Intervista al Dr. Massimo Teodorani
a cura di Dr.ssa Alessandra Bracci*
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Alla fine dell’Ottocento e per tutto il Novecento, la visione meccanicistica sul mondo, frutto dell’eredità di Cartesio e Newton, è andata progressivamente in crisi a favore di una nuova prospettiva in cui il mondo non è più composto da mattoni elementari e l’uomo non è più una macchina, ma entrambi fanno parte di un sistema integrato, non più diviso da parti separate fra loro. In questo senso, l’entanglement, è una delle scoperte fondamentali della fisica quantistica odierna che il Dr. Massimo Teodorani Ph.D. - noto astrofisico e divulgatore scientifico - ha reso accessibile e comprensibile a tutti attraverso le sue pubblicazioni guidando i suoi lettori in un viaggio entusiasmante all’interno dei laboratori e dei centri di ricerca mondiali, procedendo dal mondo microscopico di fotoni ed elettroni, ai misteri del DNA, del cervello e della coscienza, fino ad arrivare ai fenomeni psichici e a quelli di coscienza collettiva. Le ricerche sulla fisica quantistica confermano l'entanglement come un fenomeno reale nel caso delle particelle elementari, per quanto riguarda il dominio microscopico. Negli ultimi tempi si è comunque ipotizzato - e Teodorani precisa che è ancora scientificamente indimostrato - che a certi livelli il fenomeno possa essere esteso anche al dominio macroscopico, e soprattutto alla coscienza, e che possa esistere un legame indissolubile non solo tra due particelle fatte interagire in laboratorio ma anche tra tutte le particelle dell'universo fin dall'epoca del Big Bang. La fisica di un futuro non troppo lontano sicuramente potrà confermare o confutare questa possibilità.
In che misura questi aspetti generali possono rivoluzionare il nostro approccio alla realtà profonda dell’essere umano e contribuire alla auspicabile transizione interiore nella direzione di un benessere delle nostre comunità globali e dei nostri eco-sistemi planetari? Nel momento in cui ci si affaccia sui livelli quantici della realtà, si prospettano scenari inattesi che potrebbe aprire orizzonti sorprendenti per quanto riguarda la coscienza dell’uomo nelle interazioni con il mondo e che lasciano intravedere affinità trasparenti con la realtà dell’anima e che sembrerebbero confermare, sul piano esistenziale dell’uomo, l’idea del fisico David Bohm di un universo che agisce in continuazione, informando ogni sua più piccola parte per interconnetterla al Tutto, un universo costruito secondo un’indissolubile connessione in grado di unire il mondo delle particelle elementari a quello della biologia, sino ai fenomeni psichici, individuali o collettivi.
Nell’ambito del progetto “La Rete della Vita” incontriamo il Dr. Massimo Teodorani Ph.D. per costruire un luogo ove consentire una visione integrata attorno a comuni ambiti di indagine e poter “dare forma” ad un cammino condiviso verso la ricerca della verità. Laureatosi in Astronomia ha successivamente conseguito il Dottorato di Ricerca in Fisica Stellare presso l’Università di Bologna. Come ricercatore, presso gli Osservatori Astronomici di Bologna e di Napoli e successivamente presso il Radiotelescopio di Medicina (BO), si è occupato di molti tipi di eventi esplosivi in ambienti stellari (supernove, nove, protostelle eruttive e stelle binarie strette di grande massa) e, più recentemente, della ricerca di pianeti extrasolari e di intelligenza extraterrestre nell’ambito del Progetto SETI. Ha successivamente insegnato Fisica come professore incaricato presso alcune università. Tra i suoi interessi di ricerca attiva c’è anche lo studio fisico dei fenomeni aerei anomali. Ha scritto 17 libri e svariati articoli divulgativi in materia di fisica quantistica, fisica atomica e nucleare, fisica delle anomalie luminose in atmosfera, astronomia, astrofisica, bioastronomia e argomenti aerospaziali. È inoltre un compositore di musica elettronica con lo pseudonimo di “Totemtag”.
Nel web sta circolando una bellissima frase: "Tutto ciò che ho vissuto nella mia vita mi ha preparato per questo momento", come questa affermazione è vera per lei? Qual è la domanda su cui si fonda il suo lavoro? Cosa c’è al cuore della sua ricerca?
Francamente non vedo quello che è successo con la attuale pandemia in relazione con la mia vita fino ad ora. Il fenomeno è globale ed ha sicuramente le sue radici nel modo in cui questa nostra civiltà si è rapportata al mondo naturale, dal momento che – io ritengo – la pandemia a cui stiamo assistendo è un fenomeno che ha solamente a che fare con una evoluzione naturale che risponde e reagisce al nostro comportamento, alla nostra civiltà per come abbiamo deciso di strutturarla. Potrei semmai pensare che il pianeta sia come un grande essere vivente capace di reagire alle nostre stimolazioni. Non c’è nulla di stranamente esoterico o millenaristico in tutto questo. Già alcuni scienziati ipotizzano che lo scioglimento dei ghiacci in Antartide – dovuto al riscaldamento globale solo da noi causato – possa risvegliare e riattivare virus e batteri di antica origine. Io vedo tutto quanto sta succedendo come una reazione cumulativa alle nostre azioni, governate principalmente dal profitto, da un uso sfrenato delle risorse naturali e da una totale mancanza di rispetto per l’ambiente in cui siamo immersi.
