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Psiche e materia

Psiche e materia
M.L. von Franz

a cura di Dr. Aurelio Sugliani

Il numero è, secondo Jung, la forma più primitiva
degli archetipi, quell'ordinatore delle nostre
riflessioni coscienti in cui si legano quantità e senso.

Nel 1958 Marie-Louise von Franz (1915-1998) costruisce la sua torre a Bollingen a base quadrata a mo’ di riflesso speculare del suo maestro C.G. Jung che ne aveva costruita una a sua volta a base circolare. Questa mimesi della von Franz con il suo mentore, riflette quanto questa autrice abbia assimilato prima, sviluppato dopo i principi e i concetti della psicologia analitica. Infatti in questo testo del 1954 “Psiche e materia” la von Franz esplora, avvalendosi della disamina di miti, fiabe, casi clinici e visioni alchemiche, tematiche come il concetto di archetipo, il principio di individuazione, le relazioni tra coscienza e inconscio, il rapporto con il tempo. L’autrice nelle riflessioni e nell’analisi dei vari concetti oltre a utilizzare il paradigma junghiano, lo integra con ampie formulazioni tratte dalla biologia, dalla fisica, dalla matematica, dalla astronomia.
Già del titolo si evidenzia il tentativo della von Franz di superare l’antico quanto annoso dibattito della divisione - di memoria cartesiana - fra mente e corpo, conscio e inconscio, materia e spirito. La psiche, secondo la von Franz, anticipando alcune riflessioni delle neuroscienze attuali, è pervasiva e connatura alla dimensione somatica. Scrive infatti: “Se la psiche inconscia sembra connessa con il corpo, ne deriva che è legata a tutto il corpo, e non solo o non specialmente ai processi cerebrali”.
Nella sua disamina inoltre lo studio della psiche per le sue caratteristiche sarebbe demandata alla fisica quantistica anziché alla ricerca delle neuroscienze o della biologia molecolare. L’autrice infatti sottolinea l’importanza di comprendere la psiche come un principio organizzativo dinamico che permea e influenza l’intera realtà nella sua totalità. La psiche è intrinsecamente connessa, embricata alla materia e al mondo esterno e influenza significativamente come noi interagiamo e interpretiamo il mondo. Sottolinea infatti: “La psiche non può essere di qualcosa “totalmente altro” dalla materia; altrimenti come potrebbe muoverla? E la materia non può essere totalmente estranea alla psiche; come potrebbe altrimenti produrla? Il mondo di psiche e materia è il medesimo, e l’una partecipa all’altra”
La von Franz nello studio degli archetipi evidenzia, riprendendo assunti matematici, come il principio fondamentale per organizzare il caos delle esperienze è il concetto di numero, considerato da Jung come il fondamento di ogni forma di conoscenza. Sulla base delle riflessioni junghiane, l’autrice asserisce che il numero ha la capacità di dare un ordine alle reazioni della psiche, in modo che rispecchino l'ordine intrinseco della realtà stessa. Il numero – continua l’autrice - è lo strumento essenziale per instaurare tale ordine in modo da comprendere una struttura preesistente o una regolarità ancora non identificata. Il concetto di numero viene considerato come il più basilare elemento di organizzazione della mente umana. Jung lo descrive come un archetipo dell'ordine che diviene cosciente. All’analisi del concetto di numero, la studiosa junghiana, amplia le riflessioni sull’esperienza psicologica del tempo e di come quest’ultimo, nelle sue varie declinazioni, tempo ciclico e tempo lineare, influenzi la nostra comprensione del mondo e di come la dimensione temporale sia percepita ed esperita in base alle varie costruzioni cultuali e culturali.
Ampie disamine e considerazioni di tipo storico vengono poi effettuate sul concetto di sincronicità, fenomeno che sfida la concezione lineare del tempo, dove eventi apparentemente non correlati presentano una connessione significativa, intuendo l’esistenza di un’organizzazione temporale più complessa e non lineare, andando al di là delle sequenze causali degli eventi stessi. A riprova delle sue speculazioni la von Franz attinge dai miti e dai vari simboli culturali, evidenziando la natura ciclica, ricorrente e trascendente della dimensione temporale.
Nel testo la von Franz sottolinea che solo confrontandoci con l’area archetipica della psiche, possiamo esperire il sentimento di essere in contatto con qualcosa di infinito e riprendendo le parole del suo maestro, indica che la questione decisiva della vita di una persona è essere o non essere in contatto con l’infinito. “Se riusciamo a capire e a sentire che già in questa vita abbiamo un legame con l'infinito, i nostri desideri e i nostri atteggiamenti mutano. in ultima analisi, contiamo qualcosa solo grazie a ciò che di essenziale possediamo, e se non lo possediamo la vita è sprecata” (Jung) A questo proposito lo scrittore Italo Calvino scriveva: “Se non tengo presente l’universo, perdo il senso delle proporzioni”. Anche in ambito terapeutico l’autrice sostiene che il processo di cura consiste proprio nel rapportarsi e confrontarsi con la “luminosità” del proprio sottofondo spirituale, detto in altri termini con la propria dimensione archetipica. Il testo, grazie alle sue molteplici riflessioni, risulta ancora particolarmente attuale nonostante sia stato scritto 70 anni fa. Marie-Louise von Franz, investigando ed esplorando le interazioni tra psiche e materia, dimostra con chiarezza quanto le sue intuizioni siano ancora estremamente moderne.

Sinossi: il libro della von Franz esplora le interazioni fra vari ambiti del mondo naturale e del mondo psichico utilizzando i paradigmi della psicologia analitica, della matematica, della biologia, dell’astronomia contribuendo così in modo originale alla visione dell’uomo nella sua complessità e totalità. Il resoconto di casi clinici, sogni, visioni e miti, rende il testo congruo e coerente con le tematiche trattate inerenti concetti di archetipo, simbolo, tempo psicologico, sincronicità.

M.L. von Franz, Psiche e materia, Bollati Boringhieri, Torino, 1992

Dr. Aurelio Sugliani - Laureato in psicologia. Responsabile Gestione Sistemi informatici e Area web ANEB. Collaboratore di Materia Prima. Autore dei libri “Tex Willer. Tra mito e archetipo”, “Nekyia: sentieri di conoscenza” e “Voci, racconti e narrazioni del corpo”.