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Thalassa - Saggio sulla teoria della genitalità

Thalassa
Saggio sulla teoria della genitalità
Sándor Ferenczi

a cura di Dr.ssa Giulia Volonterio

«Quei movimenti primordiali si significano»

Ricordiamo Sándor Ferenczi per essere uno dei primi psicoanalisti che ha messo in luce l’importanza del trauma infantile nella sofferenza dell’adulto.
Con Thalassa, Ferenczi incontra il lettore e lo coinvolge attivamente nella sua ricerca analogica tra bios e mondo. Con un salto dall’organico allo psichico e viceversa, egli illustra bene le differenze caratteriali, fisiche e psichiche tra il sesso maschile e il sesso femminile. L’autore prova così ad amplificare il fondamentale ed illuminante pensiero psicoanalitico sulla sessualità arrivando così a parlare di Bioanalisi.
Le osservazioni analitiche sui casi di impotenza maschile hanno dato inizio all’indagine ferencziana creando così la possibilità di un intreccio fra biologia e psicoanalisi che ha dato molti spunti per poter riscoprire, attraverso un nuovo sguardo, la complessità del fenomeno Vita.
Affascinante ed emblematico è il concetto che Ferenczi introduce di anfimissi degli erotismi, intendendo con esso la fusione dell’erotismo anale e uretrale in un’unità sintetica. «Ritengo che la sfera anale eserciti una decisiva influenza sugli organi che partecipano alla funzione uretrale, così come la sfera uretrale influenza gli organi al servizio della funzione anale; il retto insegna alla vescica una certa capacità di ritenzione e la vescica inculca nel retto una certa prodigalità; in termini scientifici, l’erotismo uretrale si tinge di analità e quello anale di uretralità, con anfimissi dei due erotismi» (pag. 26). Ecco che si può intravedere come, per Ferenczi, il funzionamento biologico degli erotismi è contenimento di senso e “accettabile” solo se esplorato sistematicamente nei suoi spostamenti. Tale mutamento viene identificato nel fenomeno bioanalitico del coito, dove l’eccitamento viene scaricato narcisisticamente all’esterno, incapace di prendersi cura dell’intero organismo perché l’organo sessuale tende proprio ad identificarsi con la totalità. Analogamente, l’organo sessuale è qui il rappresentante organico dell’Io e il suo funzionamento naturale è come il meccanismo psichico del narcisismo, atteggiamento proprio dell’infante.
Con l’atto sessuale, lo sperma-Io fuoriesce dal pene e penetra realmente nel simbolico corpo femminile, soddisfando la realizzazione di una quieta e perfetta unione tra soma e germe. Possiamo immaginarci così una regressione temporanea al corpo della madre che coinvolge l’organismo nel suo complesso in modo allucinatorio come accade nel sonno, e che, diversificandosi dal coito, riproduce nel contempo la totalità delle lotte per la vita. «La biologia dovrebbe contemporaneamente mettere in chiaro le cause onto e filogenetiche che spingono tanti esseri viventi a cercare il soddisfacimento supremo proprio nell’atto dell’accoppiamento che è in realtà espressione del desiderio di tornare nel seno materno» (pag. 37). Fantasticamente, tale regressione materna coinvolge anche la donna nel coito: gode dell’atto sessuale in modo masochistico e, attraverso l’identificazione con il potente uomo, si consola dall’illusoria primitiva perdita del pene. Ecco che la donna si rivive totalmente nel corpo della madre e si confonde, talvolta conflittualmente, con il pene e la sua simbolica energia.
I burrascosi processi sessuali sono analizzati profondamente da Ferenczi e dialogano con le connesse parti psichiche. Egli ipotizza vi sia una tendenza regressiva che possa coinvolgere insieme la vita psichica e organica. Avvicina il lettore a tale comprensione esplicando come, per mantenere un soddisfacente funzionamento organico, le quote eccitatorie debbano essere soddisfatte mediante una buona eiaculazione.
Alla base della concezione bioanalitica incontriamo desideri operanti a ristabilire degli stati di vita e di morte antecedente, come attraverso la scarica eiaculatoria si mima un verosimile ritorno di originaria quiete.
Quando però l'eccitazione è eccessivamente intensa, insopportabile per l’organismo, una plausibile difesa psichica è la rimozione. Tale principio inconscio ha motivi organici e Ferenczi lo fa coincidere con l’autotomia. «L’animale può staccare dal proprio corpo, cioè letteralmente “lasciar cadere” per mezzo di specifici movimenti muscolari, gli organi che sono sottoposti a un’irritazione troppo intensa o che lo fanno soffrire in qualche altro modo» (pag. 50). Il soma sembra essere concentrato di storiche pulsioni irrisolte che tendono a condensarsi nel germe. L’uomo, come l’animale, sopravvive alla vita manifestando forze adattive che si ripetono nell’alternanza piacere-dispiacere, sempre in tensione fra di loro.
Ecco che la vita viene intuita come in continua oscillazione tra pulsioni vitali e mortifere, mai in supremazia l’una con l’altra, permettendone l’infinita conservazione della specie.
Per amplificare questi concetti, Ferenczi ritiene essere significativo aprirsi ad un logico parallelismo tra ontogenesi e filogenesi, meglio argomentato nella seconda parte del volume, donando all’attento lettore una sensazione di speranza alla Vita. Dalle immagini evocate, possiamo cogliere tonalità cromatiche thalassiali ed intuire un punto d’incontro tra soma e psiche.
«Che cosa succederebbe, se tutta l’esistenza intrauterina dei mammiferi superiori non fosse altro che una ripetizione dell’antica forma di esistenza acquatica e se la nascita stessa rappresentasse semplicemente la ricapitolazione individuale della grande catastrofe che, con il prosciugarsi degli oceani, ha costretto numerose specie animali, e certamente i nostri antenati animali, ad adattarsi alla vita terrestre e, per prima cosa, a rinunciare alla respirazione tramite branchie per sviluppare organi idonei a respirare nell’aria?» (pag.76-77).
L’immagine del pesce che nuota nell’acqua esprime contemporaneamente l’atto sessuale e la situazione intrauterina. Ipotizza, quindi, che vi sia un inconscio sapere filogenetico relativo al fatto che l’essere umano discenda dai vertebrati acquatici. L’embrione, secondo Ferenczi, simboleggerebbe la ricapitolazione dei cambiamenti ambientali nel corso evolutivo della specie. Viene così da lui formulata la teoria del complemento perigenetico della legge biogenetica che esplicita coerentemente la coagulazione tra psicoanalisi e biologia.
Ferenczi interseca questi complessi stati di esistenza arcaici, come vissuti simbolici che si narrano sintonicamente in concetti bioanalitici. Le sue parole ci guidano, le sue riflessioni allenano la nostra mente a comprendere sottili connessioni di corpi vitali, orientando l’Anima verso il prossimo viaggio.

Sinossi
Il libro “Thalassa” è un’opera intuitiva; raffigura una reale “biologia del profondo” che trasferisce le conoscenze e i metodi della psicoanalisi nelle scienze naturali. Secondo la “teoria della genialità”, ogni organo possiede una propria individualità e in essi si riscontrano conflitti tra i bisogni dell’Io e i bisogni libidici. Qui la biologia e la psicoanalisi si intersecano, donando al lettore l’occasione di leggere il tutto come una narrazione evolutiva.

Sándor Ferenczi, Thalassa. Saggio sulla teoria della genitalità, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014

*Dott.ssa Giulia Volonterio - Psicologia e specializzanda psicoterapeuta ANEB