La mia vita – di me inteso come singolo – non mi ha preparato a nulla di tutto questo. Come tutti, semmai sono stato costretto a seguire l’onda, altrimenti non sarei sopravvissuto, dato che per ora la nostra società funziona solo in un certo modo. Siamo stati trascinati in questo disastro a causa delle scelte scriteriate dettate dal bisogno di consumare il mondo (nel senso letterale del termine) e non di viverci in armonia. Le tecnologie non inquinanti non mancano, ma purtroppo non sono preponderanti. Esistono enormi interessi economici in gioco, e, purtroppo, presidenti di nazioni orientati a peggiorare il nostro rapporto con l’equilibrio naturale, incuranti delle reazioni della Natura alle nostre azioni. Dunque, la mia vita di singola persona non mi ha affatto preparato alla pandemia. Io ho cercato di seguire nel miglior modo possibile, seppur con tutti i miei limiti, un’etica comportamentale guidata solo ed esclusivamente dalla mia coscienza, e non dal compromesso. Ma la Natura è un essere che reagisce a noi come collettività e non si cura minimamente delle scelte (inascoltate) dei singoli, ma reagisce solamente alla sommatoria delle azioni scriteriate di una civiltà eticamente molto mal impostata, per come lo è oggi.
Per quel che riguarda il mio lavoro, che è quello della ricerca, dell’innovazione, della conoscenza e della divulgazione, esiste sicuramente una domanda che lo spinge in avanti (o almeno tenta). Questa domanda è: «Il fenomeno della Coscienza è davvero sganciato dalle manifestazioni della materia, come Cartesio pontificava alcuni secoli fa, oppure esiste una coscienza universale insita nella materia, a cominciare dalle particelle elementari?». Se quella coscienza fosse solo il risultato di connessioni elettriche nel cervello, l’universo sarebbe completamente privo di finalità, ma solo frutto del caso. Eppure, pur non credendo in Dio come singola entità generatrice, non posso non meravigliarmi di fronte alla perfezione con cui l’Universo è strutturato andando dal micro al macrocosmo, e soprattutto di fronte al “miracolo” della continua creazione di particelle dal vuoto quantistico, una specie di “macchina perpetua” in grado di creare universi, a cominciare dal nostro 13.5 miliardi di anni fa.
Seppur non potendolo dimostrare, a volte penso che la Coscienza abbia sede proprio nel vuoto quantistico – quello che costituisce il 99% della materia di cui siamo fatti, quello che separa nuclei da elettroni nell’atomo. In realtà la materia non è fatta da biglie realmente solide ma da bolle sottilissime – al punto tale che mi sentirei spinto a pensare che il vuoto quantistico all’interno degli atomi, sotto forma di un pensiero, sia improvvisamente in grado di creare altra materia. Ovviamente questa è una palese violazione del principio di conservazione dell’energia e della massa. Eppure solo quando il mondo della materia è formato, esso obbedisce a leggi rigorose, incluso il suddetto principio, leggi che vengono mirabilmente descritte matematicamente.
Io questo universo matematico l’ho studiato a fondo nell’arco di tanti anni, soprattutto il mondo macroscopico dell’astrofisica [12]. Inizialmente desideravo capire tutti i dettagli di una certa realtà fenomenica dove tutto funziona secondo il principio di causa ed effetto, concentrandomi soprattutto sui fenomeni ad alta energia che avvengono in talune stelle, osservandole con diversi tipi di telescopi, effettuando calcoli senza fine su tali dati per cercare di ricavarne un modello in grado di descriverli e spiegarli.
Ad un certo punto della mia vita, seppur essendo (come ora) di impostazione “quasi atea”, mi sono chiesto se la materia – dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande – abbia una coscienza, senza alcun bisogno di invocare la figura di uno o più Dei creatori delle religioni istituzionali. E infatti nella seconda parte della mia vita io ho anche studiato quella parte della meccanica quantistica che si occupa del fenomeno dell’entanglement [5] – specie attraverso il lavoro interpretativo di David Bohm [4] e di Wolfgang Pauli [3] – dove appare chiaro che a certi livelli della realtà esiste un legame istantaneo tra particelle, se quelle particelle hanno interagito tra loro almeno una volta. Ovviamente, proprio per via delle leggi della meccanica quantistica noi non potremo mai usare l’entanglement come meccanismo di comunicazione istantanea dell’informazione, poiché quando cerchiamo di misurare il fenomeno noi – anche se dimostriamo l’esistenza del fenomeno – distruggiamo inevitabilmente la funzione d’onda che descrive quelle particelle legate dall’entanglement. Non potremo mai sapere quello che quelle particelle si sono dette, lo sanno solo loro. Proprio come se due persone comunicano telepaticamente e nessuno le può sentire.
Esiste dunque una dimensione dell’esistenza la cui percezione diretta ci è preclusa se ci affidiamo alla nostra – seppur potente – scienza. Eppure, proprio attraverso questa strana fenomenologia della meccanica quantistica, è stata proprio la Fisica ad aprirci al più grande degli interrogativi: l’Universo ha una coscienza? Scientificamente non possiamo dimostrarlo, ma intimamente gli scienziati che riflettono e non si limitano ad analizzare meccanicamente la realtà, percepiscono che l’Universo ha di fatto una coscienza. Questa barriera che a certi livelli si frappone tra noi e certi livelli della realtà ci fa chiaramente capire che la nostra Scienza ad un certo punto si ferma. Nel momento in cui la nostra conoscenza diventa percettiva e non più analitica, la Scienza cessa di esistere come metodo, per lasciare il posto alla percezione individuale, non condivisibile, non falsificabile. E non mi riferisco solamente alle stranezze del mondo quantistico, mi riferisco anche a certe anomalie che avvengono in natura, che non sappiamo ancora spiegare: fenomeni aerei luminosi che sembrano violare le leggi conosciute della fisica, che ho studiato a fondo per molti anni [7], in parallelo all’astrofisica. E dunque cosa dovremmo fare? Abbandonare la scienza per dedicarci allo sciamanesimo? Ovviamente sarebbe una autentica follia, ciò ci precipiterebbe nel caos, e ci manderebbe completamente fuori controllo. Lasceremmo il mondo in mano a guru new-age, per proiettarci in una nuova era, completamente acritica, delle religioni, delle religioni dei nuovi pifferai. Una era di buio assoluto.
