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Una terra senza nome

Una terra senza nome

di Virginia Cattaneo

>>> Leggi l’articolo completo qui pp. 8-10 <<<

La vita, l’essenza dell’esistenza, non è altro che una voce che ci chiama per nome. Senza nome non possiamo essere riconosciuti né tantomeno riconoscerci. Senza un nome non possiamo dire di esistere. Il nostro nome ci accompagna dal primo all’ultimo momento della nostra esistenza, intesa non semplicemente come vita biologica ma come forza attiva all’interno del mondo. L’identità umana non è altro che un nome, ripetuto fino alla nausea, in centinaia di lingue diverse, sempre con la stessa disperazione. È una necessità tutta umana, che l’animale non conosce e non si pone perché il suo nome lo porta già dentro di sé, in una codificazione genetica vecchia di millenni. A differenza dell’uomo, l’animale conosce il suo nome senza bisogno che qualcuno lo pronunci ad alta voce. Sa già di non poter essere altro che quel nome, quell’insieme di bisogni e istinti che lo contraddistingue. La sfida di ogni esistenza umana invece è proprio questa, darsi un nome, convivere con esso, capire che cosa realmente significhi. Storicamente parlando non è mai stata una sfida troppo complessa, almeno in apparenza. Il nostro nome, la nostra identità viene già tracciata dai nostri genitori, le nostre famiglie, le loro storie. È il primo segno indelebile che altre vite lasciano sulla nostra, la prima indicazione che noi non apparteniamo solamente a noi stessi, ma a una costruzione più ampia, a una comunità. Per la stragrande maggioranza della storia l’umanità ha portato i nomi dei suoi padri, che a loro volta portavano i nomi dei loro padri, in un gioco di echi che perdura fino ad oggi. La nostra esistenza era bene comune e condiviso, al servizio degli altri. Prima di identificare chi eravamo ai nostri occhi, il nome identificava chi eravamo agli occhi degli altri.
Ma quando un nome passa dall’essere una casa al diventare una prigione?

AUTRICE: Virginia Cattaneo – Studentessa/matricola presso Università Ca" Foscari Venezia facoltà di Filosofia e Scienze Umane

References
Bauman, Z., (2011). Modernità liquida. Bari: Laterza
Esposito, R., (2017). Perché questo non è più un mondo liquido. la Repubblica, 5 settembre 2017
Morin, E., (1973). Il paradigma perduto. Milano: Bompiani.

Immagine
Ditlev Blunck, Infancy. From the series: The Four Ages of Man, Copenaghen, Statens Museum for Kunst, 1840 – 1845