SAL o del sale della vita - Esplorazioni analitiche della materia e del simbolo
Alda Marini
a cura di Dott.ssa Raffaella Restelli*
Alda Marini nel suo testo SAL o del sale della vita - Esplorazioni analitiche della materia e del simbolo, accompagna il lettore lungo un itinerario di conoscenza e consapevolezza instaurando un vero e proprio «dialogo» fra corpo e psiche, fra la dimensione materiale e la dimensione psichica, trovando nel sale un luogo simbolicamente denso da indagare, approfondire e portare a nuovi livelli di evoluzione e complessità con rigore, sistematicità e precisione. Il testo nasce dalla lunga e sentita esperienza di terapeuta di chi l’ha scritto: terapia come professione, e ancor di più come scelta di vita orientata alla trasformazione di se stessi e degli altri, come esseri umani, sul piano fisico e psichico.
Lo sfondo in cui il discorso si sviluppa è il concetto di unus mundus che Jung prese in considerazione a partire dalle letture di Dorneus (Dorn G., 1530-1584) dove i prodotti della psiche umana e le manifestazioni psichiche collettive affondano le proprie radici e trovano fondamento nella struttura stessa della materia (Jung G., 1955-1956, p. 533). Concetto che portò Jung progressivamente a mettere in luce l’affinità archetipica fra l’opus degli alchimisti e il processo di individuazione inteso come processo di trasformazione che conduce allo stato chiamato Anthropos, l’uomo rotondo, completo, integrato, l’uomo aureo per utilizzare il linguaggio alchemico.
Nei laboratori alchemici il sale riveste un ruolo di importanza fondamentale. Il sale è nell’immaginazione alchemica, ciò che determina l’equilibrio, la stabilizzazione, la combinazione armonica tra anima e spirito, tra zolfo e mercurio, la radice di tutti i corpi a rappresentazione del primo principio d’ordine nel mondo. Concetto espresso nel cerchio con diametro orizzontale, simbolo usato dagli alchimisti per designare il sale dove il cerchio sta per l’eternità, il dio che non ha inizio e non ha fine, le acque dell’Oceano che nel Caos primordiale appaiono sotto forma di una massa confusa in cui gli elementi non sono separati, e il diametro orizzontale simboleggia la divisione tra cielo e terra, che ordinò e stabilizzò tutto il creato, scindendo il cosmo in micro- e macro-, in acque inferiori e superiori.
È facendo tesoro degli insegnamenti degli antichi alchimisti, della materia che racchiude i segreti inesorabili della natura delle cose, che l’autrice compie un percorso a ritroso per cogliere come il simbolo del sale si manifesti nella materia e nelle produzioni dell’inconscio collettivo attraverso la religione, la fiaba, un’antica arte esoterica e infine il mondo privato delle produzioni dell’inconscio personale.
Alda Marini si spinge oltre l’amplificazione di quello che Jung, chiama Sal, intendendo con questo termine non solo il sale indagando la sua matrice archetipica della sostanza che si manifesta col medesimo senso sia nel mondo materiale che nel mondo psicologico e spirituale. L’autrice integra il concetto junghiano di amplificazione con quello ecobiopsicologico di analogia vitale. L’analisi approfondita e lo studio della psiche individuale e collettiva, con i suoi aspetti culturali e artistici e della dimensione spirituale, definita da Jung dell’ultravioletto, si estende alla dimensione dell’infrarosso, andando oltre la materia esaminata da Jung negli studi della fisica e giungendo a prenderla in esame anche nella sua struttura chimica, nella biologia e nel corpo umano, con le sue funzioni. Da qui andando ad integrare la visione junghiana con la componente psicosomatica.
La riflessione di Alda Marini parte dalla posizione che occupa il sale inteso come sostanza, nel mondo naturale. Il sale è l’esponente per eccellenza di un legame forte, stabile e duraturo: con le sue proprietà sottolinea l’importanza della quantità e quindi del dosaggio nel rapporto fra elementi, nonché della regolazione del loro legame. Il sale partecipa alle più importanti funzioni di scambio e regolazione nel funzionamento del corpo umano e, in natura, è il primo costituente minerale delle acque dei mari che possono essere considerate una sorta di materia prima dell’esistente. Nel corpo umano il sale è presente in tutti i tessuti, ma soprattutto nei liquidi, nella linfa vitale dell’uomo, negli umori più intimi: nel plasma sanguigno, nelle lacrime e nel sudore. L’autrice utilizza l’analogia sale-mare proposta da Jung (1955-1956, pp 175-246) nel suo lavoro di amplificazione, per sottolineare come vi sia una concentrazione simile di sale sia nel mare che nel sangue nell’accezione di mare interno, base della vita, luogo di trasporto, di osmosi e di scambi fra cellule di cui il sale è mediatore. Il sale si qualifica come un pilastro nella costruzione della vita, sintesi di opposti, attivatore di reazioni, come forse anche delle proiezioni più elevate dello spirito: il sale della saggezza, il sale della sapienza, il Cristo Salvatore, l’attivatore delle coscienze.