Dunque quale deve essere l’approccio più equilibrato? Abbandonare la scienza al fine di vivere in un universo dotato di coscienza, anche se non capiamo il funzionamento? Se facessimo una cosa del genere commetteremmo un suicidio di massa. L’essere umano ha assolutamente bisogno della Scienza, dato che comunque, a prescindere da riflessioni filosofiche e metafisiche, noi viviamo nel mondo della materia, un mondo che vogliamo controllare tramite la tecnologia. E, sempre nel mondo della materia, sappiamo anche che la nostra civiltà deve espandersi, colonizzando altri pianeti del sistema solare, e poi altre stelle più avanti. Noi siamo nati nella materia ed è lì che siamo destinati a vivere. Non esiste un mondo senza la materia e l’energia, non esiste nessun mondo dove tempo e spazio non esistono: queste sono solo dimensioni mentali e psichiche, ma non rappresentano mondi reali. Tutti gli universi sono fatti solamente di materia ed energia, magari anche con leggi diverse dalle nostre. Perché questo è emerso 13.5 miliardi di anni fa da una fluttuazione quantistica del vuoto, quella che ha dato luogo al Big Bang, ovvero il mondo della materia che vive nello spaziotempo. Noi possiamo vivere solo in questo reame.
Il punto è come imparare a viverci, e noi non abbiamo imparato a viverci bene. Abbiamo abusato del nostro pianeta, e siamo responsabili del riscaldamento globale, abbiamo fatto anche di peggio, abbiamo oppresso popoli, abbiamo affamato il pianeta, abbiamo inquinato tutto il possibile. Lo abbiamo fatto senza renderci conto che di quel pianeta che abbiamo torturato noi ne siamo parte. E ora – anche con questa pandemia in corso – ne stiamo pagando le conseguenze. Forse questa non sarà la sola risposta della Natura alle nostre azioni. Quale dunque è la lezione che dobbiamo imparare da tutto questo? Probabilmente dovremmo pensare a quella barriera impenetrabile che si alza quando la scienza tenta di investigare il fenomeno dell’entanglement quantistico, che però accende una nuova percezione, quella che in realtà l’Universo intero abbia una coscienza, di cui tutti noi siamo parte anche se non lo sappiamo. Ovviamente non possiamo rompere quella barriera, perché sembra che l’universo sia strutturato per autoproteggersi. Semmai una cosa la possiamo fare: guidare la nostra scienza verso un sentiero che sia etico, aprendo anche alla possibilità di nuove forme di energia, e in particolare alla possibilità di estrarre energia dal vuoto quantistico, ad esempio. Noi abbiamo assolutamente bisogno della scienza, sia come metodo critico di interpretare i fatti sia come metodo mirato alla costruzione di nuove tecnologie. Ma possiamo farlo con rispetto nei confronti del nostro pianeta e nei confronti dei nostri simili. Sono sicuro che il pianeta possa reagire solo positivamente ad una svolta epocale, che spero sia alle porte al più presto. Mi auguro che questa emergenza COVID-19 ci stia insegnando qualcosa, a livello di coscienza globale, e che gli scienziati – soprattutto quelli che hanno percepito l’esistenza di una magia nascosta in natura – abbiano il fegato di prendere il controllo delle istituzioni, non solo come “consulenti”, bensì come i saggi dotati sia di intelligenza che di etica, che devono governare sia le società che il pianeta, e in futuro anche altri pianeti, se ne saremo degni e capaci.
Considerando il Coronavirus quale evento contemporaneamente individuale e collettivo, quale possibile sintesi diagnostica e di intervento è possibile esprimere tenendo conto delle due modalità comunicative, segnica (cioè legata alle modalità in cui tale virus circola nell’organismo) e simbolica (cioè legata alle alterazioni del codice simbolico, espressione dell’inconscio individuale e collettivo)?
Il nostro pianeta, con questa pandemia, sembra averci dato una sonora lezione su come si deve vivere nell’Universo, un universo che pensa, a certi livelli del tutto impenetrabile scientificamente, ma che sembra dirci: «Imparate a guardare dentro voi stessi, lì troverete la risposta: a certi livelli tutto è intimamente legato nell’Universo. Non potete penetrare una certa barriera ma potete arrivarci con la vostra coscienza esattamente come fanno le particelle che comunicano tra loro – e solo tra loro – tramite l’entanglement. Solo allora saprete come guidare la vostra Scienza nella giusta direzione, e questo senza alcun bisogno di penetrare la barriera proibita. Se ne sarete degni tutti quei Mondi saranno vostri».
Penso spesso alla tragicità del momento attuale: rimanere soli isolati in casa, spesso lontani dai nostri cari, per non rischiare di morire, anche qui assolutamente soli e senza nessuno che possiamo salutare. Tutto ciò è terribile, ma a volte mi domando se proprio attraverso questa solitudine qualcosa possa scattare nella nostra mente che ci fa proiettare in una dimensione di unicità tra la nostra coscienza e l’Universo. Allora, all’improvviso scopriremmo che non siamo mai stati realmente soli. Forse la contingenza della pandemia vuole farci riflettere su questo concetto, anche se per arrivare a concepirlo è come passare attraverso un parto doloroso. Ma potrebbe coincidere con una rinascita se riuscissimo a vincere la paura e a superare la tristezza.
Il Corona virus è una pandemia che va ben oltre una crisi sanitaria per quanto critica ed estesa a livello globale. È un pandemia che affonda le sue radici nel “riduzionismo” tipico dei nostri sistemi economici, politici, educativi che ignora i limiti della reale capacità biologica del nostro pianeta sfruttandone in modo prodigo e capriccioso le risorse vitali, mentre utilizza insufficientemente le capacità umane. Cosa ne pensa?
