attraverso qualcosa dal quale emerge un elemento nuovo o rinnovato: non c’è lavoro senza che l’attività comporti una mobilitazione di energia, una tensione verso un obiettivo. Lo sforzo è orientato a uno scopo e l’attività si sviluppa in funzione di questo scopo, della sua rappresentazione (Barus-Michel, Enriquez, Lévy, 2005). Il lavoro è infatti un processo dinamico che diviene movimento, mezzo di espressione, intervento di scambio, sequenza riproduttiva e un territorio nel quale si attivano rapporti e stili di relazione e convivenza (Avallone, 2011). Considerare il lavoro come possibilità di evoluzione individuale e collettiva, come azione trasformativa significa assegnare all’analisi del lavoro un ruolo centrale nella comprensione della realtà umana.
Le imprese sono i luoghi più comuni del lavoro e, ad un occhio esterno, si assomigliano tutte. Ogni impresa però ha una sua vita propria: nasce, cresce, si sviluppa, arriva a maturazione e muore (Bracci, 2016). L’azienda è viva. Lo spiega Alessandra Bracci (2016) riprendendo gli studi di Koestler (1971) e di Piero Mella (2005) per introdursi nella descrizione del concetto di olone ed “azienda olonica”. Affinché si strutturi un’azienda olonica occorrerà che tutte le sue funzioni siano fra loro collaboranti in termini di in-formazione. L’Ecobiopsicologia descrive il concetto di in-formazione come «un fattore preminente nella comparsa e nella persistenza di configurazioni di energia strutturata. Comprendere come il concetto di in-formazione e quello di olone siano tra loro connessi è fondamentale per rintracciare le corrispondenze analogiche e i paralleli tra il funzionamento dell’organismo umano e quelli dell’organismo azienda: parlare di olone senza l’in-formazione sarebbe come parlare di corpo senza liquidità, parlare di parti e non capire come esse siano tenute insieme. E qui entra in gioco il concetto di ologramma: confrontarsi con uno studio squisitamente ecobiopsicologico dell’azienda, che possa andare a rintracciare le corrispondenza dell’infrarosso e dell’ultravioletto aprendosi alla dimensione dell’immaginario, può essere possibile attraverso la possibilità di concepire e cogliere il sistema-azienda attraverso una visione tridimensionale, l’ologramma, che permette di vedere l’oggetto originale come se si sviluppasse in tre dimensioni e si trovasse di fronte all’osservatore, tanto che è possibile girare attorno alla fotografia ed esaminare i cambi di prospettiva (Frigoli, 2014) permettendo una lettura differente dei rapporti con la realtà. Leggere la realtà in termini olonici significa quindi indagare le corrispondenze con il tutto scoprendone le proprietà emergenti, cioè quelle proprietà non ascrivibili alla semplice sommatoria dei singoli componenti, ma è necessario introdurre la modalità analogica simbolica ecobiopsicologica per addentrarsi nella struttura olonica dell’azienda e cogliere quei ponti che connettono l’azienda all’Unus Mundus.
Nell’articolo vengono presentate alcune analogie colte nello studio di una particolare azienda. L’intento è quello di dare spazio a una possibile apertura di uno spazio immaginifico nel quale potersi muovere con future riflessioni più approfondite e meglio orientate all’indagine funzionale dell’azienda, inteso come ricerca delle analogie vitali: ad esempio, la relazione che l’azienda ha con l’esterno viene rimandata analogicamente alla pelle, le regole psichiche e morali inerenti i valori dell’azienda, alla struttura ossea del nostro corpo.
Costruire questi ponti analogici permette anzitutto di fare quello sforzo di connessione fra diversi saperi e discipline, che cominciano a dialogare in uno spazio immaginario che si apre attraverso l’uso dell’analogia e del simbolo. Diviene così possibile cominciare ad immaginare una vera e propria “anamnesi aziendale”, così come accade in terapia con un paziente, in cui l’ologramma dell’azienda sarà composto dalla sua storia: l’anno di fondazione, eventuali fusioni, possibili cambiamenti, superamento di momenti di crisi; dalle sue dinamiche interne, dalle sue peculiarità, dal modo in cui si è sviluppata ed è cresciuta in un determinato periodo storico e in un particolare contesto aprendosi anche agli aspetti sottili dei sogni e dell’immaginario, dell’inconscio personale che contraddistingue il Sé Aziendale di quell’organizzazione specifica.

AUTRICE: Federica Argenti – psicologa del lavoro e delle Organizzazioni, specializzata in tematiche di Change Management organizzativo e specializzanda presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Istituto ANEB.

References
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Immagine
Julien Dupré, Glaneuses, Au retour de la moisson, Collezione privata, 1880