Alda Marini riflette su come immagini universalmente diffuse siano di fatto acquisizioni sedimentate di saggezza popolare che utilizza l’esperienza concreta per creare modelli di comportamento collettivo efficaci speculando su come ancora oggi nei rituali di matrimonio il sale venga utilizzato in chiave simbolica a consolidamento di un rapporto stabile che non esclude il sentimento, ma la cui riuscita dipende dal tempo che passa, dall’accettazione del sacrificio, del conflitto e dall’imperfezione dell’altro, dall’adattamento e dalla misura.
Molti i riferimenti biblici a un utilizzo metaforico del termine sale che portano all’esplorazione della dimensione simbolica all’interno della cultura cristiana, nelle Sacre Scritture, come garanzia a suggello di un’alleanza e attivatore di reazioni trasformatrici mettendo in evidenza la duplice natura del simbolo, che rimanda al concetto di «giusta dose» allo scopo di realizzare quella coniunctio oppositorum necessaria ad ogni evoluzione della coscienza che deve comunque comprendere entrambi gli aspetti, entrambi i movimenti, fertilità e creatività, ma anche inibizione e limitazione per non correre il rischio della perdita di equilibrio che porta al crollo dell’Io (Jung G., 1929-1957). «Condirai con il sale ogni oblazione e non lascerai la tua oblazione priva di sale, segno del patto del tuo Dio» (Levitico, 2, 13).
Il simbolo del sale viene anche indagato nella fiaba La guardiana di oche alla fonte dei fratelli Grimm come ciò che permette di prendere contatto con i fattori energetici attivati dalla sostanza nel contesto della narrazione. Fattori che evidenziano un principio di saggezza femminile per il quale la protagonista non è ancora pronta. Sarà proprio il sale a preservarla fino al momento della completa maturazione interiore, conservando intatte le sue virtù e permettendole un’evoluzione attraverso strutturanti esperienze trasformative di «amarezza».
Il sale è un ingrediente prezioso della vita psichica e fisica, il sale dà sapore e senso, ma si sparge anche sulle rovine affinché nulla possa più crescere. Come sempre il simbolo esprime gli opposti racchiusi nell’archetipo: la differenza sta nella coscienza della giusta misura. Questo testo fa molto riflettere, specialmente oggi, in una società e in una cultura troppo dominate dalla dis-misura, dall’assenza di limiti, dal predominio della quantità sulla qualità. Nelle stanze dell’analisi il sale sembra acquisire un senso nuovo e anche la malattia del corpo come quella dell’anima, trova una risposta che crea armoniche corrispondenze con i temi di fondo del paziente fino a divenirne una metafora della soggettività. Lo studio sul sale, con le parole che troviamo nella conclusione del testo, «ci apre anche a un nuovo modo di intendere la terapia, anch’esso più complesso e comprensivo». Di questa apertura a un «nuovo modo» di lavorare clinicamente il lettore attento troverà alcuni esempi, come quello nel dialogo con il paziente attorno al sogno sulla «montagna di sale», espressione dello stile dialogico con cui Alda Marini pensa, scrive e lavora (Cavallari, G., 2021, pp. 9-12). «Taluni non cercano l’oro, ma non esiste un uomo che non abbia bisogno di sale» (Cassiodoro, 523 d.C.).
Alda Marini, SAL o del sale della vita - Esplorazioni analitiche della materia e del simbolo, Roma: Edizioni Scientifiche Magi (2021)
Sinossi
Il sapore salato, acre, amaro del sale, che dà sostanza al pasto e senza il quale non ci si sente sazi richiama anche il sapore del sudore, della fatica, dell'impegno, del dovere... Apparentemente anomalo per una trattazione psicoanalitica, il sale prende in questo libro il gusto e le sfaccettature tipiche di una concezione integrata dell'esistente, per la quale i prodotti della psiche umana trovano fondamento nella struttura della materia. E così anche il sale, che con la sua struttura chimica di forma cubica richiama la stabilità e il rigore, con la sua funzione di regolazione nel corpo umano richiama simbolicamente la funzione di discernimento e di giusta dose. L'Autrice esplora il tema del sale in un percorso che dalla materia, custode della natura delle cose, passa alle metafore del senso comune, quindi le fiabe, le sacre scritture, l'alchimia per giungere alla psicoanalisi. Qui il sale compare nei sogni dei pazienti, amplificandone il valore simbolico, ma compare anche nel corpo, che parla ed esprime i medesimi significati in modo concreto attraverso sintomi e malattie connessi alle proprietà di questa sostanza. Nella stanza dell'analisi il sale acquista un senso nuovo e anche la malattia del corpo, come quella dell'anima, trova una risposta che crea armoniche corrispondenze con i temi di fondo del paziente e il sale diventa una metafora della soggettività.
*Dr.ssa Raffaella Restelli – Studiosa nell’ambito delle Scienze Umane, linguista e psicologa iscritta alla British Psychological Society con la quale collabora attivamente. Laureata in Lingue e Letterature Moderne presso Università Cattolica di Milano e in Psicologia presso Università Newcastle UK. Counselor ad indirizzo ecobiopsicologico. Traduttrice area Editoriale ANEB.