Come sottolineavo nel rispondere alla prima domanda, abbiamo ora in mano una prova palese che la Natura risponde alle nostre sollecitazioni. La pandemia in corso non è altro che una reazione sotto forma di anticorpi, maturata nel corso del tempo, al nostro modo scriteriato di agire. Alla fine la goccia ha fatto traboccare il vaso, e non è detto che sia l’unica (auguriamoci di no…), e adesso l’unica cosa saggia che possiamo fare è quella di imparare dagli errori commessi. Come dicevo prima, alcuni presidenti di nazioni importanti sembrano ignorare il messaggio forte e chiaro che ci viene inviato dalla Natura: se non saranno fermati il rischio che il mondo scivoli su una china ben più brutta diventa altissimo.
Mi viene a volte da pensare che l’immobilità e la clausura forzata di queste settimane piuttosto dure, tristi, piene di angoscia per il futuro prossimo e lontano, ci dovrebbe spingere a guardare di più dentro noi stessi, per riscoprire qualcosa che abbiamo probabilmente dimenticato da millenni, o che forse non abbiamo mai conosciuto. Sapevamo solo affidarci a religioni totalizzanti per sentirci rassicurati, le quali poi sono diventate le nostre tiranne, come lo sono anche oggi (tutte le religioni, non solo una o due).
Mi domando come sarebbe stato il mondo se la cultura pagana (a cui mi sento molto legato) non fosse stata infettata e soppressa da queste religioni istituzionali. Mi riferisco al mondo pagano dove gli unici Dei – seppur spesso personalizzati antropomorficamente – erano la Natura e l’Universo [1]. Non ho alcun dubbio che se questo modo di relazionarci alla realtà non fosse stato tranciato di netto, come ad esempio fece la Chiesa con il mondo celto-germanico (a cui mi sento molto vicino) e con quello dei popoli nativi americani e australiani, la scala di valori pagani, molto spesso legata al mondo magico in sincronismo con l’osservazione attenta e meditante della Natura, avrebbe potuto evolversi verso la Scienza almeno 1000 anni prima di quanto avvenuto con Galileo. Il concetto di “magia” deve far davvero riflettere, soprattutto quando un popolo (sommariamente definito come “pagano”) stranamente e sorprendentemente riusciva a percepire l’esistenza di questa magia proprio osservando la Natura e vivendola intimamente, in perfetta armonia con essa.
Oggi noi sappiamo, soprattutto attraverso alcune interpretazioni della meccanica quantistica come ad esempio quella di David Bohm [4], che una magia esiste davvero in Natura e si esplica in maniera non-locale attraverso il fenomeno dell’entanglement. Abbiamo prova sperimentale che questo fenomeno esiste e sappiamo descriverlo con modelli matematici molto raffinati, ma non siamo in grado di usarlo per trasmettere informazione, dal momento che quando lo osserviamo ne annulliamo la manifestazione. Allora ci si chiede se per poter comunicare davvero con l’Universo in una maniera che vada oltre al metodo delle onde elettromagnetiche non sia necessario coinvolgere anche la nostra mente (o psiche, che dir si voglia). Credo che la più grande di queste domande sia questa: «La mente è in grado di interagire con la materia riuscendo da alterarla, così come è in grado di alterare anche lo spazio e il tempo in cui essa è immersa?». Bene, questo rappresenta l’assunto principale di quella che chiamiamo con il nome di “magia”. Con questo termine non si sconfina affatto se si prendono in esame anche i cosiddetti fenomeni “paranormali” e perfino strane luci che si vedono a volte nel cielo in maniera transiente. Uno scienziato inorridirebbe (e di primo acchito anche il sottoscritto, che crede fermamente nel metodo scientifico), eppure certe fenomenologie accadono; talora sono state dimostrate in laboratorio o tramite mirate meta-analisi, anche se non abbiamo ancora un modello fisico adatto a descriverle, e purtroppo il processo della misura di queste fenomenologie non è ripetibile nello stesso modo da più sperimentatori. Resta il fatto che certe anomalie esistono, e proprio noi scienziati abbiamo il dovere di tentare di spiegarle. Altrimenti, al posto nostro, lo farà qualche paragnosta, arbitrariamente, fino a proiettarci in un mondo infestato dai demoni. Ma noi scienziati abbiamo il dovere di controllare, di testare, e soprattutto il dovere morale di non nascondere la spazzatura sotto un tappeto. Non possiamo più permetterci di prendere in giro noi stessi. Dobbiamo perseguire la verità e non preoccuparci delle chiacchiere di corridoio. Una parte nascosta del mondo chiama, e noi dobbiamo rispondere. Una scienza interamente nuova, dove è possibile violare le leggi della gravità? Se certi fenomeni accadono, questo significa che interagiscono con la nostra normale realtà in maniera meccanica o elettromagnetica. Che dire se questi fenomeni vengono innescati da una mente che li guida? Se riuscissimo a dimostrare questo potremmo allora rispondere alla domanda: «Come si è creato l’Universo da una semplice fluttuazione del vuoto quantistico?».
E dunque si ripropone di nuovo la più eterna delle domande: «Mente e Materia sono legate o sono davvero separate come imponeva il pensiero di Cartesio della Res Cogitans e della Res Extensa?». Alcuni fatti transienti – anche se non ripetibili a volontà da più sperimentatori – accadono. Io ritengo che proprio queste “anomalie” abbiano lo scopo di stimolare la nostra mente inquisitiva, per indurci la malizia che, appunto, un fantasma si nasconde dentro la nostra realtà. Se questo fantasma esiste davvero (e il fenomeno dell’entanglement sembra darcene una prova) e se fossimo in grado di dimostrarlo estensivamente e con rigore, studiando in simultanea sia l’oggetto osservato che l’osservatore che lo osserva (ovvero, lo sperimentatore in azione in laboratorio), allora avremmo la prova che l’Universo e tutta la materia che lo costituisce non è quel meccano ad orologeria parzialmente folle che credevamo ma una vera entità vivente e cosciente fatta da infinite interconnessioni, che probabilmente usano come “ripetitore” il vuoto quantistico e le particelle virtuali che ne emergono in continuazione in una schiuma ribollente senza inizio e senza fine, e senza alcun bisogno di un “direttore” che faccia da creatore. Se l’Universo è vivo e cosciente, allora anche il nostro pianeta lo è. E se lo è in certi momenti è in grado di comunicare con noi, e infatti la pandemia COVID-19 sembra un messaggio indirizzato proprio a noi, o meglio un avvertimento: «Cambiate rotta, guardando di più in voi stessi e scoprendo che voi e me siamo la stessa cosa anche se in differente forma».
Dunque, ritornando alla magia delle società pagane pre-cristiane (e non so perché mi viene da pensare ai Druidi), mi domando (come anticipavo prima) come sarebbe diventata la loro società se le religioni istituzionali non ne avessero troncato lo sviluppo. Se potessi estrapolare nel futuro io vedrei una società altamente evoluta, sia scientificamente che tecnologicamente, magari con macchine volanti che fluttuano liberamente nell’aria manipolando lo spaziotempo come fosse olio. Magari questo succede davvero in pianeti diversi dal nostro [8, 9]… Ovviamente al punto in cui la nostra tecnologia è arrivata, questo non lo possiamo ancora realizzare. Però una cosa la possiamo fare: indirizzare la nostra tecnologia convenzionale verso strade completamente pulite (e ce ne sono di realizzabili), sfamando tutte le persone del mondo, fermando le guerre, trattando i cittadini come uguali (ma non omologati come nel comunismo sovietico) e non come sudditi. Solo allora, quando l’umanità sarà matura e degna, allora forse saremo capaci di fare il grande salto verso una nuova scienza, dove la mente domina e manipola la materia, l’energia, lo spazio e il tempo. Ma prima di arrivare a questo dobbiamo imparare a guardare dentro noi stessi, anche affrontando mostri se necessario: forse lì dentro – qui dentro – è come guardare dentro il buco della serratura di un impolverato armadietto relegato in un angolo remoto di una cantina.
E “nuova scienza”, o “nuova fisica” che dir si voglia, non significa rinstaurare la magia come sistema di pensiero unico; significa mettere in piedi una scienza (e con essa una tecnologia derivata) che non può non reggersi su una potente struttura matematica e sperimentale. Quella che ci può spingere verso altre stelle, un po' come uccelli che imparano a volare dopo aver finalmente lasciato il nido.
Albert Einstein raccontava che le nozioni di base che lo condussero alla formulazione della teoria della relatività erano emerse quando lui aveva immaginato di “viaggiare su un raggio di luce”. Qual è il ruolo dell’immaginazione nella creazione di nuovi scenari futuri?
Pochi anni fa pubblicavo un libro in lingua inglese dal titolo “The Hyperspace of Consciousness” [6]. In questo testo del tutto speculativo (a differenza di quasi tutti gli altri) io ipotizzo che esista una specie di “database” nell’Universo, che raccoglie tutte le esperienze, i pensieri e le emozioni degli esseri viventi. È una specie di libreria cosmica strutturata in base all’ipotesi che nulla di quanto pensiamo o esperiamo vada perduto. Se questa libreria esiste veramente allora l’Universo acquista un senso, perché tramite gli esseri che vivono al suo interno, l’Universo impara in continuazione, perfezionandosi raffinando la propria intelligenza e autocoscienza. Ho immaginato una specie di supercomputer, localizzato nel vuoto quantistico, che riceve in continuazione dati in input in maniera non-locale, e li ritrasmette alle altre menti nell’Universo, le quali a loro volta effettuano inconsciamente una specie di “download” e nel contempo un “upload” del loro materiale, seppure senza accorgersi del processo che avviene nella loro mente. Se alcune di queste menti riceventi non sono offuscate da cattivi pensieri inquinanti esse potrebbero percepire questo materiale sotto forma di intuizioni o di visioni. La mia ipotesi è che il “visionario” nella scienza è colui che ha la capacità di connettersi a questa libreria cosmica e di riuscire a farne un buon utilizzo, come ad esempio una scoperta scientifica epocale del tipo della teoria della relatività di Einstein. È un po’ come sapere di dover intraprendere un certo percorso e riuscire a intravedere a distanza la meta fin dall’inizio del percorso, come ad esempio un castello su una collina lontana. Credo che le grandi scoperte scientifiche possano nascere solamente da visioni di questo tipo.
Nella situazione in cui si trova l’umanità in questa precisa epoca storica qualcuno potrebbe avere visioni che abbiano lo scopo di risolvere i problemi più contingenti. Potrebbe trattarsi della scoperta di un vaccino di estrema efficacia o del modo di renderci immuni da molte malattie di origine virale o batterica. Potrebbe trattarsi di un modo indolore per curare il clima terrestre, abbassando la temperatura causata dall’effetto serra. Ma potrebbe anche trattarsi di visioni che ci facciano intravedere il modo di estrarre energia in grande quantità dal vuoto quantistico, in quantità tale da riuscire a sostituire sorgenti di energia come ad esempio il petrolio appunto con questa specifica energia, ben nota dal punto di vista teorico e in parte anche sperimentale (seppure in piccolissima quantità, tramite il cosiddetto “Effetto Casimir”) ma mai imbrigliata. Potrebbe trattarsi anche della capacità di utilizzare il vuoto quantistico per estrarre quella che viene chiamata “energia negativa” al fine di ottenere la distorsione spaziotemporale oppure la creazione di cunicoli spaziotemporali per riuscire a percorrere in tempi brevissimi grandissime distanze nell’universo. O potrebbe semplicemente trattarsi di visioni di gigantesche sculture che l’artista riprodurrebbe come forma d’arte qui sul nostro pianeta.
In sintesi, se ora il mondo ha bisogno di soluzioni, quelle soluzioni penso possano essere trovate prima sotto forma di immagini, e successivamente elaborate razionalmente. A volte arrivo a pensare che quelle che noi chiamiamo “immagini ipnagogiche” rappresentino in realtà l’accesso transiente a quella libreria cosmica. E forse quelle immagini non vanno neanche prese alla lettera: potrebbero infatti comportarsi come le icone in un computer, che una volta spacchettate o aperte potrebbero attivare processi cerebrali. Non posso nemmeno escludere che la teoria della biblioteca cosmica sia in realtà una meraviglia tecnologico-informatica creata da altre intelligenze nell’Universo, appunto allo scopo di informare l’Universo stesso e le forme di vita più o meno intelligenti che ci vivono. In tal senso potrei anche pensare che, pur non credendo in un Dio ieratico come quello delle grandi religioni monoteiste, nell’Universo possano esistere intelligenze così evolute da apparirci come Dei. Se io fossi un alieno evoluto ed etico sentirei certamente il bisogno di condividere le mie conoscenze con chi può assorbirle, al fine di migliorare le civiltà meno evolute, anche attraverso dei veri salti evolutivi. Salti nati da immagini che appaiono all’improvviso nella nostra mente, e che quasi tutti trascurano o scambiano per allucinazioni. Io penso davvero che i grandi scienziati, ma anche i grandi artisti, musicisti o letterati, siano quello che sono per essere riusciti a non essere ciechi e per essere riusciti a fare buon uso dell’informazione ricevuta agganciandola poi all’elaborazione razionale (nel caso degli scienziati e degli ingegneri). Non potrei a questo punto non pensare al cervello di Nikola Tesla, tanto per fare un esempio.
È fin troppo evidente che se all’opera di visualizzazione non segue quella di razionalizzazione (o elaborazione scientifica, quando si tratta di informazioni di questo tipo) allora essere un visionario cade semplicemente nel vuoto, a meno che non si tratti di un artista. Deve infatti seguire la fase della realizzazione concreta di un progetto (come ad esempio un nuovo sistema di propulsione spaziale), e per ottenere questo risultato è necessario possedere comunque emisferi sinistri del cervello particolarmente dotati. A volte questa diffusione dell’informazione – per via mentale, per così dire – sortisce dei risultati, e Einstein era uno che li aveva ottenuti, ovvero uno che non solo ha trovato il messaggio nella bottiglia ma che è anche riuscito a decodificarlo. Ma ovviamente queste sono solo speculazioni.
Se l’Universo funziona anche così, oltre che come meccanismo a orologeria della fisica, allora possiamo dire che l’Universo in cui viviamo ha anche una coscienza, esperita attraverso un meccanismo non-locale per la trasmissione dell’informazione da libreria mentale a mente singola, un po' come un supercomputer che comunica con tanti terminali ad esso collegati. Non posso ovviamente dimostrare che i fatti stiano effettivamente così, ma certamente sento molto profondamente che tutto questo è vero.
Al di là delle “divisioni” religiose e dei differenti “credo”, quale è l’importanza della dimensione spirituale e come renderla concreta nel nostro quotidiano?
Ho un qualche fondato sospetto che per “dimensione spirituale” non si intenda una dimensione trascendente e incorporea bensì una dimensione prettamente informativa, ovvero di “fisica dell’informazione”. In poche parole penso che lo spirito esista, tanto quanto l’anima, ma che non abbia nulla a che vedere con quello che le religioni ci hanno voluto inculcare. Mi piacerebbe interpretare lo spirito esattamente come il potenziale quantistico della meccanica quantistica secondo Bohm [4], il quale amava spesso fare delle metafore al fine di comunicare i suoi concetti, spesso molto complessi. Ad esempio lui raffigurava la fisica newtoniana (e anche relativistica) – quella basata sulla massa, sull’energia, sullo spazio e sul tempo – come il motore di una nave, in grado di spingere la nave nel suo percorso, mentre al contempo lui visualizzava il potenziale quantistico come il radar di quella nave, ovvero un mezzo di informazione per eccellenza. Il senso della sua metafora era questo: la nave può anche avere un motore molto potente, ma se non è dotata di un buon radar, essa non potrà mai raggiungere la meta prefissata. In buona sostanza si tratta di una vista in più che, rappresentando la vera intelligenza alla base dell’Universo, è in grado di guidare l’Universo stesso [3, 5, 10, 11]. Occorreva scoprire la natura delle particelle elementari e la fisica quantistica che le descrive per arrivare a pensare a quello che Bohm aveva pensato.
Ma esiste anche una dimensione etica, non solo scientifica, che sta alla base della parte spirituale dell’esistenza: quella che si basa su semplicissimi concetti come ad esempio l’altruismo, l’onestà, la sincerità. Tutte queste tre qualità hanno a che fare con il nostro rapportarci agli altri, intesi come parte di noi. Basta studiare le particelle elementari indotte in stato di entanglement per capire che esse non sono enti separati ma rappresentano un solo ente. Riflettere su queste scoperte della fisica forse può aiutarci a immedesimarci di più negli altri. Perché significa anche essere in armonia con l’Universo, vivendolo direttamente, ontologicamente, e non possedendolo o sfruttandolo come un oggetto. Penso che questa pandemia sia infatti una conseguenza del nostro essere stati incapaci (o esserci dimenticati) di danzare in sincrono con i ritmi cosmici. Essere etici significa anche essere felici, felici di donare: in quel momento l’Universo vive nutrendo sè stesso. In caso contrario ristagna o muore. E noi adesso ci troviamo davvero ad un punto di svolta cruciale ed epocale.
“Essere il cambiamento” da un lato è un concetto appassionante perché ricco di potenziale, ma dall’altro tocca paure profonde. Se la trasformazione della totalità richiede un cambiamento interiore su una scala che molti non hanno mai sperimentato, siamo davvero pronti per questo cambiamento? Quali sono le capacità e le conoscenze che, a livello individuale e collettivo, è necessario sviluppare o potenziare per contribuire ad una comprensione più autentica della vita e per scoprire chi siamo veramente e che cosa vogliamo diventare come società?
Temo che al livello attuale di maturità intellettuale, spirituale ed emozionale della popolazione mondiale, pochissimi riusciranno a cogliere questa triste contingenza come occasione per una reale trasformazione interiore. In giro non vedo la necessaria preparazione o predisposizione. Vedo persone che diventano nulla senza i loro oggetti di consumo nelle società capitaliste, così come vedo persone che continuando ad affidarsi ad uno “stato-mamma” non riescono a costruirsi un senso di responsabilità individuale. Vedo regnare sovrano l’egoismo, e soprattutto l’emergere dei lati più negativi delle persone, attivato da questa improvvisa incombenza. Probabilmente alcuni capiranno che se non si cambia radicalmente dentro non se ne esce, ma molti non ci riusciranno, alcuni impazziranno e scateneranno tensioni sociali, innescando atteggiamenti totalitari e reazionari nel potere costituito, che potrebbe cambiare in peggio un po' ovunque. In sintesi, nel breve termine non riesco a vedere scenari che siano veramente ottimistici. Ma posso anche credere che una sparuta minoranza riuscirà di fatto a raggiungere questa dolorosa trasformazione (un po' come un parto difficile), raggiungendo piena maturità. Queste saranno le persone che tenteranno di fare da “maestri” ai più deboli psicologicamente, ma su un piano globalmente sociale ci riusciranno solo in parte. Quanto più queste persone illuminate riusciranno a interagire e a stimolare la popolazione un po’ come un fiume in piena, tanto più si ridurrà lo stato d’arbitrio imposto da coloro che approfittando della situazione vorranno creare regimi con soppressione (totale o parziale) delle libertà individuali. Vedo anche il rischio dell’ascesa di sette millenaristiche a carattere religioso o new-age dove amplificando la preparazione di rivelazioni pre-confezionate, tenteranno di soggiogare intere popolazioni, e questa potrebbe essere a mio parere una (devastante) variante dei sistemi totalitari che ci potremmo aspettare.
Quindi mi aspetto spinte antitetiche nella nostra società, e non vedo una reale stabilizzazione sociopsicologica in tempi brevi, seppur con “isole di eccellenza” sparse in qua e là, probabilmente solo in alcune nazioni, come ad esempio la Svezia o il Canada.
Di una cosa sono quasi certo: il capitalismo selvaggio all’americana sparirà in tempi brevi, mentre varie forme di totalitarismo (di matrice fascista, comunista o pseudoreligiosa) si svilupperanno in alcune nazioni. Le persone che erano interiormente preparate fin da prima dell’inizio della pandemia riusciranno a cogliere l’occasione per raggiungere questa necessaria trasformazione dello spirito umano, il che solo in parte (probabilmente piccola) riuscirà ad influenzare l’andamento sociale. Una prospettiva positiva invece potrei anche intravederla: il nascere di un nuovo Rinascimento (soprattutto sul piano scientifico), sviluppatosi solo all’interno delle società più evolute e democratiche. Mi basta fare un parallelo con la peste bubbonica del medioevo e subito dopo l’improvviso sorgere del Rinascimento in tutti i settori del sapere umano. Per evitare che la società prenda derive pericolose a livello di governo credo sia fondamentale fin da subito crescere le nuove generazioni instillando in esse valori reali dell’esistenza, in particolare un buon uso dell’intelletto e del pensiero critico, la creatività, l’altruismo, la calma e l’autocontrollo. Probabilmente sarà molto più facile stimolare i bambini anzi che gli adulti, e me lo auguro di tutto cuore.
Il cambiamento in grado di fare la differenza avviene nella profondità del nostro cuore. Quanto c’è di vero in questo e come è possibile attivare questo processo?
Il grande problema delle nostre società (intendo quelle immediatamente pre-pandemia), soprattutto quelle occidentali, è stato di tenere rigorosamente separati l’uso dell’emisfero sinistro e dell’emisfero destro del cervello, come se esistesse una barriera che rende impossibile ogni intercomunicazione. O sei uno scienziato o sei un poeta: questa la vecchia logica. Quella logica che ci voleva letteralmente spezzati. Da una parte avevamo poeti e artisti che vivevano (e vivono ancora) in un mondo iperuranico, sognante, punk o roccheggiante, con scarse possibilità di interazione concreta con l’evoluzione sociale (eccetto che nelle società comuniste, dove l’arte era pilotata). Da una parte avevamo scienziati, ingegneri ed economisti quasi completamente asserviti al potere; scienziati che usavano le equazioni come un cruciverba o come un test QI e non realmente come un mezzo per raggiungere uno scopo che abbia un reale significato e una reale spinta innovativa che vada ben oltre il carrierismo sfrenato o il conformismo di comodo. Uno scienziato con un reale scopo che non sia solo quello di accumulare pubblicazioni per la carriera non si preoccupa di assecondare i colleghi, seppur accettando di buon grado il peer review (che è la regola prima in scienza), ma si preoccupa coraggiosamente di spingere verso scelte davvero innovative e perfino ad alto rischio: questi scienziati e gli ingegneri a loro associati vogliono trovare nuovi sistemi di propulsione spaziale e atmosferica, vogliono cercare le prove dell’esistenza di eventuali intelligenze extraterrestri [8, 9], vogliono cercare di imbrigliare l’energia del vuoto quantistico, vogliono sopprimere tutte le sorgenti inquinanti di energia, vogliono verificare se mente e materia sono realmente intimamente correlate, vogliono stabilire se la coscienza risiede davvero nel cervello o altrove. E vogliono raggiungere questi obiettivi (ho fatto solo alcuni esempi) certamente non sognando a-la-new-age (come i superficiali penserebbero), ma credendo fermamente nel rigore logico-matematico che la scienza richiede, nella ripetibilità degli esperimenti, nel lavoro di squadra duro, sincronizzato e indefesso, nella scelta delle persone sulla base di criteri realmente meritocratici e non politici o nepotistici. Vogliono tutto questo perché è il loro cuore, la loro coscienza che li spinge: il che costituisce una vista in più rispetto ai loro colleghi nichilisti. E questi scienziati, anche se per ora non hanno molto potere, esistono e ci sono stati anche in passato con tanto di premi Nobel, e potrei fare diversi esempi anche recenti, come ad esempio il biochimico Kary Mullis, il quale candidamente ammise di essere stato ispirato da un essere alieno nelle sue scoperte scientifiche. Questi scienziati hanno un cuore, hanno una coscienza, hanno un’etica incrollabile e sono spinti solamente dalla ricerca della verità, atteggiamento che li spinge ad osare, totalmente incuranti delle chiacchiere di corridoio dei colleghi. E a volte riescono a raggiungere gli obiettivi prefissati, ma solo se sono coraggiosi e incuranti delle critiche dei benpensanti dell’accademia. Queste sono le persone che hanno accesso alla “libreria cosmica” di cui parlavo in precedenza, e che sanno armonizzare il dono dell’intuizione e dell’essere visionari con il dono dell’intelletto più rigoroso.
Ho ovviamente parlato, qui, di esempi che si rifanno al mio specifico settore. Più generalmente e su scala globale potrei anche aggiungere che farsi guidare dal cuore (o dalla coscienza) come radar verso un obiettivo è fondamentale anche nella strutturazione delle società. Penso a Platone, ad esempio, e alla sua città ideale. E penso soprattutto che essere onesti, sinceri e trasparenti alla fine paga, in una società che sia realmente giusta ed equa: tanto rispettosa del talento dei singoli quanto attenta ai bisogni di una collettività che sia realmente responsabile e non parassita. Andare dove porta il cuore alla fine paga, ma per questo, al momento, occorre coraggio e anche molta sofferenza. Forse in futuro il processo sarà più naturale, e me lo auguro, e questo potrebbe essere parte di quella trasformazione dello spirito umano che tanto si auspica, anche se non credo che questo possa realizzarsi su scala globale in tempi brevi: l’importante è che i primi semi siano piantati. Dopotutto i tiranni, i parassiti sociali, gli sfruttatori, i mafiosi, gli schiavisti sono inesorabilmente destinati all’estinzione naturale. Il mondo appartiene ai bambini, perché solo loro sono il nostro futuro e sono quelli che raccoglieranno il frutto di quei semi, per piantarne poi di nuovi, in una nuova scala di valori che si auspica per il futuro nel medio-lungo termine, probabilmente.
Può descrivere “GAIA AS IS & TO BE” utilizzando parole ed immagini atte a simboleggiarla. In altri termini quali immagini potrebbero esprimere, secondo il suo personale punto di vista, il nostro Pianeta nel tempo attuale e nel tempo futuro che si auspica?
Preferisco non elencare le immagini che vedo nel presente e nel futuro a brevissimo termine dell’umanità.
Elenco invece qui le immagini che vedo come iconiche del futuro a medio-lungo termine dell’umanità:
1) enorme nave spaziale in rotta verso Alfa Centauri;
2) città fatte di cupole di cristallo immerse nel verde;
3) video-chat in olografia;
4) volto di creature aliene;
5) milioni di persone in raccoglimento sincrono in tutto il mondo per una meditazione globale;
6) sintetizzatori avveniristici capaci di creare suoni prima mai sentiti;
7) bambini del terzo mondo ben nutriti e felici in una terra resa fertile usando nuove tecnologie;
8) luoghi di culto istituzionale trasformati in musei d’arte;
9) persone vestite con abbigliamento sobrio e funzionale;
10) coppie che si amano guardando il cielo stellato.
Bibliografia di riferimento e link utili
- Demeter, S. (2020). La Strega – Una Storia Cosmica. Bologna: Le Due Torri Editore
- Teodorani, M.: Dr. Massimo Teodorani, sito web: https://massimoteodorani.com/
- Teodorani, M. (2006). Sincronicità – Il Legame tra Fisica e Psiche da Pauli e Jung a Chopra. Cesena: Macro Edizioni
- Teodorani, M. (2006). Bohm – La Fisica dell’Infinito. Cesena: Macro Edizioni
- Teodorani, M. (2007). Entanglement – L’Intreccio nel Mondo Quantistico: dalle Particelle alla Coscienza. Cesena: Macro Edizioni
- Teodorani, M. (2015). The Hyperspace of Consciousness. Australia: Buzzword Books
- Teodorani, M. (2014). “Instrumented Monitoring of Aerial Anomalies – A Scientific Approach to the Investigation on Anomalous Atmospheric Light Phenomena”. CAIPAN 2014 Workshop – CNES/GEIPAN. Research Gate – link
- Teodorani, M. (2014). “A Strategic Viewfinder for SETI Research”. Acta Astronautica, 105 (2): 512-516.
- Teodorani, M. (2014). “Search for high-proper motion objects with infrared excess”. Acta Astronautica, 105 (2): 547-552.
- Teodorani, M. (2016). “Fisica Quantistica e Coscienza”. Seminario-Presentazione. Research Gate - link
- Teodorani, M. & Calcagno, M. (2019). CoScienza – Dialogo Aperto tra Scienza e Spiritualità. Bologna: Le Due Torri Editore
- Teodorani, M. (2020). Raccontare l’Universo – Introduzione Divulgativa all’Astrofisica. Trento: Tangram Edizioni Scientifiche
*Dr.ssa Alessandra Bracci - Manager presso una multinazionale automotive e vincitrice di premi nazionali ed internazionali nel marketing. Capo Redattore della rivista MATERIA PRIMA - Rivista di Psicosomatica Ecobiopsicologica. Autrice di pubblicazioni in ambito scientifico.